Il nucleare, perché dobbiamo e vogliamo ripensarci
Vademecum per una battaglia di verità e di ragione
di Giovanni Basini - 17 giugno 2005
L'8 Novembre 1987 si chiuse un'epoca del nostro paese, l'epoca nucleare. Dall'accensione del primo reattore al mondo, opera di un italiano, Enrico Fermi, fino allo spegnimento di Caorso l'Italia fu un paese all'avanguardia nella scienza dell'atomo, fu un paese che guardava al futuro. Quel giorno un referendum popolare, sull'onda dell'emozione di Chernobyl, provocò la più devastante scelta strategica per il nostro paese degli ultimi 20 anni.
In sé il referendum non fu contro il nucleare, si limitò ad abrogare:
* i contributi ai comuni che accettavano la costruzione delle centrali.
* la norma che consentiva al CIPE di decidere dove mettere le centrali in caso i comuni non lo facessero nei limiti previsti.
* la norma che consentiva la costruzione e gestione di centrali nucleari all'estero da parte dell'ENEL (recentemente ripristinata dalla Riforma Marzano).
Furono, colpevolmente, i governi successivi, Craxi, De Mita e Andreotti a provocare il disastro dell'abbandono del nucleare: quattro centrali, Caorso, Latina, Garigliano, Trino, furono chiuse, due nuove centrali in costruzione, Trino 2 e Montalto di Castro, furono abbandonate come relitti. Una intera industria venne spazzata via, e una intera generazione di tecnici e ingegneri venne distrutta.
Lo sperpero perpetrato ai danni dei cittadini fu di circa 120.000.000.000.000 di Lire, pari a 62 miliardi di Euro. E il paese ancora paga i danni:
* Oggi l'Italia è un paese in cui l'energia costa il 60% più che all'estero, e per l'80% proviene direttamente o indirettamente dall'importazione.
* Oggi l'Italia è un paese che produce CO2 oltre ogni ragionevole limite e che quindi contribuisce a preparare la sommersione delle sue città costiere entro 40 anni.
* Oggi l'Italia è un paese che consuma prevalentemente petrolio contribuendo così al suo esaurimento entro 30-40 anni.
* Oggi l'Italia è un paese in cui un semplice picco estivo di consumo significa, praticamente senza alternativa, un distacco programmato, un black out.
* Oggi l'Italia è un paese che ancora paga qualcosa come 30 miliardi di Euro, l'equivalente di una finanziaria, per completare l'insensata damnatio memoriae nei confronti del nucleare.
* Oggi l'Italia è un paese che ha speso circa 98.000.000.000.000 di Lire, 49.000.000.000 di Euro, per incentivare dal 1976 al 2002 le nuove fonti energetiche rinnovabili (solare-eolico-biomasse), che sono salite come quota di produzione nello stesso periodo dello 0,0 qualcosa, ossia praticamente di nulla, e che oggi valgono ancora solo uno 0,09.
Un paese di cui l'attuale politica energetica, follemente miope, comporterà in futuro la caduta e già ora prepara il declino.
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omissis
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Qui ci sono alcune tabelle, scrupolosamente composte, relative alla comparazione tra le varie fonti energetiche ed il nucleare, sia dal punto di vista della produzione che da quello dell'inquinamento.
Seguono alcune analisi che possono fornirvi gli strumenti indispensabili per una emancipazione consapevole dalla disinformazione regnante nel campo.
Produzione elettrica, tabella comparativa (fonti: cirn e ain)
I dati non sono solo chiari, sono proprio eloquenti. A differenza di quanto è stato ripetuto per anni il nucleare conviene ed è anzi, considerando che il prezzo del petrolio e quello del gas sono destinati a salire immancabilmente man mano che si avvicina l'esaurimento delle riserve, esso converrà sempre di più nei prossimi anni, avendo tra l'altro riserve, tra i vari tipi di combustibili utilizzabili, praticamente inesauribili: si parla di 20.000 anni.
Ciò che stupisce di più della tabella però non è il basso costo del nucleare, quanto l'altissimo, diremmo immane, costo del solare e dell'eolico, nonostante queste due fonti abbiano ricevuto, contrariamente al nucleare, solo di incentivi e al netto dei contributi alla ricerca erogati all'ENEA, una cifra notevolissima di aiuti nel corso di tutti i 25 anni passati. Una cifra che suona come 98.000.000.000.000 di Lire pari a circa 49.000.000.000 di Euro, equivalente a due finanziarie, o a 25 modernissime centrali nucleari.
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Altrettanto superfluo sarebbe un giudizio su coloro che ingannarono il popolo italiano, con dati finti e soldi veri, costringendolo a caricarsi di 30.000.000.000 di Euro, l'equivalente dell'abolizione totale dell'IRAP, di spese per l'effetto preteso di stop al nucleare che si volle dare al referendum dell'87.
Per non fermarci a piangere sul latte e sui quattrini versati passiamo ai dati sull'inquinamento.
Inquinamento, tabella comparativa (fonti: cirn e ain)
Anche qui la tabella parla abbastanza da sé. E considerate che nel compilarla si è sempre posta scrupolosa attenzione al conteggio di ogni dato considerato utile per un raffronto equilibrato e scientifico delle fonti.
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Non solo le emissioni di anidride carbonica, gas serra, ma anche quelle dei biossidi di Zolfo e Azoto, responsabili delle piogge acide, sono pari a 0, a differenza delle altre fonti fossili, ma perfino le emissioni radioattive sono 10 volte meno di quelle delle centrali a carbone (lo sapevate che nelle ceneri di un anno di produzione di una centrale a carbone c'è materiale per due bombe nucleari?) e 5 volte meno di quelle di una centrale a petrolio.
Vi è stato certamente detto e ripetuto incessantemente che le centrali nucleari producono scorie pericolosissime, ebbene le scorie pericolose per la salute sono in realtà un terzo del totale prodotto. Questo terzo però in confronto alle scorie altrettanto pericolose (cancerogene, tossiche, difficili da smaltire) di petrolio e carbone è pochissimo, addirittura dell'ordine delle migliaia contro le unità, mentre con il gas, da tutti ritenuto "pulito", la differenza è minima.
Inoltre, particolare non trascurabile, le centrali nucleari, necessitando di solo 3 metri cubi di combustibile all'anno, significano un solo camion all'anno sulle nostre strade per ogni centrale.
Le centrali a carbone invece, necessitando di 3 milioni di metri cubi di combustibile all'anno significano decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia di camion sulle nostre strade, ogni anno.
Quindi il nucleare significa meno inquinamento, meno code e meno traffico sulle nostre strade e ferrovie, in prospettiva quindi meno incidenti stradali e meno costi per la nazione sia umani che economici.
A questo punto direi di toccare alcuni argomenti abbastanza scottanti e normalmente ritenuti minati per i sostenitori del nucleare, per dimostrare che minati non sono affatto.
- Per quanto riguarda le nuove fonti rinnovabili si cita un documento ufficiale semisconosciuto redatto nel 1996 da una commissione, la commissione Europea di Romano Prodi:
Il documento TERES II del programma ALTENER della DGE della Commissione Europea stima come «contributo massimo ottenibile in Italia nelle condizioni più favorevoli (best practice policies) dalle nuove Fonti Energetiche Rinnovabili entro il 2020» i 20,5 Mtep, equivalenti al 5% del fabbisogno energetico minimo previsto (e questo ovviamente spendendo/investendo/buttando altri 50 miliardi di Euro per raggiungere le incredibili best practice policies).
Nella relazione del prof. Romano Prodi si legge «Perchè l'Unione Europea possa tener fede agli impegni di Kyoto in materia di emissione di gas ad Effetto Serra, è necessario un impegno massiccio; la questione della generazione per mezzo di centrali nucleari merita di essere esaminata attentamente»
Romano Prodi, ("Energia", XXI N3, Settembre 2000)
- per quanto riguarda Chernobyl e i suoi disastrosi effetti sulla popolazione, si cita un rapporto che spazza via tredici anni di disinformazione pseudoscientifica sulla pretesa devastante catastrofe di Chernobyl che avrebbe ucciso decine di migliaia di persone di cancro.
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Ebbene 5 anni fa, con 13 anni di ritardo, è uscito il rapporto tanto atteso, dell'ONU.
Rapporto: "Exposures and effects of the Chernobyl accident" (115 pages) of Volume II of the UNSCEAR 2000 Report.
Il rapporto dell'UNSCEAR, il comitato scientifico dell'ONU per lo studio degli effetti delle radiazioni atomiche, afferma testualmente: «Dal punto di vista della sanità un avvenire positivo attende la maggior parte degli abitanti della regione (di Chernobyl)». E stabilisce come effetti riconducibili al disastro nucleare: 31 morti immediati durante l'incendio, 200 colpiti da sindrome da radiazione acuta e 1800 casi di cancro alla tiroide in 10 anni, peraltro facilmente curabili. Niente di più.
- Circa la pretesa "pericolosità" del nucleare rispetto alle altre fonti alcuni dati a raffronto:
l'incidente di Chernobyl, accaduto in un reattore fatiscente di un tipo che nel mondo occidentale non si usava da 30 anni, è stato il più grave "disastro"* provocato dal nucleare in 50 anni, e ha fatto meno di cinquecento morti, gli altri incidenti si contano sulle dita di una mano così come le loro vittime.
In solo dieci 10 anni invece petrolio, carbone, gas e idroelettrico** hanno provocato secondo un recente studio dell'Istituto svizzero "Paul Sherrer" 18.000 morti per incidenti*** nello sfruttamento e nella gestione delle varie fonti energetiche.
tra le quali un terzo legato alla fonte petrolio, i rimanenti due terzi alla fonte energetica idraulica, al carbone e al gas.
Forse aveva ragione il Prof Edoardo Amaldi, illustre esponente della fisica italiana e collaboratore di Fermi quando diceva: «In Italia si diffida dei competenti, giudicati ingiustamente uomini di parte e quindi non obiettivi. Ci si fida invece di chi non ha competenza specifica, cioè degli incompetenti e ignoranti in materia, anzi, tanto più difficile è il problema da risolvere, tanto più incompetenti devono essere le persone da intervistare e fare pontificare su materie sulle quali parlano comprendono assai poco».
Giovanni Basini
* La radioattività nella zona interdetta di Chernobyl, racchiusa in un raggio di 30 km dal sito del disastro, è oggi, in media, di circa 500 (mrem/anno). Per rendersi conto della reale entità di tale valore, basta fare un confronto con il valore medio della radioattività naturale di fondo in Italia, che è di circa 100 mrem/anno, con variazioni dai 40 mrem/anno di Aosta e 160 mrem/anno di Viterbo, con una "punta anomala" di 700 mrem/anno (quasi una volta e mezza di quella della zona interdetta di Chernobyl) in Piazza San Pietro a Roma, lastricata con selciato di cubetti di porfido (i famosi "sampietrini"), roccia vulcanica che contiene "torio", un elemento naturale radioattivo. I valori riscontrati in Piazza San Pietro non costituiscono un rischio per la salute, anzi come rilevato da recenti e poco noti studi, rappresentano il valore ottimale del fondo naturale, nel cui intorno si verifica la più bassa incidenza (minore persino di quella riscontrata con valori di fondo più bassi) di neoplasie per cause statistiche.
** Il Vajont fece tremila morti, e in Italia non in Ucraina, ciononostante, giustamente, l'idroelettrico non è stato oggetto di grandi crociate referendarie.
*** Tra i disastri con maggiore numero di vittime ricordiamo quello avvenuto nel 1984 a seguito della esplosione di serbatoi di gas liquido a Ixhuatepec, vicino a Città del Messico, dove morirono 550 persone, 7.000 rimasero ferite, 300.000 furono evacuate. A Chernobyl, che viene considerato il più grave "disastro" energetico nella storia, gli evacuati furono 135.000, meno della metà del quasi ignoto incidente messicano. Eppure nessuno ha messo fuorilegge il Gas, che anzi è considerato pulito e sicuro.