La lettera è:
di
Mattia Pascal.
Il destinatario è
Pomino.
La donna oggetto del contendere è
Romilda e sua madre è la principale tormentatrice di Mattia (la famiglia di lei).
L'archivio è quello della biblioteca in cui lavora negli ultimi anni di vita, senza più identità alcuna, avendo perso anche quella di Adriano Meis.
Dormo nello stesso letto in cui morì la povera mamma mia, e passo gran parte del giorno qua, in biblioteca, in compagnia di don Eligio, che è ancora ben lontano dal dare assetto e ordine ai vecchi libri polverosi.
Ho messo circa sei mesi a scrivere questa mia strana storia, ajutato da lui. Di quanto è scritto qui egli serberà il segreto, come se l'avesse saputo sotto il sigillo della confessione.
Al tempo della lettera Pomino è marito di Romilda, presunta vedova di Mattia Pascal, assieme hanno avuto una bambina. Negli anni della gioventù i due erano amici e Mattia voleva che questa andasse con Pomino, ma si ritrovò a sposarla egli stesso.
Mia moglie è moglie di Pomino, e io non saprei proprio dire ch'io mi sia.
Difficilissimo per chiunque non abbia letto l'opera di Pirandello...
Nel cimitero di Miragno, su la fossa di quel povero ignoto che s'uccise alla Stìa, c'è ancora la lapide dettata da Lodoletta:
COLPITO DA AVVERSI FATI
MATTIA PASCAL
BIBLIOTECARIO
CUOR GENEROSO ANIMA APERTA
QUI VOLONTARIO
RIPOSA
LA PIETA' DEI CONCITTADINI
QUESTA LAPIDE POSE
Io vi ho portato la corona di fiori promessa e ogni tanto mi reco a vedermi morto e sepolto là. Qualche curioso mi segue da lontano; poi, al ritorno, s'accompagna con me, sorride, e - considerando la mia condizione - mi domanda:
- Ma voi, insomma, si può sapere chi siete?
Mi stringo nelle spalle, socchiudo gli occhi e gli rispondo:
- Eh, caro mio... Io sono il fu Mattia Pascal
Applaudite pure...
H.S... Modificato da ISKRA! 30/06/2006 1.30