lampedusa mon amour

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..bullo..
00martedì 11 ottobre 2005 10:07
Lampedusa mon amour
ALESSANDRO ROBECCHI
Lettura entusiasmante: le dichiarazioni degli esponenti della destra sul Cpt di Lampedusa, che finalmente si sa cos'è (si sapeva pure prima, ma adesso, dopo il servizio di Gatti e dell'Espresso, si sa meglio). Istruttivo. Sembra di vedere History Channel quando vanno in onda le testimonianze dei contadini polacchi che vivevano accanto a Treblinka. Non è vero, non ci credo, non può essere, ma se hanno persino i cessi! L'area governativa dà il meglio di sé: «Una strumentalizzazione della sinistra», «Uno spot elettorale». «Ipocrisia e falsità». Il ministro La Loggia tiene a precisare che lui è andato a fare un'ispezione e ha trovato il lager in condizioni «sufficientemente adeguate». Il leghista Pirovano dice che il lager è «esemplare». Alemanno è sicuro che tutto si chiuderà «senza alcun addebito alle forze dell'ordine». Tanto per cambiare. La prima reazione alle reazioni, dunque, è una specie di brivido e vertigine nel vedere come si possa senza fatica giustificare di tutto e di più, accettare sotto le proprie bandiere, e anzi addirittura rivendicare, il più schifoso e sistematico disprezzo dei diritti umani più elementari.

La cronista de Il Giornale, in un suo resoconto-capolavoro, contesta il racconto del giornalista dell'Espresso e lamenta che le «frustate con i guanti di pelle» dei caramba ai migranti, dopo poche righe diventano soltanto «frustate». Come dire: coi guanti di pelle si può, che male c'è, che sarà mai. Davvero molto istruttivo.
La sensazione è di un fastidioso e allarmante prurito: ecco di colpo un sacco di politici che per un voto in più, un seggio in più sarebbero disposti a sostenere che Anna Frank si è suicidata. Quello che si dice sul lager di Lampedusa (e sugli altri lager), comunque, non è niente in confronto a quello che non si dice. Dopo dieci giorni passati a discutere se i vescovi possano dire la loro sulle cose italiane, se possano intervenire nel dibattito politico, se la loro voce sia importante o importuna, quello che mancava ieri era proprio la loro voce (invano ho cercato un trafiletto su Avvenire).

Troppo impegnati a scomunicare questo e quello, a dire chi votare e chi no, a prendere a pugni la pillola abortiva o a contare i soldi risparmiati sull'Ici, si sono forse dimenticati di lanciare il severo monito o l'accorato appello. Tra i «non detti», però, ce n'è uno che brilla come se fosse fosforescente, grande come una casa. Tanto attenta alla sicurezza, alla repressione, alla difesa dell'Italia «dal terrorismo», alla guardia dei sacri confini, la destra italiana sorvola su un dettaglio che non è proprio secondario. Il cronista Fabrizio Gatti si infiltra in un centro di permanenza temporanea. Dice di essere curdo, ma lo Stato ha già in mano le sue impronte digitali, e in quel caso era rumeno. Insomma, si era già infiltrato e per quello (per aver fatto bene il giornalista) è già stato condannato da un tribunale. Bene: di fronte a due impronte digitali identiche, di un finto-curdo e di un finto-rumeno che entrano illegalmente in Italia, il fantastico apparato di sicurezza italiano se ne fotte alla grandissima, alza le spalle, dice «ma che minchia e minchia» e lascia correre. Se il ministro Pisanu non vuole dimettersi per le frustate sulle orecchie ai migranti (ma con i guanti di pelle, mi raccomando), dovrebbe invece pensarci per l'efficienza della sicurezza che tanto va sbandierando in giro.

Il rischio è che - pur frustato sulle orecchie, che sarà mai - da Lampedusa potrebbe passare Osama Bin Laden e probabilmente non ne avremmo notizia. A parte, s'intende, il brigadiere di turno che dice «ma che minchia di barba c'ha quello», o l'appuntato che gli fa vedere il filmino porno sul telefonino, o il milite che fa il saluto romano. Ecco, visto che le critiche «da sinistra» - la vecchia solfa dei diritti umani, che barba! - lasciano il tempo che trovano e anzi sono «strumentalizzazioni», si potrebbe passare a una critica più tecnica ed efficientista. Dov'è la famosa sicurezza? In mano ai teppistelli in divisa descritti nel reportage dell'Espresso? Si vede che comportarsi come kapò nei confronti di naufraghi senza ciabatte è più facile che confrontare le impronte digitali.

Che dite, può bastare per le dimissioni? E per una figuraccia planetaria, invece, potrebbe bastare?

(alessandro robecchi)
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