Anche in Palestina non è che sian tutti contenti...
M.O., rabbia dei militanti di Fatah
occupato parlamento palestinese
A due giorni dalla vittoria di Hamas alle elezioni legislative
cresce il risentimento per crollo elettorale e perdita del potere
Domani il cancelliere tedesco Merkel in Israele e nei Territori
"Il nostro unico interlocutore è il presidente Mahmoud Abbas"
RAMALLAH - Nei territori palestinesi esplode la rabbia dei militanti di Al Fatah. A due giorni dall'annuncio della vittoria di Hamas alle elezioni legislative cresce la rabbia per il crollo elettorale e la perdita del potere. Le proteste stanno assumendo il carattere di piccola rivolta contro l'intera leadership dell'Autorità nazionale palestinese e non risparmiano lo stesso presidente Abu Mazen, accusato di non aver rinnovato gli organi decisionali del partito e quindi di aver contribuito alla sconfitta di mercoledì scorso.
Un commando di esponenti armati di una delle tante milizie che dipendono da Al Fatah ha fatto irruzione nel palazzo che a Ramallah ospita il consiglio legislativo palestinese in cui gli integralisti hanno conquistato 76 seggi su 132. I militanti sono rimasti circa venti minuti, chiedendo le dimissioni dei vertici del partito che non sembra più in grado, malgrado le rassicurazioni, di garantire il suo controllo delle forze di sicurezza.
"Nessuna partnership con Hamas", era lo slogan scandito dai circa 400 manifestanti armati, fra cui alcune decine di militanti delle Brigate di al Aqsa, che hanno attraversato a volto coperto le strade di Ramallah sparando in aria. Manifestazioni anche a Betlemme e a Nablus.
A Gaza una quarantina di elementi della polizia palestinese hanno manifestato di fronte agli uffici locali del Parlamento per protestare contro il passaggio, dato per imminente, del comando delle forze di sicurezza palestinesi ad Hamas che presto controllerà il ministero degli Interni da cui molte milizie dipendono. Il capo dell'ufficio politico del Movimento di resistenza islamico, Khaled Meshaal, in una conferenza stampa a Damasco aveva detto: "Vogliamo formare un esercito come in tutti i Paesi, un esercito per difendere il nostro popolo contro l'aggressione".
Il capo della polizia palestinese Alaa Hossni è stato costretto a intervenire per calmare gli agenti chiedendo loro di sciogliere la manifestazione. "Vi assicuro che Hamas non ci sottrarrà il ministero degli Interni e non controllerà la polizia palestinese o le forze di sicurezza palestinesi", ha promesso. E il ministro palestinese dell'Informazione Nabil Shaat ha assicurato che le forze di sicurezza rimarranno sotto il controllo del presidente Mahmoud Abbas, anche dopo la formazione del nuovo governo. Ieri nella striscia di Gaza otto persone erano rimaste ferite negli scontri scoppiati fra esponenti di Hamas e di al Fatah.
E c'è una dura presa di posizione da parte di Hamas dopo l'ultimatum dei Paesi donatori, che hanno minacciato la revisione degli aiuti all'Autorità nazionale palestinese se il movimento islamico non rinuncerà alla violenza: "Questi aiuti - ha denunciato il capolista islamico Ismail Haniyeh, indicato come possibile prossimo premier - non possono essere una spada sulla testa del popolo palestinese e non sarannno un elemento per ricattare il nostro popolo, per ricattare Hamas e la resistenza".
A minacciare una revisione degli aiuti all'Anp è stata ieri l'amministrazione di Washington, che nel 2005 ha elargito fondi per 380 milioni di dollari e per il 2006 ne aveva messi in bilancio 244. L'Unione europea, che è il donatore più generoso con quasi 600 milioni di euro, al momento non ha minacciato direttamente il taglio degli aiuti.
Domani la cancelliera tedesca Angela Merkel sarà in Israele e nei Territori per la sua prima missione in Medio Oriente dall'arrivo al governo in novembre e per la prima missione di un leader straniero dopo le elezioni palestinesi di mercoledì, segnate dal trionfo di Hamas. Escluso qualsiasi incontro con i leader del movimento di resistenza islamico.
"Il nostro unico interlocutore è il presidente Mahmoud Abbas", ha ribadito il portavoce del governo, Ulrich Wilhelm, alla vigilia della partenza della Merkel. Lo stesso portavoce, all'indomani della diffusione dei risultati ufficiali del voto palestinese, aveva elencato le quattro condizioni di Berlino al dialogo con Hamas: riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele, rinuncia alla violenza, disarmo e rispetto degli impegni internazionali nell'ambito del processo di pace.
(28 gennaio 2006)