mmm...
...ogni corrente filosofica può evolversi in un senso ma anche in quello opposto.
Ovviamente c'erano tra i pensatori francesi molti aristocratici e conservatori, ma ciò non cambia l'immensa portata che il pensiero dei libertini ha avuto nell'influenzare anche il corso stesso della storia (della filosofia ma non solo).
Il libertinismo è legato a posizioni scettiche che sono estremamente sovversive, anche se il pensatore stesso è - nella sua persona - un conservatore per proprio tornaconto.
Pensa a La Mettrie (autore che mi pare di aver avuto anche come firma qui sul paura anni fa).
Olivier Bloch dice a questo proposito :::::
Nella esposizione di Marx, come in quelle precedenti, si vede il materialismo illuministico come la conseguenza di filosofie anteriori: da un lato (in primo luogo) quella di Descartes, dall'altro quella di Locke. Il meccanicismo di Descartes e il sensualismo di Locke sarebbero le componenti di quel materialismo. Tutto ciò non è falso, ma si dimentica qualcosa che non poteva essere manifesto a quell'epoca, cioè la terza componente del materialismo illuministico: il libertinage, che in italiano si dice libertinismo.
L'antico libertinage è, in un certo senso, una corrente non filosofica, ma molto importante nella storia della filosofia: una corrente letteraria, erudita, di critica della religione, delle metafisiche, dei valori, che usa essenzialmente strumenti di scrittura, di lettura, che si nutre quindi di erudizione e di storia. Questa corrente ha come caratteristica, in particolare, un individualismo, un élitismo legati alla teoria - molto diffusa e che è in particolare di Machiavelli - secondo cui tutte le religioni sono delle imposture politiche necessarie all'ordine sociale, di cui il libertino si deve liberare.
Il libertino deve liberarsi dei pregiudizi, ma deve soprattutto evitare di manifestarlo ed evitare di illuminare le masse, di illuminare il popolo su quelle verità che sono riservate a lui soltanto. La componente libertina ha un ruolo molto importante - specialmente agli inizi del pensiero materialista del XVIII secolo - nella letteratura filosofica clandestina che si sviluppa soprattutto nella circolazione manoscritta.
Possiamo prendere in considerazione due punti ben noti della storia del materialismo: l'uno all'inizio, ed è il caso del curato Meslier; l'altro alla fine, ed è il caso di La Mettrie.
La Mettrie è considerato spesso come il primo gran materialista del XVIII secolo: le sue opere si collocano pochi anni prima della metà del secolo, il 1745 per il Traité de l'âme, il 1747 per L'homme machine, il 1751 (data della sua morte) per il Discours préliminaire, che serve da esordio, da introduzione all'edizione delle sue opere. La Mettrie si situa quindi intorno alla metà del secolo, ma La Mettrie è essenzialmente un conservatore.
All'altro polo abbiamo il caso di Meslier, che è un autore alla congiunzione del XVII e del XVIII secolo, che appartiene di fatto alla letteratura clandestina - non ha pubblicato in vita nessuno dei suoi scritti -, ha condotto un'esistenza da curato di campagna, del tutto senza storia e alla sua morte ha lasciato un Mémoire sur les pensées et les sentiments de Jean Meslier, destinato ad essere diffuso tra i suoi parrocchiani e più largamente in mezzo a quello che lui chiamava il popolo. Il fatto interessante è che Meslier è un personaggio abbastanza eccezionale - La Mettrie pure a suo modo - e il loro ruolo smentisce in un certo senso le immagini che ce ne siamo fatte.
Ci si potrebbe aspettare che il più rivoluzionario sia il più tardivo, che sia La Mettrie, e che il meno rivoluzionario sia il più vecchio, sia Meslier. E' vero proprio il contrario. Meslier, benché appartenga in larga misura alla corrente clandestina del libertinismo, è un autore al tempo stesso materialista e rivoluzionario. Egli fa professione di materialismo anche senza usare questo termine. Nella sua opera porta otto prove della vanità e della falsità delle religioni, di cui le ultime due sono delle argomentate negazioni dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima.
Tratto dall'intervista "Il materialismo illuministico e la Rivoluzione Francese" - Napoli, Vivarium, mercoledì 17 febbraio 1993.
eppure puoi ben vedere anche su marxist.org che questi pensatori hanno un forte influsso su quello che succederà poi.
Scrive Arrigo Cervetto in "Metodo e partito scienza" :
Perciò, scrivono Marx ed Engels, occorre attaccare la metafisica speculativa:
"Quest'ultima soccomberà definitivamente dinanzi al materialismo rappresentato teoricamente da Feuerbach e praticamente dal socialismo e comunismo francesi ed inglesi".
Secondo Marx ed Engels il materialismo francese ha due tendenze: una derivata da Cartesio e l'altra da John Locke.
Alla prima è collegabile Julien de Lammetrie (1709-1751) con la sua opera "L'uomo macchina" del 1748 e Paul Heinrich d'Holbach (1723-1789) con "Sistema della natura" del 1770.
John Locke, invece, continua il materialismo inglese di Francis Bacon e di Thomas Hobbes e trova rispondenza in Etienne de Condillac (1715-1780) e in Claude-Adrien Helvetius (1715-1771) nel "Dello spirito" del 1758 e "Dell'uomo" del 1773.
La nuova generazione nasce nei primi decenni del secolo, quando da tempo sono andati i grandi predecessori e mentre Parigi e Londra continuano ad affrontarsi per succedere a Madrid. Arriverà a maturità intellettuale non prima della metà del secolo, comunque una generazione prima di quella giacobina o girondina.
La evoluzione, come si vede, abbraccia l'intero Settecento.
Due orientamenti si incrociano nell'arco del tempo ma danno luogo a due diversi sbocchi: il primo nella scienza naturale francese e il secondo direttamente nel socialismo.
la fonte è
qui
Ora , è ovvio che io vado a parare su un campo che è se vogliamo secondario.
Il sesso libero e orgiastico come manifestazione di un comportamento che si oppone, se vogliamo in modo fanciullesco e ludico, ai dettami di uno Stato-Chiesa e di un pensiero-dogma che invadono la laicità del vivere e del morire.
Siamo agli estremi, forse, tu dirai, non ne abbiamo bisogno. Ma siccome io sono per natura una che ama le esagerazioni non mi dispiace pensare che il disfarsi di un'ingerenza teoconservatrice avvenga anche attraverso il disfarsi di un'idea di moralità consolidata che è ormai diventata moralismo.
L'eticità è un altra cosa.
L'essere etico significa parlare di diritti.
E non partire dai divieti.