Yahoo e la Cina

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Sabin@
00giovedì 8 settembre 2005 10:15

07.09.2005
Cina, l'accusa di Reporter Senza Frontiere: «Yahoo, informatore della polizia»
di red

Shi Tao, 37 anni, fino a qualche tempo fa era uno dei redattori del «Contemporary Business News», giornale finanziario della provincia di Hunan, Cina meridionale. Il 24 novembre del 2004 alcuni poliziotti del National Sicurity Boureau entrano nella sua casa e, dopo aver sequestrato computer e documenti vari, lo portano via in manette. L’accusa: aver diffuso via internet documenti «Jue Mi», ossia top secret. Cinque mesi dopo l’arresto, il 30 aprile del 2005 un tribunale riconosce che Shi Tao è colpevole e lo condanna a dieci anni di carcere. Il “reato” commesso dal Shi Tao è aver spedito a colleghi e amici una mail in cui semplicemente raccontava che le autorità cinesi avevano vietato a tutti i giornalisti di commemorare in qualsiasi forma il 15esimo anniversario del massacro di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989.

In Cina attualmente sono almeno 25 i giornalisti e oltre 60 i “cyberdissidenti” che si trovano in carcere per motivi simili. In Cina infatti il web è diventato il più potente strumento di espressione dell'opinione pubblica dato che tutti gli altri mezzi d'informazione sono strettamente controllati dal governo cinese. Ma la storia di Shi Tao è ancora più grave perché mette sotto accusa non solo il governo cinese ma anche un “gigante del web”, una multinazionale dell'informatica come Yahoo.

Secondo una denuncia di Reporter Senza Frontiere, infatti, Shi Tao non sarebbe mai finito dietro le sbarre se la filiale di Hong Kong del popolare motore di ricerca a stelle e strisce non avesse fornito alle autorità cinesi l’account di posta elettronica del giornalista e informazioni dettagliate che lo collegavano alla mail incriminata. Violando ovviamente ogni forma di tutela della privacy dei propri utenti. «Sapevamo già che Yahoo collaborava in maniera entusiasta con il regime cinese– accusano da Reporter senza Frontiere – ma adesso scopriamo che sono dei veri e propri informatori della polizia. Yahoo ha contribuito a far condannare un valido giornalista che ha pagato duramente per cercare di diffondere all'estero alcune notizie. Un conto è chiudere un occhio di fronte agli abusi del governo cinese, un altro conto è collaborare». Da parte della compagnia web nessuna risposta precisa alle accuse. Un portavoce ha però fatto sapere che il motore di ricerca sta «effettuando delle verifiche» sulla vicenda.

Yahoo non è comunque l’unica compagnia informatica ad essere stata messa sotto accusa Cina per essersi piegata alle operazioni di censura volute da Pechino. Nel giugno scorso, ad esempio, Microsoft ha oscurato i contenuti di diversi blog cinesi. Obiettivo? Secondo dagli attivisti dei diritti umani e della libertà di informazione, penetrare nel promettente mercato asiatico. Internet in Cina ha infatti già quasi cento milioni di utenti ed è destinata a crescere. Non per nulla nell'ultimo anno decine di new company a stelle e strisce hanno aperto filiali sul territorio cinese. Ma, come si chiedono da Rsf, questo le giustifica a «non essere etiche»?.

(L'Unità)


Ma perché, quando mai le industrie statunitensi si sono poste il problema della correttezza?
Qualunque cosa riempia le tasche degli azionisti è etica. Stop.

Avete qualche indirizzo e mail con Yahoo?
Perché non lo disattivate?
Sabin@
00lunedì 26 settembre 2005 19:59

Cina, accentuati i controlli sui media con le nuove regole web
lunedì settembre 26, 2005 11.28 166
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SHANGHAI/PECHINO (Reuters) - La nuova normativa cinese relativa alla pubblicazioni di notizie su Internet ha stretto praticamente il cappio intorno al collo dei blog indipendenti, e punta a limitare l'utilizzo di un mezzo, il web, che è una fonte crescente d'informazione per gli ormai oltre 100 milioni di utenti della Cina.

Gli analisti dicono che le regole stabilite dal ministero dell'IT ieri non cambiano molto per chi già è autorizzato a pubblicare notizie - ed è già dunque sotto il controllo statale - ma estenderanno invece la presa sui blog e sui siti web di informazione.

"Per i media attuali, non si tratta di niente di più che di una riaffermazione delle regole", dice David Wolf, numero uno del Wolf Group Asia, un'agenzia di consulenza nel settore media e tecnologia con sede a Pechino. "(La nuova normativa) punta ai blogger, ad altre persone e ai giornalisti specializzati che non lavorano per un organismo autorizzato".

Le nuove regole si applicano ai siti che pubblicano informazioni inventate o pornografia e proibisce contenuti che "danneggino la sicurezza nazionale, rivelino segreti di Stato, sovvertano il potere politico (e) minino l'unità nazionale".

La normativa proibisce anche "l'istigazione di raduni illegali, la formazione di associazioni, di marce, di dimostrazioni, o il disturbo dell'ordine sociale", prendendo spunto dalle proteste anti-giapponesi che nell'aprile scorso hanno attraversato la Cina che si sono diffuse anche grazie ad appelli pubblicati su gruppi di discussione Internet e in chat room.

Le autorità cinesi bloccano regolarmente l'accesso ai siti Internet per temi sensibili come Taiwan e le manifestazioni pro-democratiche del 1989 in piazza Tienanmen a Pechino, represse dall'esercito con un vasto spargimento di sangue.

I fornitori di notizie e altri servizi online, dai locali Sina e Sohu.com a imprese straniere come Yahoo, praticano forme di auto-censura bloccando siti e proibendo messaggi sugli argomenti sensibili.

Ma le nuove regole faranno calare il sipario su una più ampia varietà di temi, dicono gli analisti. "Molto più rilevanti sono le notizie sulle questioni attuali, sul sociale e sulla politica", dice Xiao Qiang, direttore del China Internet Project all'Università di California a Berkeley.

Le nuove regole estendono anche i controlli sulla rete, costringendo i blogger e i partecipanti alle chat a usare i loro veri nomi e restringendo solo agli studenti i gruppi di discussione online delle università.

"L'online è una nuova forma di media. E' cresciuto rapidamente negli ultimi 5-10 anni, considerato che stampa e radio-tv sono più facili da regolare", dice Vivek Couto, di Media Partners Asia.

La Cina ha lanciato un'altra campagna verso i media stranieri, che si stavano avvantaggiando delle regole meno restrittive per mettere in piedi canali tv e case di produzione.

Col nuovo giro di vite, le autorità cinesi del settore radio-tv hanno vietato l'ingresso di nuovi canali a capitale straniero nel mercato e limitato la presenza dei media stranieri a una joint venture per ogni società nel settore della produzione di programmi tv.

Secondo gli analisti, nei prossimi mesi nuove regole più restrittive saranno applicate anche agli sms e al settore della telefonia cellulare.

Ma nonostante l'impegno, per alcuni la regolazione dei contenuti Internet potrebbe risultare impossibile.

"Questo genere di regole possono intimidire e portare al controllo di alcuni siti, ma è solo essenzialmente contro il modo in cui le informazioni viaggiano via web", dice Xiao. "Sul lungo termine, stanno combattendo una battaglia persa".

(Reuters Italia)



Ecco da chi dovrebbe prendere esempio Uol, cazzo!
Nome, cognome, codice fiscale ma soprattutto la faccia.
[SM=x584460]
ISKRA!
00martedì 27 settembre 2005 15:03
Re:

Scritto da: Sabin@ 08/09/2005 10.15p.

Avete qualche indirizzo e mail con Yahoo?
Perché non lo disattivate?



Perchè l'ho messo su Yahoo per evitare Bill Gates... [SM=x584426] [SM=x584431]
eptadone
00mercoledì 28 settembre 2005 04:36
Yahoo
Yahoo Italia fa un buon servizio.
Mailbox grande e capiente , funzionale, efficiente.

Bisogna indurre le telecomunicazioni a mantenere la privacy degli utenti, ma il problema non è qui, è che in Asia le regole vanno a farsi fottere...

Mah, piuttosto lavorare con Amnesty, perchè boicottare yahoo Italia senza motivare precisamente sarebbe perfettamente inutile. Di utenti ne hanno a bizzeffe.....
[SM=x584434]
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