Re:
Scritto da: saturday night 01/10/2004 6.41
Non ci posso credere un topic sul grande Pratt e nessuno interviene, per ora dico solo che non ti disperare Rasputin71 hai in me un fratello ( se 71 e' l'anno di nascita, uno zio ) .
appena mi saro' adeguatamente savegliato posto di nuovo, a dopo
Viva Hugo Pratt
Sul grande, grandissimo Pratt s'interviene, eccome, anche perchè Genova, che mi unisce a Saturday (o almeno penso , vista la firma) vanta un primato non da poco nella vicenda di Corto Maltese, visto che "La ballata del mare salato" di cui parla Rasputin proprio qui fu pubblicato per la prima volta, nell'ambito della rivista "Sergente Kirk" della casa editrice Ivaldi.
Splendida, senza ombra di dubbio, rifuggo però da classifiche di merito, trovando lo standard di produzione di Pratt di livello e omogeneità inusuali.
Anzi, ho recentemente trovato mezz'ora per rileggere dopo molto tempo "Corte Sconta detta Arcana", di cui stavo discutendo proprio in questi giorni con altri amici.
Senza perdere tempo ad evidenziare l'assoluta freschezza del racconto a tanti anni dalla sua prima pubblicazione (quest'anno ne ricorre il trentesimo anniversario), devo dire che si tratta a tutti gli effetti di un grande esercizio di letteratura fantastica, arricchita dalle tavole straordinarie di Pratt, e non un fumetto soltanto, per quanto raffinato.
Dall'esordio del racconto in uno dei tre luoghi liberi e misteriosi di Venezia ( a proposito, giova ricordare che “Corte Sconta detta Arcana” è il nome fantastico dato da Hugo Pratt alla Corte Botera, che si trova nei pressi del Campo di SS. Giovanni e Paolo a Venezia. Il participio passato “sconto” deriva dal dialetto veneziano e significa nascosto, celato), Corto si ritrova ad Hong Kong ad inseguire le tracce di un treno che trasporta il tesoro della corona russa, con eserciti di ventura che si scontrano lungo il percorso del suo viaggio.
Fra questi, campeggia quello del Barone von Stenberg, che si crede la reincarnazione di Gengis Khan; personaggio realmente esistito, a cui Pratt, sicut solitum, rattribuisce una colorazione romantica ed esistenziale, a dispetto della figura reale del personaggio, il Barone opero' effettivamente in quelle zone e in quegli anni, con lo scopo antico di ristabilire il dominio mongolo dal'Oceano al Mediterraneo, ma mal riusci' nella sua impresa dovendo affrontare una realta' molto diversa da quella dell'Orda d'oro: con l'Armata Rossa alle porte della Siberia, le societa' segrete cinesi e i Signori della Guerra lottano per il predominio del territorio in un continuo e sottile gioco di allanze e tradimenti.
Credo che la forza della storia e del personaggio sia straordinaria soprattutto in virtù di una apparente gigantesca contraddizione: la potenza della costruzione fantastica, spesso onirica (a iniziare dal passaggio irreale dal colloquio con la veggente nella casa veneziana al risveglio nella casa di Hong Kong, mediata dalla continuità del libro intitolato "Utopia", non senza dimenticare gli spostamenti nel tempo e nello spazio di Rasputin), è associata ad una precisione del dettaglio storico quasi maniacale, a sua volta di nuovo in contrasto con il tratto essenziale del disegno tipico del suo autore.
Grande, senza riserve.