Ragione e fede, un anno del pastore tedesco

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stella rossa
00venerdì 3 novembre 2006 10:31

Filippo Gentiloni
A più di un anno dalla nomina e alla fine di una serie importanti di esternazioni, siamo oggi in grado di leggere con una certa precisione la posizione di papa Benedetto XVI sulle principali questioni che riguardano la chiesa cattolica e il suo rapporto con il mondo contemporaneo. Forse sarebbe più esatto parlare piuttosto di Vaticano che di chiesa: il cattolicesimo è più che mai variegato e articolato, come anche il recente convegno della chiesa italiana ha confermato. Neppure un pontificato autorevole e accentratore riesce a unificarlo completamente. Le indicazioni del papa sono, comunque, di estrema importanza; vale la pena di provare ad analizzarle.
Fra gli interventi più recenti e autorevoli di Benedetto XVI non basta rifarsi al più citato e contestato, quello di Regensburg sull'islam: molto significativi sono anche gli altri, soprattutto la lunga e solenne «lezione» al convegno della chiesa italiana a Verona. Un intervento estremamente rivelatore del pensiero ratzingeriano, della sua «teologia», anche se non è facile distinguerla dalla dottrina cattolica comune e anche dal pensiero di Giovanni Paolo II, continuamente ricordato ed esaltato.
Come punto di partenza del pensiero di Benedetto XVI si può prendere il suo giudizio sul mondo contemporaneo. Un giudizio decisamente negativo. Non tanto e non soprattutto per i motivi sociali, che certamente non mancherebbero: guerre, povertà, fame, malattie, migrazioni. Il papa accusa soprattutto il relativismo che considera come il male più diffuso e più pericoloso. Un male che distrugge la verità e che si infiltra nel pensiero religioso, anche cattolico. Se si indebolisce la verità, ne risente tutto l'edificio sociale e politico. Se non si ricerca più una verità assoluta, valida per tutti e sempre, sono inutili gli sforzi per il bene, il dialogo fra le religioni, il rapporto fra laici e cattolici.
Il giudizio negativo è più netto di quello che generalmente accompagna le prese di posizioni delle religioni. Ben lontano, comunque, da quello con cui papa Giovanni XXIII aveva accompagnato l'apertura del concilio Vaticano II.
Al suo pessimismo di fondo, papa Ratzinger accompagna una proposta piuttosto precisa. Il relativismo si combatte esaltando e rivalutando la ragione: in positivo, il papa fa del rapporto fra fede e ragione il centro del suo pensiero. Non basta dire che la fede è ragionevole: niente credo quia absurdum, come pure avevano sostenuto teologi antichi e pensatori moderni di stampo antiintellettualistico, esistenzialista e simili. Non soltanto, dunque, la fede è ragionevole, ma la ragione, se correttamente intesa, conduce alla fede. Un assunto, anche questo, non nuovo nella tradizione cristiana, ma piuttosto accantonato nel pensiero moderno anche cristiano (soprattutto protestante).
Per Ratzinger è un passaggio essenziale.
Questa riabilitazione della ragione gli permette conseguenze di grande rilievo. Prima di tutto gli permette un discorso universale, come universale è - dovrebbe essere - la ragione. Gli permette di superare quel frazionamento delle religioni e delle posizioni che conduce al gran male del relativismo. Gli permette, ancora, di unificare le religioni in un quadro che Roma sorregge e sostiene, dato che è - sarebbe - proprio Roma a difendere e proporre a tutto il mondo la verità della ragione.
La ragione è - sarebbe - quella piazza nella quale tutti si possono incontrare e confrontare e che proprio Roma organizza e governa. Senza la quale è il caos, con quelle spaventose conseguenze che sono sotto i nostri occhi.
Fin qui Ratzinger. Un quadro pretenzioso che merita, almeno, qualche osservazione e che suscita qualche interrogativo.
Il primo interrogativo è sull'uso della ragione al singolare. Ormai, dopo Kant e tutto il pensiero moderno, si è venuto imponendo sempre di più l'uso della ragione al plurale. Perfino la matematica ha abbandonato la ragione al singolare, quella unica, inamovibile, universale, assoluta. Conoscere - dicono autorevolmente Nietzsche, Wittgenstein e buona parte dei pensatori moderni - è interpretare. L'interpretazione si è insinuata anche in quel rapporto della ragione con la fede che, secondo il papa, dovrebbe dare alla fede sicurezza e universalità. Quale ragione? L'uso della ragione al singolare allontana inevitabilmente il pensiero di Ratzinger dalla cultura contemporanea.
Un'altra osservazione non può non riguardare l'ecumenismo. E' stato soprattutto il protestantesimo, nelle sue varie forme, ad allontanare la fede dalla ragione, la teologia dalla filosofia, specialmente da quella Scolastica che l'aveva accompagnata per secoli, ma che la lettura diretta della Bibbia metteva in crisi. Lo ha confermato lo stesso Benedetto XVI nel suo discorso di Regensburg. Dopo aver esaltato il collegamento fra la fede e il «logos» greco, il papa imputa proprio alla Riforma del secolo XVI la colpa di una prima ondata di disastrosa «de-ellenizzazione».
Una ferita che non sarà facile sanare nel dialogo ecumenico di oggi.

(il manifesto, 02/11/2006)
zobmie
00venerdì 3 novembre 2006 15:58
Fede è ragione? [SM=x584445]

Il Dio solo i tre persone uguali e distinte,la consustanziazione, la discesa del Figlio sulla terra e la sua crocifissione, le continue variazioni della dottrina (una delle ultime è l'abolizione del limbo dove invece insegnano/insegnavano che Gesù scese dopo la sua morte), eccetera, eccetera
sono fede
non vedo cosa c'azzecchino con la ragione. [SM=x584438]
stella rossa
00venerdì 3 novembre 2006 16:08
Re:

Scritto da: zobmie 03/11/2006 15.58
Fede è ragione? [SM=x584445]

Il Dio solo i tre persone uguali e distinte,la consustanziazione, la discesa del Figlio sulla terra e la sua crocifissione, le continue variazioni della dottrina (una delle ultime è l'abolizione del limbo dove invece insegnano/insegnavano che Gesù scese dopo la sua morte), eccetera, eccetera
sono fede
non vedo cosa c'azzecchino con la ragione. [SM=x584438]



incredibilmente c'entrano.
il dio assoluto, l'Uno, è Conoscenza e Verità (via, veritas, vita).
le conoscenze che non si riferiscono a dio (l'assoluto) sono false conoscenze che trasmettono false verità (relativismo).
il relativismo è la "morte di dio", ogni valore, ogni verità, ogni conoscenza, ogni scienza, perde la propria legittimità, poichè perde l'assioma fondante (assoluto e universale).
in realtà ratzinger ha dichiarato guerra al modernismo compiuto (postmodernismo) e sta avanzando pretese neo-medievali.
amen

[SM=x584456]

Imprimaturix
00venerdì 1 dicembre 2006 14:34
con capisco stella come si puo arrivare a storcere discorsi lettere omelie ed eciclica in modo tale da arrivare alle tue conclusioni
Non mi sembra che Ratzinegr abbia mai detto che le consocienze che non si riferiscono a Dio siano false verità .

Quando ratzinger parlava di relativismo lo faceva sia in chiave teologica che in chiave etica.

vi sono valori per i quali le persone sono morte : libertà vita pace
che dovrebbero essere cardini non suscettibili di relativismo.

Eppure quando in Italia si tocca la resistenza , il partigianato e la lotta di liberazione , la maggioranza di coloro che oggi gridano allo scandalo sono i primi a condannareil revisionismo
che non è altro che una forma di relativismo

Quindi ratzinger ha ammonito i cattolici a non seguire i falsi valori pena la perdita della strada tracciata da cristo .
Non ci vedo una chiamata alle armi per perseguire il fondamentalismo ma un appello alla coerenza .
Un cristiano non puo credere alla dittatura del proletariato , non po credere ad una scienza che usa l'uomo come cavia , non puo credere che il Natale stia tutto in una scatola di pandoro con spumante a 3.99 € , non puo credere che la vita sia un contenitore da riempire con cose cose cose.
RIcorda però che l'allora card Ratzinger fece questo appello ai cattolici non agli atei ...
stella rossa
00venerdì 1 dicembre 2006 17:21
stiamo parlando di due cose diverse.
io sto parlando della fondazione del pensiero contemporaneo.
tu della necessità di avere dei valori assoluti come riferimento.
invitandoti a riflettere sul fatto che pace, libertà e vita non sono affatto valori ab-soluti, ma hanno significato solo inseriti in un particolare contesto storico-politico-culturale (la pax mafiosa o americana è desiderabile? la libertà è il diritto di fare tutto ciò che si vuole? ), ti chiedo di rinviare questa interessante discussione al più presto possibile, perchè ora vado di furia. a presto [SM=x584483]
Imprimaturix
00martedì 5 dicembre 2006 14:28
Re:

Scritto da: stella rossa 01/12/2006 17.21
stiamo parlando di due cose diverse.
io sto parlando della fondazione del pensiero contemporaneo.
tu della necessità di avere dei valori assoluti come riferimento.
invitandoti a riflettere sul fatto che pace, libertà e vita non sono affatto valori ab-soluti, ma hanno significato solo inseriti in un particolare contesto storico-politico-culturale (la pax mafiosa o americana è desiderabile? la libertà è il diritto di fare tutto ciò che si vuole? ), ti chiedo di rinviare questa interessante discussione al più presto possibile, perchè ora vado di furia. a presto [SM=x584483]



infatti il pontefice , ha parlato di questi valori assoluti nel conteso cristiano
quindi Pace libertà e vita come valori propositivi e positivi verso l'umanità
e partendo da quest ottica non c'e' spazio per valori relativi a ad interssi particolari a egoismi o individualismi ma a valori condivisi che partono dall'io ma proiettati al noi.

Ratzinger non ha assolutamente chiuso alla ricerca alla scienza ma ha invitato a far si che il sapere sia al servizio dell'umanità e non viceversa l'uomo alla mercè della scienza o di filosofie.

[SM=x584498] So che puo essere un utopia ma libertà giustizia pace amore devono prima nascere dentro di noi e non pretendere che ci vengano imposti da modelli filosofici (come il comunismo per cio che riguarda la giustizia sociale o il fascismo per cio che riguarda un preciso ordine sociale))
il rischio è proprio quello di delegare altri a pensare per noi , a gestire le ns vite .

La Medusa
00lunedì 8 gennaio 2007 15:10
Re:

Scritto da: Imprimaturix 01/12/2006 14.34
non po credere ad una scienza che usa l'uomo come cavia...


...ma a una scienza che usa gli animali, sì.
Per la Chiesa gli animali non hanno anima.

Se non é questo relativismo culturale, non so cosa lo sia.
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