Versolibero
00martedì 22 maggio 2012 18:33
non è poesia, ma...
Più della morte mi addolora
il pianto di una madre o di sorella,
di padre, amica o d'insegnante
privo di qualsiasi spiegazione
per il vuoto lasciato a sedici anni.
Lo so, non riuscirò a dormire
se dentro mi risuona forte un grido
a spegnere l'assurda convinzione
che tutto poi finisca con la morte:
lo dicono da sempre i miscredenti,
allora che la fede ormai vacilla.
Non voglio dormire e sono qui ad inventarmi
angeli pietosi e sorridenti
per il trionfo di un'anima che possa vivere per sempre
fuori da un corpo stritolato a sedic'anni.
Devo trovare un modo per non pensare ai mostri,
nessun uomo può fare tanto male,
nessuna bestia è mai così feroce
Ditemi se per un mostro possa esserci perdono
una sola ragione per chi si macchia d'assassinio
per chi prevede l'ora della strage
con meticolosa meccanica e puntualità
mentre vile sveltamente s'allontana
nella complicità del buio e aspetta l'ora
col diavolo in corpo che certamente ride
perché il male è potente come sempre lo è l'orrore,
incurante di una madre che non avrà più pace,
solo ricordi dolci di una figlia
e doglie di bomba che scoppia nel suo ventre
Versolibero
00martedì 22 maggio 2012 18:42
Non guardo quasi mai la televisione ma ogni tanto faccio un'eccezione: ho guardato in parte le ultime puntate di Quello che (non) ho con Fazio e Saviano, poi le ultime due puntate di Amici.
Al termine della finalissima di Amici, con ancora addosso i brividi per le voci, le interpretazioni, i meriti artistici, la vitalità e la determinazione di quei giovani a intraprendere la via del futuro
con le loro doti, con i loro sogni, ho ascoltato il tg: nel silenzio notturno un contrasto fortissimo: vita e morte, sogni e ali bruciate.
Il dopo-tv è assolutamente personale: c'è chi spegne la tv e si addormenta, c'è chi veglia, c'è chi non riesce a esprimere una parola (quante volte mi è successo) e chi invece, come sotto
una spinta, scrive: non importa come, ma il non farlo sarebbe come una specie di tradimento, di indifferenza, come dire: tanto non è successo a me.
In realtà i miei pensieri sono andati oltre: ho perfino pensato: che fortuna che non ho una figlia, così nessuno me la può ammazzare.
Ma la poesia non è un romanzo, e ho trascurato questo dato personale.
Insomma una poesia a caldo, nessuna velleità artistica, ma intanto ho fermato un momento sul quale voglio luce, non blackout.
Le parole meditate e più giuste forse verranno in seguito, quando saranno metabolizzate cento stragi in una poesia sintetica che le rappresenti tutte.
Versolibero
00sabato 29 dicembre 2012 04:47
Riscritta
Più della morte m'addolora il pianto
di madre di sorella o d'insegnante,
d'un padre che non trova spiegazione
al vuoto che si lascia a sedici anni.
Lo so, non riuscirò a dormire
se dentro mi risuona forte un grido
a spegnere l'assurda convinzione
che tutto si cancelli con la morte.
E' notte e anche la luna sembra spenta
nell'ombra della fede che vacilla,
ma adesso ho solo voglia d'inventarmi
degli angeli pietosi e sorridenti
che scaccino quei mostri dalla mente
Ditemi se può esserci perdono
per chi pregusta l'ora della strage
e fa saltare in aria un'innocente
poi svelto ancora al buio s'allontana
col diavolo che in corpo se la ride
perché il ghigno del male è più potente,
incurante del cuore di una madre
che nei suoi giorni non avrà più pace,
solo ricordi dolci di una figlia
e doglie lancinanti di una bomba
che eternamente scoppia nel suo ventre
Rosanna