MARCO MASINI SEI GRANDE

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00venerdì 11 luglio 2003 13:47
Genio di Note e Parole
[composta per Masini Marco] - Secci C.-


Una mano ci saluta
e l’usual brivido
di ghiaccio
pervade a noi
la schiena
un’altra volta ancora.

Quel vispo sorriso
di chi non vuol più accorgersi,
e svegliarsi
per scoprire ancora
l’orrendo rotante albergo
ad ospitarci.

Questo popolo
in degrado
dirige un gioco
avverso e severo,
regole di ruolo
suscitate in corruzione,
ipocrisia e falsi sorrisi,
strette di mano
amalgamate in banconote,
tremende fami di Me-ismi
e a dir tutto di noi
non più un cuore,
ma un estratto conto.

Si tocca il cielo con un dito
e si assapora il fango di chi
decide quando per noi
del buono è il Momento
e quando comincia del Suo il marcio;
chi decide cosa sei
per chi consuma o compra
il tuo pensiero;
cosa donar di te alla gente.

Carta firmata
vorrebbe stabilire
cosa interpretar potrà
o di meno
per noi cuore tuo
cosa si cela
nel retroscena
di un pronunciar
Masini Marco,
l’etichetta di un volto
di guerriero
e quale merce di scambio
portar nel tuo fagotto.

Artista è ciò che il cuore
in spontaneità esprime.

Tu sei questo
speciale esser sempre e solo di te
in naturalezza,
e ciò
beniamino a noi
di condivise sensazioni
ed uniche gioie e dolori,
da ogni iter e schema
ti ha trscinato via,
sino in valle,
nel riflettere e meditare
ma nella fierezza di non aver venduto
il tuo esser libero e sincero.

Dell’artista
la vetta e la sua valle,
d’uno stato d’animo
ad essere il seguir suo,
a rimanere esclusivo
e percorrere il suo corso in naturalezza,
privo d’obbligo alcuno.

Artista fa per se,
ubbidisce alle necessità del suo battito,
se poi speciale
è il cuore
si consuma fra il pubblico
del riconoscersi in questa
emozione,
donata alla gente
unica
preziosa
e sincera.

Firme o contratti
giammai
potran circoscriver
sentimenti?

Fermerà un papiro
e un timbro il grido tuo?

Nulla,
sposterà la pedina dell’artista
nella sua scacchiera,
se non il discernimento
proprio,
che azzecca
e inciampa
solo e soltanto secondo
il proprio Lui.

Il bello sta in vetta e in valle,
nel monte dei traguardi
a noi visibili
o annebbiati.

La paura della vetta,
il rotolare giù,
con l’ugual baleno
della scalata
ultimata appena.

Questa la valle
della tua sensibilità
ove scorgi cose minuziose,
che ieri,
di troppe luci l’abbaglio sui tuoi occhi,
non potevi scrutare.

Ora,
ciò che vedi cogli
coi pupilli tuoi rinati,
e conserva in parsimonia
ogni frutto del viver
sempre a valle
fra anime che non giungeran
forse mai alla vetta loro.

Di queste infimi
immensi tesori sussistiam
noi pure,
cresciuti di te e con te,
rinati dal genio delle tue note e parole,
che di puntuale specchiosità
donavi giusti cromi nell’osservar questo presente.

La tua storia è anche la nostra,
la tua gioia è stata in questi battiti
ed i tuoi dolori,
o di qualcuno che ha
ispirato la tua penna,
sono state le crepe pur del nostro animo.

Fedelmente
ricostruivi sensazioni
di imperfezione prive
e noi a nutrirci
di queste
vie d’uscita;
e ancora appesi li
restano,
i nostri spazi interiori.

Piccoli di popolo
ma Grandi in vigore,
Poveri in malizia
ma Ricchi di speranze
seguiam di te
ancora una rima.

Ribattezzati siam
nel nuovo,
in questa casa
è luce di vita,
è la famiglia
delle speranze nuove
ad emerger nel tuo domani.

Pargoli di un padre d’arte
ma ti fai più
di un fratello
in questa pagnotta
che assieme assaporiamo.

Succubi e parassiti
di un vico cieco e tetro,
giammai vorrem
dar bianca bandiera
alle iene di una palla
rotante ormai fuori dal suo asse,
e qui appariamo
a farci e farti forza
ma d’abbraccio,
cuccioli
nel tuo petto accoccoliamo le ansie nostre.





Genio di note e parole
- Secci C.-

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