Lettera inedita

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Sabin@
00martedì 27 giugno 2006 20:29
Mia cara,
mi sono finalmente deciso a scriverti perché la misura ormai è colma, la goccia s'è ormai fatta torrente travolgendo il vaso e il fondo si è aperto a voragine dopo esser stato ripetutamente toccato.
Mi risulta impossibile condividere il tuo atteggiamento, carissima, ho detto condividere non capire. Perché purtroppo lo capisco benissimo. Il fortunato matrimonio, il ritorno ai vecchi fasti, gli impegni di moglie e il protocollo reale devono aver affievolito la luce della considerazione che nutrivi per i vecchi amici. Amici di altra epoca, periodi meno felici ma non meno intensi. Amici fidati che ti hanno ammirata e rispettata e con cui hai diviso l’onere della vita semplice, della fatica quotidiana, dei piccoli grandi problemi di tutti i giorni. Un passato facile da dimenticare visto dall’alto delle tue profumate stanze, niente a che fare con le anguste pareti che abbiamo condiviso. Ci siamo arrangiati come gente umile ma orgogliosa, io ho sudato sette camicie, io e i miei fratelli, camicie che non ti vergognavi di lavare e stirare, non ti umiliava, anzi, lo facevi col sorriso che abbiamo amato dal primo momento, senza riserve, quando ti abbiamo accolta nel tuo momento di gravissima difficoltà.
E sempre ti siamo stati vicini, sempre ti abbiamo sostenuta e riempita d’affetto, anche nella miserrima ora, l’ora luttuosa del tuo coma.
Per lunghi giorni abbiamo vissuto in apprensione, per mesi e mesi ti abbiamo vegliata, tenendo viva la speranza di riveder la luce nei tuoi occhi e le rose delle tue guance, parlavamo al tuo plumbeo sonno, sempre uniti seppur sgomenti, lottando con te perché Morfeo tiranno liberasse la tua antica bellezza.
La tua rara, incantevole, non umana bellezza, che è stata la fonte unica di tutti i tuoi guai, perché, si sa, l’occhio del puro si nutre d’amore ma quello del laido si pasce d’invidia.
E quando il giorno della gioia, il tanto atteso giorno di festa è finalmente arrivato, abbiamo gioito accanto a te, abbiamo esultato come bambini quando sei tornata alla vita, entusiasti anche dell’amore che era entrato nella tua vita.
Ma ora, vecchia amica dalla memoria corta, che fine hai fatto? Perché non ti fai viva? Non ci degni di un semplice invito a cena? Non si tratterebbe certo di cucinare minestra di rape come ai vecchi tempi, hai certo chi serve in tavola te e tutti i tuoi ospiti. E allora? E’ quindi vero che il lusso non frequenta la povertà? Che il nobile imbarazzo non si addice alla tua posizione sociale?

Dammi un piccolo segno che mi faccia riconoscere quella che eri, o trafiggi il mio cuore e con me anche quello dei miei fratelli.

Tuo devoto,
D.


Questo è facile.
Chi scrive a chi?
Sabin@
00martedì 27 giugno 2006 20:40
Posso aggiungere solo 3 P.S. se non lo indovinate (impossibile!!!) ho perso.
ISKRA!
00mercoledì 28 giugno 2006 02:16
è Dotto che scrive a Biancaneve...

[SM=x584435]
eptadone
00mercoledì 28 giugno 2006 05:27
Senz'ombra di dubbio,
non vedo alternative!!!

NB: la lettera è conservata nel Guit Archive
in via di Eva e Adamo 11
a Troia (FG)



Sabin@
00mercoledì 28 giugno 2006 10:27
Re:

Scritto da: ISKRA! 28/06/2006 2.16
è Dotto che scrive a Biancaneve...

[SM=x584435]


[SM=x584494]
Sabin@
00mercoledì 28 giugno 2006 10:27
Re:

Scritto da: eptadone 28/06/2006 5.27
Senz'ombra di dubbio,
non vedo alternative!!!

NB: la lettera è conservata nel Guit Archive
in via di Eva e Adamo 11
a Troia (FG)






[SM=x584432] [SM=x584432] [SM=x584432]
ISKRA!
00mercoledì 28 giugno 2006 10:36
Posso provare anche io???

[SM=x584434] [SM=x584436]
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