sei partito per la tangente sfoggiando una vastissima canoscenza(ti meriti la citazione dantesca)anche se la citazione di Protagora cade a fagiolo in una sequela di riferimenti un po' azzardati,a mio avviso..
ah Slobo, se tu fossi stato il mio relatore quando gli affidai il primo abbozzo di quella che sarebbe diventata la mia tesi... cmq dài, tra colleghi vien da fare come al circolo pescatori
Affascinante la tua idea di relativismo che però esula dalla conoscenza assoluta negata alla realtà che è l'interpretazione ortodossa del termine.
Non mi sembra che "esuli": ho detto che relativismo considera la realtà come non conoscibile in se stessa, che è praticamente lo stesso.
Ratzinger riprende SanPaolo e la barca del Cristianesimo sballottata fra ideologie e settarismi.Se poi vogliamo per forza depauperare il messaggio evangelico e scendere nella quotidianeità,quello di Ratzinger contro il relativismo lassista è un discorso che trovo ineccepibile anche applicato alle dinamiche politiche.Mi riferisco a quei "paletti" che vengono contestati come non visti(da me a te,dal Papa all'umanità,se mi si concede l'azzardato accostamento)e che sono per come li intendo io la Libertà e la Democrazia,La Giustizia ed i Diritti universali(e che dovrebebro essere incontestabili in qualsiasi coscienza,religiosa e non,individuale e pubblica)e che il peloso ed esibito relativismo(spesso di comodo)di alcuni(singoli individui come istituzioni nazionali)tende ad emarginare in nome della sublimazione del relativismo spiccio:la realpolitik.
Io capisco chi siano i destinatari della tua critica, ma in questo discorso il relativismo (che io preferisco considerare una forma di prospettivismo), si pone come una critica alla pretesa di universalità di questi termini: Democrazia Libertà ecc. Per questo citavo il Fedro di Platone dove si rimprovera al dio Theut l'aver creato uno strumento di fossilizzazione, e se vuoi un'altra citazione in merito, clicca sulla foto di Nietzsche sul sito.
Abbiamo
scritto la dichiarazione dei diritti umani, dove s'è blaterato di Giustizia e di Libertà senza rendersi conto che questi sono termini che in sé non significano assolutamente NIENTE.
Esempio banale: prendi una mela e due bambini. Dividi la mela in 3/4 e 1/4, e assegna le due parti: vedrai che secondo quello che se n'è beccata di meno, questa è un'Ingiustizia.
Ma come la mettiamo se uno dei due non mangia da 7 giorni e l'altro si abbuffa di merendine fino alla più schifosa obesità infantile? Ecco dove sta l'ammonimento del relativismo: non ci sono solo i principi, ma anche le circostanze e soprattutto gli uomini.
La Libertà, poi, è ancora più indefinita, lo sappiamo molto bene entrambi senza gettarci in discussioni su Kant e Schopenhauer. Libertà di o libertà da? E siamo liberi di essere liberi?
Sono solo parole, parole scritte con la lettera maiuscola che hanno un'aria così seria, vogliono essere Verità e Principi immutabili, ma sono solo "pensieri scritti e dipinti" che danno la presunzione di sapienza.
E qui,ancora,Protagora cade a pennello per dimosrare l'errore di valutazione del discorso di Ratzinger:quando si ritiene che non esistano valori di validità assoluta non si può comprendere il messaggio cattolico,che ha ben in mente quali siano e dove stiano il Vero,il Giusto,il Bene. non certo nell'io...
Tu,protagoriano convinto,ti poni su una retta culturale paralella a quella di Ratzinger(e di qualche altro milione di persone)rendendo impossibile un confronto reciprocamente viziato da un incolmabile gap di partenza.
Non sono d'accordo.
Io semplicemente faccio notare che un gap esiste ed esisterà sempre, e ciò va rispettato. I valori di validità assoluta esistono così come esiste Dio: nell'immaginazione di ognuno di noi; e come Dio, essi sono
intesi in maniera invariabilmente personalistica. Del resto non ci sarebbe né intendimento né intensione senza personalità.
Il discorso che faccio è che nel momento esatto in cui si esprime una cosa, la si
volgarizza.
Questo discorso si applica bene sia a Dio che ai Valori: per esempio l'Amore esiste, ma nel momento in cui io mi distacco dal sentimento per analizzarlo alla luce della ragione, ho posto le condizioni per la morte del sentimento.
I valori si trasmettono e si intendono BEN OLTRE le parole. Questo è il mio "relativismo".
Quest'analisi non fa una piega,anche se parte da un presupposto che credo errato,e cioè quello di una traduzione sbagliata,perchè la cauda andava intesa come metaforica "coda" e non come regalo,a meno che non abbia una doppia interpretazione oppure io sbagliai a citarla(ma non credo.quelle corte emle ricordo bene! )
Dopo aver letto questa precisazione, ho cercato per cinque minuti buoni di farmi venire in mente una possibile doppia interpretazione di "cauda". I regali si fanno alla fine? La coda è un dono? Ci rinuncio, e ammetto candidamente che, avendo prestato IL Castiglioni-Mariotti alla mia sorellina, ho visto in
cauda un antenato di
cadeau. Il resto l'ha fatto la mia predisposizione mentale sull'argomento dono-veleno, che mi affascina da che ho letto Mauss.
e qui c'è il grande inganno,e tutta la responsabilità della Chiesa di oggi:quella di suscitare attesa,di dovere meravigliare;la secolarizzazione cui Giovanni PaoloII non ha saputo porre un freno e che toccherà a Benedetto XVI porvi rimedio perchè il Messaggio Apostolico ha 2005 anni e per chi ha Fede ha Valore a prescindere dal contesto della comunicazione più o meno accattivante,più o meno mediaticamente valida.
Questo Papa definito Custode dell'ortodossia in te ha già raggiunto il proprio scopo,quello di proporti Cristo,non di affascinarti con evoluzioni circensi che rischiano di lasciare un enorme vuoto allo spegnimento dei fuochi artificiali!
Non è una questione di contesto mediatico, è questione di istituzioni ecclesiastiche. La Chiesa è sempre stata e rimane un'istituzione profondamente "maschilista". Ora si può discutere se questo sia un bene o un male, perché tanto rimaniamo nel campo della pura speculazione. Quello che dici però solleva una questione molto importante, in effetti: perché ormai rimangono due strade e il bivio incombe.
La prima è che la Chiesa si riformi in modo da abbracciare quante più persone possibile: il che significa aprire le porte alle donne-prete, finire di considerare i gay peccatori e gli onanisti degli aspiranti Ray Charles, eccetera.
La seconda è che lo faccia in modo da restringere il più possibile la cerchia degli adepti, un po' come sta facendo l'Opus Dei. "Meglio pochi ma buoni" sarebbe il motto che ispirerebbe una tal mossa. E' il tema di un interessante libro,
Il Signore del mondo, di R. Benson, che consigliai all'amico Impri ma che pare difficile da reperirsi. In poche parole, il romanzo prospetta uno scenario in cui alla religione del Cielo si è sostituita quella della Terra, al divino si è sostituito l'umano, all'amore la solidarietà. L'ateismo è diventato un dovere, i credenti sono scherniti e anche perseguitati, quando un uomo prende il potere del mondo e dichiara il Cristianesimo illegale, perché nocivo all'Uomo. Fino a quel momento, la Chiesa Romana si è ristretta nella sola Città di Roma, ha rinunciato a tutti i possedimenti fuori dalle mura della città a patto che le venisse garantita sovranità incontrastata su tutta l'Urbe, con facoltà di emettere leggi. Difatti il rinnovato stato del Vaticano è l'unico rimasto al mondo a prevedere la pena di morte - seppure questa sanzione venga applicata molto di rado, se mai.
Ti risparmio il resto, perché il libro (scritto nel 1908) è profetico in una maniera molto sinistra. Il finale poi è molto enigmatico, almeno per me.
Comunque, il punto qua è appunto questo: se il movimento da intraprendere sia di comprensione o di compressione. Tutto sembra far propendere per la seconda.