Israele non vuole l'ONU tra i piedi

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TheSandman
00giovedì 27 luglio 2006 09:14
La base sfiorata da colpi israeliani sin dalla mattina
Inutili i numerosi allarmi lanciati dalle vittime
Caschi blu uccisi, Israele sotto accusa
Inascoltati almeno sei avvisi dell'Onu


BEIRUT - Per almeno sei volte avevano segnalato che gli israeliani rischiavano di colpirli. La loro comunicazione, però, non è stata ascoltata e l'ennesimo attacco ha distrutto la loro base e li ha uccisi. Molte cose sono andate storte ieri nella zona di Khiam, dove l'esercito di Gerusalemme ha fatto quattro vittime tra i caschi blu.

A ricostruire la dinamica dei fatti è stato il tenente colonnello irlandese John Molloy, l'ufficiale di collegamento tra le forze Onu nel sud del Libano e Israele che in almeno sei occasioni aveva avvertito gli israeliani della pericolosità dei loro attacchi per la vita degli osservatori delle Nazioni Unite. Sin dalla mattina, infatti, la base Onu era stata sfiorata da alcuni proiettili, diretti probabilmente a un carcere dove si pensava che ci fosse una base degli hezbollah. I caschi blu, appartenenti all'Unifil (la Forza di interposizione delle Nazioni Unite), avevano perciò avvisato l'esercito di Israele di aver ricevuto una serie di "close firing", il termine militare che indica i colpi caduti vicino e destinati ad altro obiettivo.

Le operazioni militari, però, sono proseguite come se nulla fosse. Alle 18.30 locali, quattro colpi hanno centrato un edificio ed il rifugio della base. Anche in questo caso, però, le segnalazioni degli uomini dell'Onu non sono state ascoltate. E così, alle 19.15, altri tre colpi hanno distrutto ogni cosa.

L'attacco ha reso difficili anche le operazioni di soccorso. Le strade bombardate e i continui spari provenienti da entrambi i lati del fronte hanno consentito da raggiungere il posto solamente due ore più tardi. A quel punto, l'unica cosa da fare era constatare il decesso dei quattro osservatori, un austriaco, un canadese, un finlandese e un cinese.

Oggi, alla conferenza internazionale sul Libano, il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, che subito dopo l'accaduto aveva parlato di "attacco apparentemente deliberato", ha smorzato le polemiche contro Israele. Il premier israeliano Ehud Olmert e il suo ministro degli Esteri Tzipi Livni non hanno risparmiato gli sforzi per cercare di dissipare le dure critiche internazionali scatenate dall'episodio. Il primo ministro ha chiamato direttamente Annan per esprimergli personalmente le condoglianze, "il profondo rincrescimento per la tragedia accaduta in Libano" e spiegare che si è trattato di "un errore". Sulla vicenda Olmert e Annan hanno disposto un'indagine congiunta di Israele e Onu.

(26 luglio 2006)

Da Repubblica.it
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