Da Praha con amore...
Stasera andro' a vedermi la partita a Jama’s, il ristorante pub americano. Di buono ha parecchie cose: una connessione internet senza fili gratis (che però funziona a sprazzi), la sublime birra Kozel scura 12° da 32 corone a pinta (1 euro), e il fatto che tantissimi colleghi si ritrovano là. A Praga si finisce ben presto per conoscersi un po’ tutti.
Il campionato del mondo, logicamente, cattura la maggior parte dell’attenzione, in questi giorni. I numerosi, educati americani che vivono a Praga si godono il calcio come dei bambinoni, e tifano Italia “perché ha vinto il girone in cui eravamo noi, e se ora vince il mondiale, ci fa onore aver ceduto il passo ai vincenti”. Con la stessa ratio, tifavano Brasile nella finale del 1994. Il gioco lo capiscono abbastanza bene: applaudono le belle azioni, di entrambe le parti, di tanto in tanto chiedono agli europei delucidazioni su qualche sfumatura delle regole (quand’è esattamente che il fuorigioco è attivo o passivo? Può un giocatore sostituito rientrare più tardi? e robe del genere), e in generale dimostrano un interesse sportivo apprezzabilissimo. Mi chiedono con sincero interesse: “ma secondo te c’era il rigore per l’Italia contro l’Australia? L’espulsione di Materazzi è stata eccessiva, non trovi?”. Io devo ammettere: il rigore era generoso, ma ci poteva stare, l’espulsione sì, anche secondo me era eccessiva, però in questo campionato la severità è aumentata, eccetera. Si discute in maniera parecchio accademica.
Gli inglesi sono i soliti inglesi – parlano, bevono, blaterano, guardano la partita, esultano per il gol di Beckham, si rassicurano vicendevolmente “non possiamo mica perdere con il Portogallo! Ma figuriamoci, no, no...”, bevono ancora… un mio amico scozzese, in mezzo al loro gruppo, si trattiene con classe dal mostrare il suo tifo sistematico per la squadra avversaria. Dopo un po' di tempo gli inglesi se ne vanno, rimangono solo gli americani che si avventurano in un'analisi tattica della partita. Mi trilla il cellulare e mi arriva un messaggio dallo scozzese, seduto in mezzo a loro: "ma di che cazzo stanno parlando?"
I cechi hanno prevedibilmente perso interesse, dal giorno della sconfitta con l’Italia. Davanti alla TV, in occasione di Italia-Australia, la sala è deserta. Ci siamo solo io, due americani e un’irlandese. Esulto in solitario patriottismo, tra i sorrisi divertiti degli astanti, al gol di Totti, per poi spiegare con una certa fatica perché prima che battesse il rigore, stessi mugugnando a mani congiunte “don’t spoon it, don’t spoon it…”. “Spoon it?”, mi chiedono incuriositi. Devo aver coniato un neologismo.
Comunque sia, il pub è per vedere la partita assieme ad altra gente, perché tutto il mondiale viene comunque trasmesso sulle reti nazionali. Non c’è pubblicità, tranne che tra il primo e il secondo tempo, e sono sempre le sempre le solite tre: Gambrinus, la birra del mondiale, T-Mobile, con Koller e Rosicky che giocano a tennis e golf con i piedi, e un’altra di un televisore a schermo piatto su cui godersi meglio le partite. Per il resto, si vedono i gol e le azioni più pericolose (due volte: subito dopo la fine del primo tempo, e poco prima dell’inizio del secondo), una breve analisi tattica delle azioni più rilevanti, le reazioni dei tifosi in tutto il mondo, e la classifica dei migliori 11 del mondiale: a tutt’ora, non c’è neppure un tedesco, e Rosicky e Cech rimangono in prima posizione. Il patriottismo ceco è così: semplice e ingenuo, in maniera quasi commovente.
I commentatori sono divertentissimi. Lavorano in coppia, si scambiano opinioni, si schiariscono la gola in diretta, di tanto in tanto a qualcuno squilla il cellulare e si sente qualche istante di silenzio, oppure senti il trillo di un SMS in arrivo… quando l’azione è particolarmente bella, tipo quando si vede un tunnel o uno scambio veloce, si limitano ad un “hmMMM!” di ammirazione altamente enfatico. Nulla più, fino a che l’azione non si evolve o viene conclusa. Quando invece qualcuno fa qualche cappella particolarmente obbrobriosa, il tono cambia e diventa “hmmm…”. Sui fuorigioco sono lucidissimi: “ne. Ne byl off saidu”, “no. Non era in off side”, o un semplice “ano!”, “eh sì”. Il replay conferma di volta in volta. In occasione di gol con azioni a largo respiro, per qualche istante si esaltano, e di brutto anche:
“Figo… v levé strané… na DecouUUU GOOOOOOOOOOOL!!!!!!”. (“Figo, sul lato sinistro, a Deco… GOL!”).
Divertente, almeno per me, è il fatto che essendo questa lingua flessiva (come il latino per intenderci) e non esistendo pertanto preposizioni per tradurre “di” o “a”, si devono declinare i nomi – anche quelli propri – al genitivo o al dativo, e per rivolgersi a qualcuno, si usa il vocativo. In totale ci sono sette casi, le regole di declinazione sono difficilissime, variano ogni volta in base ad una serie allucinante di fattori; l’unica cosa acclarata è che “a Figo” diventa “Figa”, con la stessa logica “a Pirlo” diventa “Pirla”, “di Buffon” o “presso Buffon” è “Buffone”. E anche senza queste simpatiche assonanze, sentire di tanto in tanto in mezzo ad un’accozzaglia di suoni “Alessandra del Piera” o “Cristiana Ronalda”, fa specie…
Comunque, previsioni sull'andamento della partita: dovremmo farcela, ma non sara' affatto facile. Prevedo un 2-0. L'Argentina fara' a fette la Germania, poveri crucchi, mi fanno quasi pena... i gol che non si prendono oggi pomeriggio...
Domani la Francia sistemera' quella banda di cialtroni incasaccati con la maglia verdeoro, e il Portogallo potrebbe anche farcela contro l'Inghilterra (altra squadra patetica, fin'ora).