Il suicidio può essere un atto altruista in certi frangenti?

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Evil Lady Nanto
00mercoledì 1 aprile 2015 21:26
www.corriere.it/esteri/15_gennaio_04/detenuto-chiede-ottiene-l-eutanasia-di-lui-altri-15-seguono-5d435324-93eb-11e4-8745-dbfbe9a3a0...

Perché posto questa notizia?
Perché ho una domanda da farvi.
Senza arrivare agli estremi di questo individuo, vi chiedo una cosa: un individuo si accorge di avere delle fantasie malate, che, con fatica, riesce a imbrigliare.
Arriva ad un punto in cui però non ce la fa più e decide, per evitare di trasformarsi in un pericolo per la società, di togliersi la vita. (lo stesso detenuto di cui sopra dice che se tornasse indietro rifarebbe tutto, segno che non ci sta tanto bene)
Domanda: in casi come questo può valere la solita retorica del "è un codardo, avrebbe dovuto vivere" o "perché non si è fatto curare" o che altro?
Io confesso che non lo so.
_Blyth_
00domenica 12 aprile 2015 19:51
Per me caso di questo carcerato rientra nel suicido per codardia, è un assassino e stupratore seriale che vessato psicologicamente dagli altri carcerati chiede la morte, una morte veloce e indolore, quando lui si è comportato come un mostro. Penso che la corte abbia sbagliato la sofferenza psicologica per il resto dei suoi giorni sarebbe stata un buon palliativo per il dolore che ha provocato. Lui è fuggito non affrontando quello che si era andato a cercare.

Mentre esiste un suicidio altruistico? Per me "nì", nel senso il caso che hai esposto tu posso concepirlo come suicidio altruistico, ma solo dopo che il soggetto le ha provate tutte per levarsi questi pensieri/pulsioni e qui rientra anche l'uso di psicofarmaci somministrati da uno psichiatra. Ho avuto un parente che soffriva di schizzofrenia e dopo aver comesso atti molto gravi e essere stato incarcerato, tornato lucido grazie agli psicofarmaci, si è reso conto di quello che aveva fatto ai suoi cari e per il senso di colpa si è tolto la vita; ma lui non era propriamente cosciente le malattie mentali (quelle vere non le presunte che i criminali accusano per giustificare atti che hanno commesso nella lucidità della cattiveria) sono casi a parte, le persone diventano qualcosa che non sono durante le crisi.
Poi, piccola parentesi sociologica, Durkheim parla di suicidio e tra le tre categorie che individua c'é anche quello che lui chiama suicidio altruistico.
La definizione che ne dà è la seguente: l'individuo si suicida poichè il suo Io è talmente legato alla socetà, é pressochè annullato in essa, che questa con la sua forza coercitiva lo conduce a distruggersi (es. il capitano della nave che per norme sociali è "costretto" ad affondare con la sua nave) se ti interessa l'argomento ti consiglio di cercare le sue teorie del suicidio come fatto sociale, si trova in enternet e non è nulla di troppo complicato da capire se si trova il sito giusto.

Scusa la Divina Commedia ma mi sono lasciata prendere dall' argomento, sentiti libera di contestare qualsiasi mia osservazione!
Evil Lady Nanto
00lunedì 13 aprile 2015 09:22
Sì, ho dato un esame di sociologia alla triennale e c'era anche una parte sulle classificazioni del suicidio fatte da Durkhaim.

Comunque per quanto riguarda il caso di quel detenuto, al di là delle sofferenze materiali, credo abbia capito di essere un pericolo per la società (e già questo è un passo avanti).

Ho un'altra domanda Blyth: questa scelta di questo detenuto la consideri una sorta di "pena di morte"? (come ho letto in tanti commenti)
_Vintage_
00lunedì 4 maggio 2015 18:27
Purtroppo a questi quesiti non c'è mai una risposta che possa essere accolta da tutti con la medesima certezza.
Per quanto mi riguarda ho sempre avuto pareri molto contrastanti circa il suicidio in generale, ma dopotutto il suicidio altruistico è stato effettivamente legittimato come tale, anche se non so dire se in questo caso si possa parlare di 'atto coraggioso', al contrario.
Chiamami magari pazza, ma da classicista quale sono stata e sono ancora, ho sempre visto il suicidio come un estremo atto di poter affermare se stessi, anche se ovviamente parlo solo a livello letterario.
La vita è sicuramente una cosa del tutto differente, e richiede molta più difficoltà rispetto ad un romanzo. Per quanto mi riguarda credo più che questo detenuto l'abbia fatto per codardia più che per altruismo, nonostante posso concepire che possa aver compreso 'in parte' che cosa l'abbia spinto a fare ciò che ha fatto.
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