Il multiculturalismo illiberale

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Slobodan
00giovedì 8 giugno 2006 17:06
IL CASO DELLA PARLAMENTARE OLANDESE-SOMALA AYAAN HIRSI ALI METTE A NUDO LE CONTRADDIZIONI EUROPEE

Se l’identità collettiva è un Lager per l’individuo
8/6/2006
di Mario Vargas Llosa


Il 2 novembre 2004 Mohamed Boujeri, un fanatico integralista islamico di 26 anni, ha ammazzato a colpi d'arma da fuoco in Olanda il regista Teo Van Gogh. Dopo averlo assassinato gli ha piantato nello stomaco, con il suo coltello, un messaggio di minaccia per Ayaan Hirsi Ali, la giovane somala naturalizzata olandese che aveva scritto la sceneggiatura di Submission, il cortometraggio di Van Gogh in cui erano mostrate le violenze fisiche e psicologiche alle quali è sottoposta la donna nelle società che obbediscono ciecamente alle pratiche dettate dal Corano. Nella sua «poesia» l'omicida profetizzava che, prima o poi, Ayaan Hirsi Ali, «eretica» e «venduta agli ebrei», avrebbe pagato l'empietà verso la religione dei padri. La vendetta dei fanatici contro la parlamentare e attivista olandese-somala, di 37 anni, che da un paio di lustri si batte coraggiosamente per i diritti delle donne musulmane, ha incominciato a diventare realtà grazie all'inatteso favore di Rita Verdonk, ministro olandese per l'Immigrazione - signora dalla fronte corrugata, dalla mandibola volitiva e, colmo dei colmi, membro dello stesso Partito liberale al quale appartiene Hirsi Ali - che nei giorni scorsi, esibendo prove che costei aveva reso falsa testimonianza nel chiedere la naturalizzazione, l'ha privata della nazionalità olandese. Hirsi ha dovuto rinunciare al seggio in Parlamento.

Questa misura era stata preceduta da un'altra, non meno ripugnante e crudele nei confronti di Hirsi Ali: la sentenza con cui un giudice dava ragione ai vicini di casa della ex deputata i quali esigevano che lei abbandonasse il suo appartamento di Amsterdam. Temevano che gli integralisti islamici che hanno giurato di ucciderla bombardassero o incendiassero il palazzo.

Anche se la decisione della ministro Verdonk ha suscitato una bufera di critiche in tutta Europa e in ambienti politici della stessa Olanda - obbligandola a annunciare che concedeva a Hirsi Ali un termine di sei settimane per presentare le prove a difesa contro la decisione di privarla della nazionalità -, i sondaggi dicono che l'80% degli olandesi sta dalla parte della signora Verdonk, per la sua prova di «fermezza». Con la stessa chiarezza con cui, in altre occasioni, ho applaudito l'Olanda come paese pioniere nel condurre in porto certe riforme - penso all'eutanasia, alla distinzione tra le droghe e al matrimonio tra omosessuali - devo manifestare, ora, la mia profonda delusione per questa vergognosa resa del governo e della pubblica opinione di un paese democratico al ricatto d'un fanatico terrorista. Ultimamente sembra che il coraggio morale e l'integrità civica abbiano avuto un crollo formidabile nel paese dei tulipani.


Ayaan Hirsi Ali
Il pretesto brandito dalla ministro Rita Verdonk per togliere la nazionalità a Ayaan Hirsi Ali è che questa abbia mentito, al suo arrivo in Olanda, nel chiedere lo status di rifugiata: aveva dato un nome falso e sostenuto d'essere arrivata direttamente dalla Somalia mentre, in realtà, era stata prima in Etiopia, in Kenya e in Germania. L'aspetto immorale della vicenda è che queste bugie erano di pubblico dominio da tempo, visto che proprio la signora Hirsi Ali s'era preoccupata di rivelare la verità durante la campagna elettorale al termine della quale è stata eletta deputata e attraverso articoli e interviste in cui aveva spiegato che, com'era accaduto a lei, succede di frequente che - arrivando da paesi in cui, per motivi religiosi, politici e economici, conducono una vita d'inferno - molti immigrati si servano di qualsiasi escamotage, compreso quello di testimoniare il falso, per essere accettati dalle società europee. Magari proprio perché, vista la voglia di patteggiamento con il terrore che sembra aver catturato buona parte dei suoi compatrioti, pensava che questa scelta l'avrebbe aiutata nella campagna per la presidenza del Partito liberale?

In ogni caso quel che è accaduto non è altro se non una grande vittoria per i fondamentalisti musulmani i quali, come ha fatto Mohamed Boujeri con Teo Van Gogh, cullavano il sogno di sventrare a coltellate una donna che, con coraggio pari alla sua lucidità e alle sue convinzioni democratiche, li combatteva senza tregua, denunciandone l'anacronismo e la cecità, nonché le infinite sofferenze che il loro fanatismo infligge alle vittime più indifese: le donne dell'Islam.

Ayaan Hirsi è nata in Somalia, figlia d'un dirigente politico che s'opponeva al dittatore Mohamed Siad Barre e che fu obbligato a cercare rifugio in Kenya. Lì la bambina ricevette un'educazione strettamente musulmana e fu la stessa nonna a sottoporla al brutale taglio del clitoride e all'infibulazione con cui si vuole «desessualizzare» le donne credenti e garantire la loro verginità. Fuggì di casa quando il padre combinò per lei un matrimonio con un parente canadese che Ayaan non aveva mai visto. Si rifugiò in Olanda dove imparò la lingua e lavorò come traduttrice e interprete nelle case d'accoglienza per immigrati. Da allora ha incominciato a svolgere un'intensa e rischiosa attività, esortando le donne musulmane a reclamare i propri diritti e a emanciparsi dalla discriminazione, dalle umiliazioni, dalle violenze fisiche e sessuali, dall'isolamento e dall'ignoranza a cui sembravano condannate in nome di credenze e pratiche tribali vecchie di secoli che il fanatismo vorrebbe conservare in pieno XXI secolo nel cuore dell'Occidente democratico.

La sceneggiatura scritta per Teo Van Gogh ha formato parte di questa campagna che ha trasformato Ayaan Hirsi Ali in un personaggio popolare, amato e odiato nello stesso tempo, e che l'ha messa nel mirino del terrorismo islamico. Da anni vive sotto scorta. L'ho conosciuta l'anno scorso, a Amsterdam, e sono rimasto impressionato dalla tranquilla serenità e dall'intelligenza con cui questa bella ragazza (sembra ancora più giovane della sua età) criticava i politici e gli intellettuali europei che, nel nome del multiculturalismo, si astenevano dal giudicare negativamente le barbare pratiche dell'Islam nei confronti delle donne, come se le vittime del fanatismo dovessere sentirsi solidali in una fede e in un credo che costituiscono la loro «identità culturale». Durante il breve dialogo che ho avuto con lei le ho espresso la mia riconoscenza per aver dichiarato con tanta coerenza, e in modo così persuasivo, ciò in cui io ho sempre creduto: ogni «identità collettiva» - nazionalista, razzista, culturale o religiosa - non è altro che un campo di concentramento nel quale scompaiono la sovranità e la libertà degli individui. E l'ho ringraziata perché ricordava agli europei quanto siano fortunati a vivere in società aperte, nelle quali, in linea di principio, si rispettano i diritti umani e gli uomini non possono trattare le donne come schiave, pena la prigione. La vicenda di questa somala che crede nella lotta non è l'unica, ma, sicuramente, è una delle più ammirevoli portate avanti da persone del Terzo mondo che sembrano comprendere meglio, e difendere con maggior convinzione e vivacità, il bene più importante che la cultura occidentale ha dato al mondo.

Ora che Ayaan Hirsi, vista l'impazienza con la quale tanti olandesi colti da paura sembrano volersi liberare di lei, ha annunciato che se ne andrà negli Stati Uniti dove una fondazione le ha offerto rifugio, non solo gli inquisitori dell'integralismo islamico, ma anche alcuni scrittori occidentali l'accusano d'essersi venduta all'imperialismo. Si tratta di addebiti nei quali è difficile capire che cosa prevalga: se la stupidità, la viltà o entrambe le cose.

A perdere non è questa somala che vuole giustizia, anche se esce sconfitta dalla battaglia. È l'Olanda. Ha offerto uno spettacolo deprimente e deplorevole, di piccolezza morale, di politica sporca e ipocrita, di mancanza d'onore e di codardia. Sembra impossibile che nel paese in cui Anna Frank patì il suo martirio, ancora non sia chiaro che non si ammansiscono le tigri gettando loro carni fresche e innocenti o zuccherini: questo serve solo a stuzzicarne l'appetito e a affilarne i canini e gli artigli.

Copyright El País
eptadone
00giovedì 15 giugno 2006 01:40
grazie_oper_questo_articolo
che_mi_riempie_di_stupore.
neppure_l'olanda_si_salva_dalla_marcescenza_generale.

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