A. E. Colombo, I. Comunale, La terza via
di Davide Bigalli
Nel solco della tradizione del Fantasy dopo Tolkien, il romanzo steso a quattro mani da Colombo e Comunale propone il tema del viaggio come esperienza iniziatica, un viaggio che si muove in orizzontale come spostamento da un punto all’altro, come percorso, ma – ancor più – si rivela come processo di inabissamento da parte dei protagonisti nel proprio Io profondo, fino al momento del riconoscimento della propria natura, del proprio essere genuino.
L’elemento che di primo acchito colpisce il lettore è l’ambientazione del romanzo, collocato certo in quella ucronia medievale che, nella tradizione Fantasy, consente di coniugare spaesamento e riconoscimento di una realtà vicina, seppure passata, ancora viva nella memoria dell’Occidente (basti pensare alla produzione di Ursula K. Le Guin, per citare un esempio alto nella letteratura di oggi). Ma gli autori reduplicano l’effetto di spaesamento di cui si diceva e tolgono il momento rassicurante del ritrovarsi al postutto alle radici del nostro mondo, assumendo, come quadro delle vicende, un Giappone medievale, altrettanto ucronico e leggendario.
Qui si sviluppano e si intrecciano le storie della geisha Saori e della sua allieva Aiko, del ronin Shinichi e del vagabondo Takeshi (nel quale si può vedere una ulteriore incarnazione della figura del Trickster, del dio che si presenta sotto mentite spoglie e inganna i mortali – tra il burlone e colui che attraverso il paradosso addita ben più arcane verità). Ma il sottile gioco delle apparenze si moltiplica con la rivelazione della duplice natura di Saori e di Shinichi, che altro non sono se non spiriti che ricoprono la loro vera natura (drago Shinichi, volpe Saori) sotto sembianze umane, pronti ad abbandonarle allorché viene richiesta tutta la loro potenza.
È quindi una quête condotta da personaggi fuori dalla norma (il che vale anche per gli esseri umani: di Takeshi già si è detto, ma la stessa Aiko è priva della parola, quindi si presenta come una figura liminare, tramite di più mondi). Una ricerca che percorre un paesaggio infestato dalla presenza del male, lungo una curvatura tematica che dal ciclo arturiano (dalla leggenda del Re Pescatore) conduce al Sauron di Tolkien e alle angoscianti e rarefatte atmosfere della eliotiana Waste Land. Una terra sulla quale incombe la maledizione degli uomini ragno, che, senza l’intervento degli eroi del romanzo,
voterebbero all’entropia il mondo.
Va ancora sottolineata la capacità visionaria della scrittura, con una sensibilità al gioco dei colori e al ruotare metamorfico dell’aspetto dei personaggi che tengono ben presente alcuni momenti alti della Graphic Novel e del Cartoon giapponesi: bene spesso la pagina sembra coinvolta in un rutilante movimento di forme sinuose e avvolgenti, alle quali si contrappongono pause di erotismo, dense di una perspicace analisi dell’animo femminile.
Un romanzo con una forte ambizione, quella di indicare al lettore la scoperta di quella terza via nella quale sola si può realizzare la “vita buona”: “È solo seguendo la via del cuore che il saggio vive felice. Ma chi segue la via della mente vive nel giusto. Puoi scegliere un sentiero, o cercare una terza via. Felice chi la trova, perché sarà felice vivendo nel giusto” (p. 97).
Anna Eleonora Colombo, Igor Comunale, La terza via, A.Car Edizioni, Lainate 2011, pp.
774, € 23,50.
fonte: Rivista Antares, monografico su JRR Tolkien
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