Capisco le tue ragioni (o almeno credo) ma - al pari di tanti tuoi amici, come dici - credo tu stia esagerando.
Ritengo invece centrata l'osservazione di Gordon: rifiuto risentito della morale (tamburellante) cattolica, specie per quanto riguarda la sfera sessuale e sue aberrazioni.
Tra queste lo stupro da parte del maschio, che per te ha un ruolo centrale nella critica.
Ed allora parliamo di stupro.
Faccio però prima una premessa basilare che ti prego di credere e di tenere presente per quel che seguirà.
A me lo stupro fa davvero schifo.
Poichè sono un tipo naturalmente senza istinti di violenza fisica (mai mi è venuta la voglia di menare o alzare le mani su chichessia), mi fa doppiamente schifo.
Con un'eccezione, però: se vengo brutalmente attaccato fisicamente io o miei cari.
Allora potrei reagire e - al limite, in caso di esasperazione estrema - potrei anche uccidere (magari avessi per le mani una pistola)
Mai e poi mai, però, riuscirei a violentare una donna.
Il perchè te lo dico paro paro: appena avvertissi un minimo gemito di protesta o uno sguardo di spavento, il ... mi si affloscierebbe subito.
A questo punto però ricordo il "modo di sentire" aberrante che la faceva da padrone non tanti anni fa.
Di fronte ad una donna violentata la "gente" diceva: - poveretta, ed ora cosa farà?
Solo a questo punto la poveretta diventava poveretta davvero perchè la discriminazione della società nei suoi confonti era a vita.Era violentata a vita.
Quindi il "delitto" della società era superiore a quello del singolo perchè il primo era ad opera di tanti mentre lo stupro era pur sempre l'agire di una disgraziato.
Il tutto come portato di una morale cattolica che poneva la verginità al culmine delle virtù femminili e ne faceva virtù da ammirare ed imitare e ragione di santità.
Emblematiche erano le menate sulla verginità della Madonna, che arrivavano a livelli di mania.
Mania ben rinfocolata dallo stato, che ha mantenuto tra le feste nazionali quella dell'Immacolata Concezione.
Wppure, con tutto il rispetto per le religioni, da un punto di vista laico ricorrenza pi+ inutile (anzi idiota) mom si potrebbe trovare.
Non credo che questi tempi siano passati del tutto, anzi le loro incrostazioni perdurano tenacemente.
Con questi canoni, il danno psicologico a carico della donna viene enormemente aumentato, come incrementate sono le difficoltà di una sua "normalizzazione".Insomma, la vagina è un tabernacolo che una volta sconsacrato da una violenza non vale più nulla.
La sua proprietaria ne rimarrà marchiata a vita, dovrà risentirne per sempre.
Questa è la morale che passa ancora oggi.
Se volessimo davvero bene alle donne violentate, invece, dovremmo aiutarle a superare il fatto increscioso come si può superare una violenza fisica di altro genere.
Capisco bene che ciò è difficile perchè il sesso è una parte intima ed importante della persona, ma proprio per questo l'enfatizzazione del fatto specifico non può essere d'aiuto alla vittima, pardon alla parte lesa, a superare l'episodio.
E' difficile anche per me spiegarmi perchè credo che facilmente verrei frainteso.
Ad ogni modo, spesso mi sono chiesto che
se per ipotesi io venissi violentato da un uomo credo che sì mi sentirei vittima di una violenza fisica odiosa, ripugnante e compagnia bella ma la storia verrebbe trattata (o dovrei trattarla) al pari di un occhio tumefatto.
Quindi vittima di violenza fisica (con l'aggravante dello scopo sessuale) e condanna giusta dell'aggressore, ma la faccenda finirebbe (o dovrebbe finire) lì.
Senza farci sopra troppo deprezzamento, vittimismo o poesie, che servirebbero solo a rinfocolare l'incubo del ricordo e a costruire con il mondo un'artificale barriera discriminatoria tra violentati e non.
Posto anche che, nonostante le nostre doverose opere di educazione e deterrenza, di violentatori e violentati temo ce ne sarànno sempre.
Cara mia.