Re:
_Frame_, 29/04/2020 11:04:
Ciao! (^-^)
Provo io a dire la mia su questa delicata questione che ormai viene un pochino trascinata e discussa da anni, sperando di essere più obiettiva possibile.
Premessa: io non ho letto i libri per intero. Ho dato solo una piccola "scorsa" durante il periodo in cui circolavano come le figurine dei calciatori Panini, e quindi era impossibile che non capitassero sottomano. O, comunque, era davvero improbabile non sapere come minimo che esistessero. Se penso che allora persino la mia prof di italiano aveva tirato in ballo l'argomento in classe! (xD)
In ogni caso, presi per la prima volta il libro in mano quando fu mia mamma a comprarlo (lei è una di quelle che si è sbafata tutta la trilogia), e ai tempi io stessa rimasi assai perplessa. Lessi il primo capitolo, mi trovai davanti ai classici cliché che circolano nel magico mondo dei fandom (protagonista che si presenta in prima persona guardandosi allo specchio dopo essersi appena svegliata, eccetera), scoppiai a ridere e pensai: "Che cavolo? Ma questa è una fan fiction?" Nota: ai tempi non sapevo davvero che fosse nata come fan fiction di Twilight!
Ma, appunto, a quel tempo semplicemente accantonai il libro e non ci pensai più.
Durante la bufera, quando appunto tutti ne parlavano, chi bene e chi male, (io sentivo solo critiche a riguardo, devo dire la verità), non mi lasciai trascinare troppo dentro dalla conversazione, perché semplicemente non erano libri che mi interessavano. Non avendoli letti per intero, poi, e conoscendo solo la trama a livello generale, non mi sentivo autorizzata a dare un mio giudizio.
Quando poi le acque si calmarono, in me tornò un po' di curiosità, non tanto per la storia di per sé (il genere non è proprio il mio tipo, come ho già specificato), ma più che altro per il successo che aveva riscosso. In me nacquero i tuoi stessi dubbi: "Se tutti ne parlano male, allora da dove viene tutto questo successo? Se è chiaro che questa è narrativa-spazzatura, allora perché è stato un mega successo globale?"
A quel punto, leggendo con un po' più attenzione, trovai quella che forse era la mia risposta.
Innanzitutto, per la lettrice comune è molto facile identificarsi in Anastasia. Proprio perché è una ragazza comune, senza particolari doti, senza particolari qualità, viene usata come "involucro vuoto" nella quale tutte possono infilarsi e prendere i panni della protagonista. Proprio come succedeva con Bella di Twilight, se ci pensi.
Riguardo Christian: non credo che ciò che faccia sbavare le lettrici sia la questione del sadomaso in sé, ma il fatto che lui sia in grado di far sentire Anastasia desiderata. In realtà, Anastasia è una ragazza desiderata da molti, nel romanzo. Il suo amico messicano, poi anche il suo collega del lavoro part-time, eccetera.
In merito, poi, seguii anche l'analisi di uno youtuber, e lui stesso mise in chiaro un particolare non da poco: non è tanto il bondage che attira Anastasia, ma Christian, quindi la questione delle pratiche sessuali passa decisamente in secondo piano e viene trattata con molta superficialità dall'autrice stessa.
Detto questo, se Christian fosse uno squattrinato anziché un miliardario, le cose cambierebbero? Direi decisamente di sì. Persino Boban Pesov ha trattato l'argomento, discutendone e allo stesso tempo disegnando un Christian Gray vestito da pezzente che, pur mantenendo l'atteggiamento possessivo del Christian "normale", si mostra come un maniaco da ripudiare solo per il fatto di essere senza un soldo.
La ricchezza di Christian è importante perché gli permette di trattare Anastasia come gli altri ragazzi non possono trattarla: regali costosi, viaggi in elicottero, eccetera. In pratica, la fa sentire importante, la fa sentire corteggiata.
Inoltre, entra anche in gioco il "fattore rischio". Christian è una sorta di "bad boy". Magari mal caratterizzato, ma comunque lo è. E i ragazzacci hanno sempre fatto presa sulle giovani, se ci pensi, perché innescano delle relazioni che comportano rischi, proibizioni, segretezza, eccetera, è tutto ciò è fonte di adrenalina, eccitazione. E questo, volente o nolente, piace.
Io stessa lo trovo stra-inquietante, e scapperei a gambe levate se qualcuno mostrasse simili atteggiamenti manipolatori nei miei confronti, ma evidentemente ci sono molte lettrici che non la pensano così e, sinceramente, non mi sento in grado di giudicarle.
In ultimo, Christian è vittima di un passato burrascoso, di un'infanzia infelice, e questo suscita un altro sentimento nella lettrice: la compassione.
Christian viene visto quindi come qualcuno a cui affidare l'amore che non ha trovato da piccolo, viene visto come qualcuno che ha bisogno di ricevere affetto incondizionato. Il suo passato difficile, inoltre, viene visto come una sorta di "giustificazione" nei confronti dei suoi comportamenti malsani. Una cosa molto in stile: "Oh, povero Christian, è vero che ha bisogno di instaurare relazioni malsane con le donne, ma questo succede solo per quel che gli è capitato da piccolo, per far fronte al trauma che ha vissuto con la morte della madre, quindi sarò io a prendermi cura di lui e a farlo cambiare, eccetera." E questo fa sentire la lettrice-Anastasia ancora più speciale: è l'unica in grado di cambiarlo, e per questo, da ragazza comune, diventa improvvisamente importante per lui, per la sua psiche. E questo senso di importanza viene accolto molto bene dalla lettrice, offrendole quello che cerca, ossia un qualcosa che la fa sentire diversa dalle altre, più desiderata e soprattutto insostituibile.
Magari la trilogia ha avuto così tanto successo perché ha fatto presa su una fascia di lettrici (più ampia di quel che uno crede, a quanto pare) che ha trovato una sorta di consolazione nella sua lettura. Identificandosi con una ragazza qualsiasi che riceve attenzioni da un uomo ricco, bello, super dotato, in grado di farti sentire desiderata, corteggiata, amata carnalmente (?), queste donne hanno avuto modo di consolarsi davanti alla loro vita magari più monotona e insoddisfacente. Tutti noi ci affidiamo alle opere di fiction proprio per questo, no? Alcuni di noi si rifugiano nel fantasy, altri nell'horror, eccetera, e molti altri invece si rifugiano nelle storie stile "Cinquanta sfumature".
Secondo me, quindi, il successo della trilogia non è tanto dovuto all'ignoranza delle lettrici, ma alla loro ricerca di quel qualcosa in più che non riescono a trovare e a realizzare nella vita reale.
Vanno in cerca quindi di una relazione malsana, di un manipolatore che viene accettato come corteggiatore solo per la sua ricchezza? Forse. Ma, come ho già accennato, io non penso di aver alcun diritto di bacchettare queste lettrici, o di dir loro cos'è giusto leggere, o cos'è che deve piacere loro, quindi offro questa mia piccola analisi nella maniera più oggettiva possibile, senza aggiungermi al coro dei: "QuESstI liBRi VaNNo abOLiti!!!!", eccetera.
Spero di essere stata abbastanza esaustiva. Scusa se mi sono dilungata un pochettino, ma mi sono fatta trascinare dal discorso (xD).
Fammi sapere se ho risposto correttamente ai tuoi dubbi!
_Frame_
Ciao, mi è piaciuta molto la tua descrizione e la trovo davvero molto ben dettagliata e soddisfacente.
Personalmente anche io mi ero informata circa alcune dinamiche psicologiche che sono state analizzate nel romanzo, soffermandomi su quelle che mi erano parse più ovvie: in primis il modo di scrivere dell'autrice, che personalmente non ho trovato affatto brutto, come alcuni hanno descritto.
Per la potenzialità del suo stile, perfino certe sequenze dialogate hanno un impatto notevole, e questo credo che sia stata anche una cosa voluta, in modo da evidenziare ancor di più il fatto che non si sta parlando di un'autrice che ha scritto una fanfiction da quattro soldi e basta. No, parliamo comunque di una scrittrice che ha saputo attirare un grandissimo numero di persone - altrimenti non si spiegherebbero venti milione di copie vendute.
Aggiungo anche che si evince, all'interno della storia, un insieme di "strategie" - se così le possiamo chiamare - che sicuramente la James ha impiegato per una buona riuscita della storia.
Christian ne è l'esempio lampante.
Mi sono spesso ritrovata ad analizzare quelle che sono le caratteristiche dei "bad boys", chiedendomi come mai riscontrino così tanto successo.
I
villain in generale sono ormai alla base di quelli che sono gli ideali di molte donne. Mentre prima ne comprendevo a stento la ragione, adesso la cosa mi è un po' più chiara grazie agli scritti di Walter Riso, che dal punto di vista psicologico ha creato quella che, secondo me, è la migliore analisi inerente questo argomento.
L'ideale di nobiltà d'animo si è un po' miscelato a quella che è la logica materialista del XXI secolo, basata - più che su sentimenti e virtù - sulla legge del possesso.
Ciò che prima veniva influenzato da gesta eroiche e senza tornaconti personali è mutato nel fascino del successo, un'ottica completamente differente e che attira di più.
Il "cattivo" è sempre sicuro di sé e possiede quel carisma che fa scattare l'elemento, per così dire, masochistico: non importa quanto in potenza ci possa far del male, perché ha quel fascino che ce lo fa apprezzare comunque.
Per cui non sono rimasta così tanto sorpresa da Christian, che di per sé è un personaggio che, come hai giustamente detto tu, suscita anche compassione, creando all'interno della lettrice una smisurata sindrome della crocerossina secondo la quale è impossibile non volerlo "salvare", quanto più dal suo approccio con Anastasia.
Capisco anche che Anastasia sia un personaggio nel quale ci si possa riflettere facilmente, tuttavia è proprio qui che sta la mia perplessità.
Lungi da me giudicare i gusti di ogni donna (viviamo in un mondo dove fortunatamente v'è libertà d'espressione), quello che non mi è chiaro è proprio la delineazione emotiva e caratteriale di questa protagonista.
La James la descrive come una ragazza semplice, impacciata, con i suoi piccoli problemi di tutti i giorni. E' quasi adorabile la sua normalità.
Tuttavia, questa normalità in tutto il romanzo m'appare stereotipata a livelli incomprensibili: Anastasia prende le decisioni che ci si aspetta debba prendere, segue il "flusso" della corrente senza opporvisi, si lascia trascinare in situazioni che definirei al limite del paradossale (è un libro, è giusto che sia così, ma a volte si sfiora l'elemento dell'assurdo).
Nonostante questo è comunque desiderata, e da ben più di una persona.
Facendo un'attenta analisi della cosa, mi sono ritrovata a pensare che la logica che si nasconde dietro questo personaggio sia la stessa che alberga negli
otome games: la protagonista femminile ha una personalità
basic, per così dire, e sembra essere voluta da tutti gli elementi di sesso maschile della storia per via della sua natura "pura" e scevra dall'ottica materialista - è una ragazza comune, che non si sognerebbe mai di andare in elicottero in giro per il mondo giusto per divertimento.
Questo sembrerà anch'esso un paradosso, ma per quanto la James abbia delineato Anastasia come una figura assolutamente normale e a tratti banale, ai miei occhi appare come uno stereotipo sociale che è ormai ampiamente impiegato in molte opere letterarie.
Forse ci troviamo davvero di fronte ad una visione rivisitata e attuale di una Mary Sue per eccellenza.
Anche io ti chiedo scusa per il malloppo, era da un po' che non mi capitava un confronto appagante come questo 😁.
_Vintage_