[TORRE OSCURA] Nianna, Liiva, Xarmoth, Melisande - "Il Risveglio di un Allen" [OK]

_Burlesque_
00mercoledì 25 maggio 2016 10:44

RIASSUNTO

Xarmoth e Nianna, svegli, si incontrano sull'uscio della camera della Rossa. Sono entrambi inquieti. Percepiscono che qualcosa sta per succedere. Nel frattempo Melisande decide di rientrare alla Torre con 3 doni (PNG umani). Xar e Nianna scendono nell'atrio, tentano di blandire le creature. Uno dei bimbi è ferito. Una goccia di sangue cade prima a terra e poi viene attirata in un gorgo di pietre fino a raggiungere colui che incarnò un antico male. Il pavimento trema. Una delle stanze dell'atrio si accartoccia lasciando aperto un buco dove Nianna si lancia. In un tunnel, dentro una vasca vuota, scopre Liiva che giace dimenticato dalla sua genia e dalla Torre stessa. Melisande convince i bambini a gettarsi nel buco. Nianna riesce ad afferrarne due ma Xar riesce a bloccare il terzo e con lui anche Melisande, dalla quale è attirato con famelica curiosità

COMMENTO

Posto questa role (ancora in svolgimento) su richiesta di Master Alias che è partita per le vacanze. Telefonicamente mi ha chiesto di evidenziare quanto segue:

- Dispiaciutissima ha dovuto forzare un po' l'ON. Ha cercato di accontentare Liiva contestualizzando il suo sonno e ritrovamento, quanto più adeso al suo desiderio ma, naturalmente, avevamo parecchi problemi: esempio, la veggenza dei vampiri (nessuno si accorge che il poverino è murato vivo da millenni?)

- Cheide la cortesia che noi si finisca in automastering, come suggerito sdoppiando le giocate. Nianna e Liiva finiranno il risveglio. Xar e Melisande ceneranno facendo la reciproca conoscenza.

Posteremo i nostri automastering di seguito a questo. Master Alias poi farà un responso riassuntivo.

NOTA DELLA CAPORAZZA

I prossimi ritorni verranno gestiti in modo più tecnico cioè dalla porta di ingresso della Torre! XD
_Burlesque_
00mercoledì 25 maggio 2016 10:49

[GDR START - ATTENDERE ESITO]

Nuovamente il giorno cede alle lusinghe della notte, cede la luminosità alle tenebre che imperanti corrono nel cielo. Si veste la sera di buio che tutto avvolge, sussurri che narrano di una luna che sorge nel cielo circondata di stelle. Vi è un luogo a Barrington dove le tenebre paiono riposare durante la vita dell'astro diurno, un luogo dal quale fuoriescono quando il sole si spegne nel lago. La Torre Oscura, fulcro e cuore nero della cittadella, dimora di Antichi e profondi misteri, luogo in cui dimorano coloro che della notte sono padroni, che della morte si sono fatti beffe. Si allunga la sera sino a lambire le loro coltri diurne, si risvegliano tornando alla loro magnificenza, creature che hanno rubato il tempo, creature che hanno fatto la storia. Si apre la porta della stanza di Nianna, scivola un alito di vento che carezza il suo volto, carezza il corpo della Signora della Torre. Flebile richiamo al tempo che deve essere vissuto stanotte, la Torre chiama i suoi stessi figli, sussurra loro.

[GDR PLAY, TURNI: NIANNA, XARMOTH - scegliete il vostro posizionamento e dichiaratelo]

NIANNA [Stanza]Ti muovi lenta e silenziosa. La camera di cui occupi il centro esatto, la camera che fu di Brandon Allen sembra essere spettatore dei tuoi pensieri. I tuoi piedi, nonostante siano inguainati negli stivali da guerra, sembrano non produrre alcun rumore. Non ci sono giochi stanotte. Non c’è la passione per la caccia nei tuoi occhi verdi. La tunica di cui solitamente ti adorni è restata sul pavimento come decoro di un prezioso tappeto. Hai indossato invece pantaloni neri e camicia nera. Sopra questo sobrio vestiario hai infilato la cotta di cuoio e ancora, non parca la cotta di maglia. Malia giace nel fodero che pende al tuo fianco sinistro. Tieni le braccia conserte, la mano destra nella manica sinistra. La mano sinistra nella manica destra. I tuoi capelli rosso scuro non sono sciolti come consueto ma sapientemente raccolti, come colei che sta andando alla Guerra. E tu invero, Lady Allen hai l’animosità della Guerriera stanotte. Senza ombra di dubbio. E quando la porta della tua camera si spalanca non volgi nemmeno gli occhi e ti lasci invece blandire dall’alito di vento, che non ha alcuna probabilità di calmare le tue pulsioni stanotte ma sicuramente di strapparti un brivido portando l’odore del Padre dei Moth a colpire i tuoi sensi umani raffinati dalla dannazione, come la sua presenza aveva già carezzato la tua consapevolezza. [Veggenza I]

XARMOTH [Corridoi] E' immobile, l'antico signore di Landaras. La sua figura imponente si staglia proprio fuori dalla stanza della figlia di Iris, come la statua di un fiero tiranno di ere passate dimenticata lì, nel bel mezzo del corridoio. Indossa stivali scuri, pantaloni marroni che fasciano le gambe muscolose, una casacca porpora che ha intessuto lo stesso motivo che svetta sulle bandiere dell'edificio: il muso di una pantera nell'atto di spalancare le fauci. I racconti degli eserciti che hanno vinto e perduto, che sono morti sotto quel vessillo, sono scritti nel dedalo di cicatrici che marchia le grandi mani del vampiro. Sono testimoniati dai tratti duro di un nord ormai addolcito dal mescolarsi dei popoli. Ha zigomi alti e sporgenti, la fronte spaziosa, il mento squadrato e una bocca carnosa, che troneggia rosa sull'incarnato pallido. Ha occhi nerissimi, il flagello dei draghi, e capelli lunghi, lisci e bianchi come la neve, un candore che di certo non rispecchia la natura della sua anima dannata. {Il tempo è giunto perché la bestia degli Allen calchi di nuovo il polveroso suolo di questi luoghi.} Afferma. La sua voce è fatta di note basse e potenti, la sua pronuncia un fermo richiamo al comando, dote che, invero, gli è naturale. Sa che Nianna potrà ascoltarlo, perché i sensi dei morti sono acuti per cacciare quelli dei vivi.

[ATTENDERE ESITO]

La Rossa si prepara alla guerra, il Padre dei Moth non ha mai smesso di essere pronto. Lei è nella sua stanza e lui appena fuori nel corridoio ad un metro e mezzo dall'uscio. Parole escono dalle labbra di Xarmoth, parole che invitano la Signora ad uscire, a presentarsi, a mostrarsi. Ma immediatamente qualcosa di diverso compare nella torre, l'ingresso che si apre per mano di un confratello la porta al piano di sotto che si richiude poi con un tonfo. Silenzio in quel buio ma a loro, agli Eterni non potrà sfuggire il battito di tre cuori, tre cuori umani. Improvvisa sensazione che li avvolge, la vita ha messo piede in quel luogo di morte, la vita che è dono per la Signora della Torre da parte di uno dei cainiti più giovani di nuovo ora in caccia per sedare la sua sete. Passi che si muovono al piano inferiore, nell'atrio, respiri sommessi, bisbigliare di voci, un ragazzo, una ragazza e un bambino, disorientati, impauriti. Si sono lasciati sopraffare dalla venefica, la hanno seguita come i topi avrebbero seguito il pifferaio di Hamelin e ora sono li, confusi, i loro cuori battono forte, con violenza, si tengono per mano, hanno sentito tante storie su que luogo e si stanno chiedendo se sono vere.

[GDR PLAY, TURNI PRECEDENTI - CONCESSO DI GIUNGERE AL PIANO INFERIORE IN UN TURNO - I RAGAZZINI SONO INNANZI ALLA PORTA DI INGRESSO NELL'ATRIO]

NIANNA [Stanza  Atrio] E allora lo guardi pregna di morte e impietosa ira. Qualcosa turba l’aria, qualcosa sbatte sulla tua coscienza e nemmeno Xarmoth ha il potere di calmierare la Fiera, la Bestia che ti governa. “Non ti sembro abbastanza pericolosa io, Padre?” dirai senza alcun intento preciso ma solo in preda a sensazione che ti giungono con prepotenza inaudita. Qualcosa è ritornato in vita. Inutile negare l’evidenza dei fatti. E se non bastasse, che la dannazione Ti Porti, i tuoi sensi rimandano la Vita sotto forma di sangue umano. Tre cuori che battono all’unisono senza pietà, che cercando di distogliere la tua attenzione. Un ringhio basso si fa spazio tra le tue labbra livide, sembra percorrere sotto forma di onda la pelle sottile e consunta dalla morte. Ti fai vincere dalla tua dannazione, dalla tua curiosità, dalla tua perenne sete e chiedendo al tuo sangue il massimo del lecito, ti muoverai a velocità disumana per guadagnare prima la porta della tua camera, superando se fosse possibile il corpo di Xarmoth, percorrendo il corridoio per poi volgere verso le scale che portano all’atrio di quella vetusta magione. “Metti i piedi dove li metto io, anche la scala è incantata…” è il messaggio che lascerai aleggiare nell’aria tra te e La Pantera. La Bugia Suprema della vanità Mortale ritorna così ad adornare le tue gote, ad ingentilire il tuo volto, rispecchiando una bellezza che potrebbe indurre il fanatismo adorante di intere schiere di uomini. Li in mezzo all’atrio, li guarderai, sicura che il Tuo Lord di Landaras, pur mangiando un po’ di polvere non tarderà, emulando i tuoi passi sulle scale per non far scattare le trappole, a seguirti [Tenebra I - Veggenza I – Celerità IV]

XARMOTH [Corridoi - Atrio] Assorbe le parole di Nianna immoto e altrettanto accade quando l'odore di esseri di carne e sangue lo raggiunge, proveniente dall'ingresso alla torre. Dapprima muove solo gli occhi, affondando lo sguardo penetrante nella figlia degli Allen che gli passa davanti. {Se è approvazione, quella che cerchi, la avrai.} Il tono condiscendente non fa mistero di una palese ironia. Ruota su se stesso, lasciando che ella gli sfili di fianco e lo superi, salvo poi seguirla con passi lunghi e decisi, dettati da un ritmo marziale. {Tutta questa necessità di proteggervi sembra lo spettro della paura. Cosa temete, che non si possa abbattere.} Replica. E più che una critica è la scaltra saggezza del tiranno dei non morti, che a lungo ha regnato su uomini e si è eletto divinità. L'edificio che i tremanti mortali chiamano 'oscuro' è la sua dimora in quelle terre e non faticherà certo a raggiungerne l'ingresso. A un certo punto del cammino solleva una mano, perdendosi per un attimo ad osservare il suo stesso palmo, segnato da mille e più battaglie. Muove le dita, stringendole in un solido pugno. {Percepisco il potere tornare in me.} Comunica a Nianna, facendole dono di ciò che più a cuore egli abbia, ovvero un'informazione su lui stesso. E al tempo stesso lascia che il sangue, raffinato dall'ultima caccia, lo vesta di quella vanità propria dei vivi, scacciando i lividi della morte dai tratti severi. [Tenebra I - Veggenza I]

[ATTENDERE ESITO]

Tremano i tre ragazzini, tremano quando alla luce delle torce fumose vedono giungere prima Nianna e poi quell'uomo con una pantera ricamata sulla casacca. La ragazzina - Moerin il suo nome - sospinge il fratello alle sue spalle, per nasconderlo, per difenderlo, stringe con forza un innocuo spillone da capelli nella mano destra, lo brandisce come una arma quasi potesse salvarla da ciò che accadrà. Irian è li davanti a tutti, un ragazzo alto e muscoloso, ragazzo di fatica in qualche fucina, ha in mano un martello, vorrebbe avere una espressione decisa, sicura, l'espressione di chi farebbe di tutto per salvarsi la pelle ma è solo un ragazzino che non rivedrà mai più la luce del giorno *Chi..chi siete* vuole che la sua voce sia stentorea, forte, che esca dalle sue labbra come quella di un possente comandante alla testa del suo esercito ma è un pigolio quello che giungerà alle orecchie dei due vampiri. Il piccolino avrà si e no otto anni, un piccolo angioletto dai capelli ricciolini, le guance paffute ricoperte di lacrime che lasciano due scie nere sullo sporco di carbone che gli stria le guance, piange sommesso con l'indice della mano destra in bocca lo succhia per far chiudere la ferita che si è procurato cadendo. Ma all'arrivo di Nianna non riesce a non strappare via il dito per scoppiare in un urlo di vero terrore. La mano destra che cade lungo il fianco e la prima goccia di sangue che cade sul pavimento trovando una crepa. Sembra quasi impossibile che una goccia di sangue tanto possa fare ma è forza e potere e scendendo cadrà su labbra esangui e da lungo tempo dormienti e nascoste in una stanza sotto il pavimento dell'atrio, talmente nascosta che forse solo uno dei presenti saprà trovarla. Il sangue continua a scendere, lento, goccia a goccia, e trova sempre la crepa e da li drena sino alle labbra di Liiva.

[GDR PLAY, TURNI XAR, NIANNA, LIIVA]

[DISTANZE DAL RAGAZZO PIù GIOVANE PER NIANNA 3 MT, PER XAR 5 CIRCA, I BAMBINI SONO ALLE SPALLE DEL PRIMO A DUE MT CIRCA]


NIANNA [Atrio] L’impronta di Melisande ancora nell’aria è chiaramente percepibile. Il tuo capo si piega in posa graziosa come altrettanto graziosamente si arricciano le tue labbra verso quegli umani indifesi e tremolanti, nelle cui vene si cela l’empio pasto che la Bestia impone: “Lo sento, Padre, immagino che il tu ti sia nutrito a dovere. Il sangue umano ti segna come un faro la notte oscura…” sussurrerai riferito alla nuova forza del Signore di Landaras che non si può celare ai sensi di chi condivide l’Eternità. Non sei in vena di sciarade stanotte, qualcosa continua a turbare il tuo animo, come Xarmoth ha fatto già notare. Qualcosa o qualcuno riflette la Sua dannazione sulla Tua. Uno specchio che tiene incantata la tua ira. La rabbia di colei che ancor non riesce ad afferrare la portata di quanto sta per succedere. La tua mano destra si tende in direzione del bambino, le tue labbra schioccano ammiccando per invitarlo a percorrere pochi metri e consegnarsi a Te. Consegnare la Sua vita nelle tue mani, tra le tue labbra. “Chi sei tu, Mio caro? Questa è la mia casa quindi ritengo opportuno che sia tu a presentarti per primo. Avrai la cortesia di suggerire il tuo nome dato che mi stai imponendo la tua presenza…” e se un sorriso compare tra le tue labbra, se tenebra di divincola da ogni anfratto della tua nera anima, per incantare anche il più incauto avventore, la tua volontà è ferrea e la tua mano resta tesa, nell’immortale inganno del vieni a me. E mentre quella goccia di sangue del bambino tocca il suolo, le viscere ti si contorcono; solo la tua antichità ti tiene vincolata a quel sorriso, a quella immobilità preludio della mattanza… [Tenebra I - Veggenza I]

XARMOTH [Atrio] Solleva appena il mento con fare austero, gettando ombre ancora più cupe su quel volto dai tratti marcati. Maestoso e imponente nei suoi abiti porpora e marroni, nella sua statura che forse raggiunge persino i due metri, osserva le piccole creature affastellate vicino alla porta. {Sono i garzoni venuti a ritirare le suntuose vivande per il banchetto.} Lo ha appena deciso e la sua voce riempie l'ambiente, rimbalzando contro l'atrio con toni cupi e imperativi. E' più lentamente che volge l'attenzione degli occhi neri e profondi su Nianna, a cui la frase si rivolge. {Mostriamo loro ove teniamo i cibi più succulenti e che ne prendano a volontà.} Prosegue, mentre la linea della bocca carnosa si piega in un sorriso ambiguo, ma non per questo necessariamente meno accattivante. E' una menzogna, non solo quanto dichiara, ma l'intera esistenza del vampiro. Il martellante rumore di una goccia di sangue sul pavimento non può che richiamare l'attenzione del flagello dei draghi, che infatti si irrigidisce sul posto. Non intende avanzare oltre, non ancora. Poi c'è dell'altro, l'obiettivo che lo anima questa notte. Ciò che desidera, egli farà, poichè con le sue grandi mani di guerriero intende piegare il destino. [Tenebra I - Veggenza I]

LIIVA [Stanza] Goccia su goccia - si dice - persino la pietra più dura possono erodere. E' quasi pietra, infatti, il viso su cui la prima di esse s'infrange: tagliente, privo di qualsivoglia attributo che possa ricondurlo a ciò che nella figura umana solitamente rende riconoscibile come viventi. Non vi è una mente desta ad udire quel minimo, sordo tonfo, solo un cadavere immobile, eppure l'eco flebile del sangue va a riflettersi ben oltre lo spettro sonoro. Il sangue è vita, la sua essenza, ed essa è ben più che fluido cremisi ed affannati respiri. Una singola stilla di sangue si poggia su labbra livide e sottili, ancor meno di una goccia le supera e raggiunge la gola riarsa di quel corpo inanimato, fermo con il ventre all'aria e le braccia distese lungo il busto. Solo allora, solo quando il ricordo di ciò che più rappresenta la vita inizia a farsi largo all'interno dei pensieri annebbiati del non morto, qualcosa in lontananza prende coscienza. Troppo informe perché questa sia distinta e nitida, appena sufficiente a potersi dire conscia, ma tale è il potere del sangue, il potere di riportare i morti a cacciare tra i vivi anche dopo eoni di macabra stasi. E' solo una goccia, tuttavia, e il barlume di quell'altrimenti famelica intelligenza già va per disperdersi in un arido sonno senza sogni.

MELISANDE [ Esterno - Ingresso ] Questa Notte il FATO si è impossessato di te e della Bestia, soverchiando le due entità. Per mano del Fato hai recuperato tre umani, vivendo tutto come se fosse un Sogno (non sogni spesso, vero?). Sempre per mano del Fato li hai scaraventati nella Torre per poi chiuderti fuori dal Nero Obelisco. Qui ti sei risvegliata. Ma che sei scema, Melisande? Sembra essere la stupidità l'unica spiegazione per questo tuo strambo comportamento. Indossi il vestito di lino bianco, quello da contadinotta. Stretto sul busto e che scende a campana fino ai piedi a ricoprire dei sandali anonimi, color cuoio. La massa importante di capelli corivini è stata intrecciata insieme a dei nastri bianchi e scende fino a metà della schiena con un volume non indifferente. Bianca la veste come quella che indossano le creature pure nell'anima. Tu l'anima non la possiedi nemmeno, più candida di così si muore! Indossi anche il Pendolo di Dedalo da cui mai ti separi e il ciondolo in cui è stata resa eterna una magnolia, bianca anch'essa. Questa notte dovete risvegliare la Sposa, non è così? E allora cosa aspetti, Vedova Nera dei Moth? La mano destra che cerca i raggiungere nuovamente il portone per disegnare con perizia la runa di sblocco che proprio la Sposa t'insegnò quando eri ancora neonata e dopo cercheresti di tirare verso di te l'uscio per fare il tuo ingresso. C'è un inquietante movimento in questa Torre che dovrebbe essere... silensioza. Voci socnosciute. Odori sconosciuti. Entità sconosciute. Ah! Un passo avanti, il portone che vorresti trascinare con te e i tuoi prediletti fanciulli ad una distanza che la narratrice non ricorda con esattezza, perdonatela! [Tenebra I - Veggenza I]

[ATTENDERE ESITO]

I bambini sono già nell'atrio, l'ubriacatura del sangue della loro madre rende alticcia la venefica che fa il suo ingresso trionfale nella torre oscura. Le si presenta la schiena del bambino più piccolo innanzi, quello nascosto dietro la sorella, lo vede, chissà se è stato lui ad attirarla verso quella famigliola in quel delirio nel quale ha deciso di farli suoi prigionieri per donarli alla Torre. Nianna non è certo una benefattrice, si avvicina con quel fare che appare benevolente ma che di certo non lo è per nulla. Si solleva, tremante, il martello del ragazzo più giovane *Irian è il mio nome* gli trema il mento e la voce non ha alcuna capacità di rimanere stabile alzandosi nei toni tipici del terrore. Lor Landaras decide quale sia la storia a cui devono credere racconta di banchetti e di cibo che, per chi soffre la fame tutti i giorni della sua vita, è di certo ben più avvenente di ogni altra parola che possa ascoltare *Dove??* si lascia uscire dalle labbra il piccoletto facendo un passo avanti da dietro la sorella ma poi tutto avviene in un attimo, La Torre trema, quasi fosse viva, trema dopo aver udito uno dei suoi figli, trema dalle fondamenta alla cima udendo il potere del sangue scorrere di nuovo potente a richiamare qualcuno che da tempo immemore giace. I ragazzini urlano, i vampiri sentono quel tremore, sentono qualcosa che sta cambiando o forse è già cambiato. Ed un altra goccia di sangue tocca le labbra di Liiva, le sfiora rendendole rosse come quelle di una donna che si faccia bella per il ballo.

[GDR PLAY, TURNI: LIIVA, XARMOTH, NIANNA, MELISANDE]

LIIVA [Stanza] Ancora. Ancora sangue. L'incarnato eburneo dell'albino si macchia di rosso, come se fiori amaranto esplodessero poco alla volta sul suo viso. Il suono che ciò emana è grottesco, un flaccido tonfo che ricorda quello della pioggia su tetti di legno marcio. Eppure è più che sufficiente perchè nelle ombre dei pensieri si aggroviglino, si amalgamino e si compongano in qualcosa che ricorda un impulso, che traccia i segni di un istinto primordiale, ben più antico di quel cadavere, ma non altrettanto decrepito. E' un istinto pulsante, l'impulso blasfemo di una sete e di una fame che nessun povero stalliere o fetida sguattera potrà mai provare, neppure nel più triste dei giorni, neppure sotto il peso della miseria più greve. Non sono parole, quelle che abbandonano quel corpo vestito di stracci scuri. La gola ha dimenticato come annodare le lettere e versare insulti. Non vi è neanche alito in quel torace segaligno, parco di una magrezza innaturale ben prima di essere svuotato di palpiti o emozioni. E' più simile ad un rantolo, ciò che sibila nella stanza buia. Ricorda il suono che fa la legna bagnata sul fuoco, quasi stesse per schioccare, tenendo in sospeso il proprio fumoso fiato. Quei pensieri, tuttavia, quelle voglie, si coagulano in un preciso bisogno: ancora sangue.
XARMOTH [Atrio] Tutto intorno a lui la morte danza intorno alla vita. E' quest'ultima ad assorbire lo sguardo del vampiro, che dal sangue sul pavimento sale alle tre bestioline accatastate davanti all'uscio. Tuttavia non replica alla domanda, preferendo sollevare entrambe le braccia con lentezza disarmante, fino ad incrociale di fronte all'ampio petto, lì dove il porpora della casacca lascia il posto al muso felino in atto di mostrare le zanne. La superficie pallida della fronte spaziosa si increspa con due lunghe rughe, che rendono il volto lo specchio di un volto severo. Gli zigomi alti, con le ombre che scavano le guance, il mento squadrato e quel naso, un tempo diritto, ma ora schiacciato da scontri con pugni e con ferro, tutto si intona con la bocca carnosa, un cui angolo trova la voglia di alzarsi in aria di fastidio. Ai suoi sensi non mancherà di arrivare che ancora una volta il destino ha preceduto i suoi atti, adesso che non li ha negati, e la bestia degli Allen, tra orrendi vagiti e digrignare di denti, tornerà a questo mondo. {Sotto di noi.} Infine sputa fuori le parole, un'ovvietà forzata che chiunque doveva sapere in risposta al ragazzetto. Ed infine, lo spalancarsi della porta, il generarsi di altro trambusto satura la pazienza del tiranno. Gli occhi si assottigliano, lo sguardo nero e feroce si getta tra le ombre, scalciandole via, per puntare chi si addentri nell'edificio [Tenebra I - Veggenza I]

NIANNA [Atrio] I tuoi occhi verdi dirigono la loro malia verso il pavimento come attirati da un oscuro male. Tanto oscuro da far vacillare il tuo interesse per quegli umani che dovrebbero solleticare oltremodo la tua ragione senziente. La tua mano destra vorrebbe ritirarsi verso il corpo immortale, richiudendosi come la corolla di un fiore al tramonto. Vorrebbe richiudersi ma non lo farà, no. La Vedova Nera fa il suo ingresso foriera di doni ma la tua attenzione, Lady Allen, sembra tutta rivolta, alla scia che quella goccia di sangue puro ha percorso e che or sembra inghiottita dall’impiantito. Sei costretta a rimandare tutte le spiegazioni e tutte le doverose presentazioni a data da destinarsi, come si dirà in tempi più moderni. Sei costretta, Nianna La Bella, perché il dannato Atrio sembra vivo. Tanto vivo da farti quasi perdere l’equilibrio, che ti proporrai di riguadagnare allargando i piedi. Portando il piede destro sopravanzato al sinistro di circa un passo. E se questo ancora non bastasse, cercherai di contrastare il tremore intestino alla tua magione, piegando un ginocchio a terra (il sinistro) e poggiando la mano destra, che ancor dovrebbe risultare implorante, col palmo al suolo alla destra del tuo corpo. Non puoi negare ormai, quella dissidenza che provavi prima che questa notte entrasse nel vivo, si sta tramutando in incubo. Una piaga che ritorna a glorificare le sue e le tue notti. Inutile nascondersi, qualcuno si cela tra quelle pietre che, finora, sembravano regalare solo il fondamento per la battuta del piede. I tuoi sensi si tendono come una corda di violino ad esplorare e saggiare questa novella promessa, incuneandosi tra la calcina e le pietre, con la perizia del tuo grado e del tuo rango. Quello status che ti permette ora di lasciarti scappare poche sillabe improduttive, mentre i tuoi occhi verdi si spalancano in una breve ma intensa rivelazione: “Allen…” [Tenebra I - Veggenza I]

MELISANDE [ Atrio ] Tre ragazzini. Uno avanza, timidamente. E' il più piccolo. Ha una vocina stridula che t'indispone. Maledetti umani bambini, sempre a piangere e tirar fuori mocciolo. Nianna. Sposti sulla Rossa Cattiva il tuo sguardo violetto come a dire: ti vedo, Nianna la Bella, ho ricevuto la tua lettera e sono qui. Ma qualcosa (sensazioni femminili, è ovvio) ti dice che non è questa la Notte prescelta per risvegliare colei che ti ha donato forzatamente la Non Vita. C'è un'altra presenza nell'aria. Lo sguardo si sposta sull'energumeno che la figura della Allen non riesce a nascondere affatto: capelli candidi come la tua veste e occhi neri come i tuoi capelli. Terribilmente alto. Puzza di Moth, come te d'altra parte. Ma la sua essenza ti sembra più concentrata e riesci a fare anche tu due più due, malgrado il tuo essere ebbra. Xar dei Moth? Lasci danzare l'interrogativo nel tuo Sguardo. Ma ancora non è finita perchè ci sono ancora due o tre cosette inquietanti da identificare. Le Ombre della Torre si agitano, inquiete, e si muovono ad un ritmo feroce... E il Nero Obelisco infine trema, scosso da qualcosa di più profondo di un banale terremoto. Urlano i ragazzini. Socchiudi le palpebre, cercando di posare la mano destra sul portone, quasi come se volessi sentire la Torre. Non stai capendo, ovviamente... E come potresti? [Tenebra I - Veggenza I]

[ATTENDERE ESITO]

La torre trema, trema in risposta al suo figlio che ora ritorna, risponde al suo desiderio di sangue chiedendo ai suoi figli di accontentare il fratello. Xarmoth trema sulle possenti gambe, si regge in piedi ma una grossa crepa parte dal suo piede destro, la sente aprirsi e correre verso la sua sinistra, la sente, la percepisce muoversi veloce come una saetta sino al salottino attiguo. Nianna si inginocchia, la signora della Torre ha compreso, è chiaro ora nella sua mente il messaggio, uno dei figli della Torre giace nelle sue stesse fondamenta, lo sente attraverso quel tremore. Melisande si sorregge alla porta, la confusione regna e sarà lei a dover fronteggiare il ragazzino che ora, con l'indice destro sanguinante si volta verso di lei con due occhi enormi *Ho pauraaaaaa* le grida mentre il suo sangue si dona a Liiva drenando dalla crepa sino a lui richiamandolo sempre con più violenza. Un assordante suono dal salottino li proprio dove finisce la crepa che si è aperta ai piedi del padre dei Moth.. e se si sposteranno in quella stanza vedranno un enorme buco aperto sul pavimento, largo due metri e profondo 15..e da li sentiranno provenire il richiamo del loro stesso fratello o della Torre che li attira verso di lui.

[GDR PLAY, TURNI: NIANNA, MELISANDE, XAR, LIIVA - SIETE A 5 MT DALLA STANZA CON IL BUCO NEL MEZZO, IL PIU' VICINO E' XAR]

NIANNA [Atrio] Non perdi nemmeno uno degli istanti di cui solitamente ti fregi con noia. “Con me!” saranno le parole con cui suggellerai i tuoi intenti che non sarebbero altro che quelli di riaverti sulle gambe, flettendo il ginocchio piegato e, sfruttando quanta più celerità concessa dall’immortalità e perizia nell’utilizzo delle armi lascerai che la mano destra si porti sul fianco sinistro, sull’elsa di Malia, che sguainerai aggraziata e sicura. Il verde dei tuoi occhi si confonde con il rosso della tua urgenza, della tua sete mista passione, brama instillata da quella nuova scoperta. Corri, Lady Allen, corri se puoi a perdifiato; un fiato che mai più spezzerà il tuo ritmo, verso la stanza laterale dell’atrio, li dove quella voragine inflitta alla Torre spalanca le sue crudeli fauci. Un salto da circa 50 cm dal bordo sarebbe il gesto atletico con cui vorresti accompagnare la tua pazzia. Desiderosa di raggiungere finalmente qualcuno del tuo sangue, incurante del pericolo o forse semplicemente troppo arrogante per prenderlo in considerazione, vorrai raccogliere le gambe flettendole il più possibile per attutire eventuali colpi di caduta, mentre i tuoi piedi si staccano dalle dure pietre, lanciandoti dentro il buco. E se cadrai e mentre cadrai, entrambe le tue braccia coi gomiti serrati ai fianchi ad angolo ottuso, si raccoglieranno in vista di dover probabilmente rotolare. O forse no. Ad altri l’ardua sentenza [Tenebra I - Veggenza I – Celerità IV - Esperienza Armi da Guerre Leggere Liv. (ben) 1]

MELISANDE [ Atrio ] I Doni di Sangue ti permettono di percepire la pietra che si sgretola, la roccia che si frantuma e il marmo che si spezza (ah! quel povero marmo nero, scintillante!). E così, da qualche parte, dovresti poter notare anche tu che quella breve ma intensa scossa ha portato a delle conseguenze che possono essere... diciamo permanenti. Una crepa che intravedi soltanto visto che il ragazzino si pone in modo tale da esserti da impaccio. Ti mostra quel ditino sanguinante e niente... frigna. Ha paura. L'aria cambia, diviene ancora più pesante e Satura di elettricità. Avresti paura anche tu in altre circostanze, ma non è più permesso provare emozioni, nemmeno quelle più sane come la paura. Il mondo sta cambiando. Lo senti nell'acqua (?). Lo senti nella terra. Lo avverti nell'aria. Sempre con la mano destra sul portone cerchi di piegare leggermente il busto in avanti, per avvicinarti al viso del moccioso {Oh, non preoccuparti tesoro mio. Tra qualche minuto inizieremo un gioco, sei contento?} Tono dolce che vuol essere anche rassicurante, quello che usavi per far star buona Dhaanna {Conosci il gioco del Gatto contro il Topo?} Cerchi di sorridere ora, senza mostrare i denti {Ma ora smettila di piangere e muovi i tuoi piedini: dobbiamo raggiungere gli altri.} [Diplomazia liv3] Così cercherai di indicare, con la mano destra, la stanza che prima era e ora non è più. [Tenebra I - Veggenza I]

XARMOTH [Atrio] La crepa si apre sotto lo stivale sinistro del vampiro, ed egli piega le gambe muscolose, mostrando entrambi i palmi rivolti al suolo, con quelle grandi braccia che si separano dal corpo massiccio per donare equilibrio alla figura. E' un moto studiato, di chi si intende di armi e battaglie, di chi ha combattuto contro uomini, bestie e persino dèi. La posizione che vuole farne risultare seppure non ben dritta sulla schiena con austerità, di certo non nasconde in alcun modo la sua impressionante statura. L'ordine di Nianna lo sfiora, mentre con la cautela di una pantera fa per tornare ben dritto. {Noto che avete avuto cura della torre, in questi anni.} L'ironia scalcia al di là delle labbra e si getta nell'aria attraverso quei toni profondi che il Lord di Landaras possiede. Nonostante ciò, non sembra intenzionato a muovere un passo, almeno non fin quando non lo abbiano preceduto la creatura della notte a lui sconosciuta e quella piccola torma di fanciulli. E' sulla prima, la donna che odora del suo stesso sangue, che fissa la propria attenzione. Uno sguardo cupo ed intenso, che la spoglia di ogni veste, di tutta la carne, che le scava dentro la cassa toracica fino ad annusarne il cuore. Storce il naso, una linea che è stata schiacciata dal tempo e dalle battaglie. {Progenie.} Si fa testimone della verità, con un austero autocontrollo che sgorga dalla gola e dalle bocca larga e feroce. Di Liiva, per il momento, non si cura. Gli Allen agli Allen, i Moth a LUI. [Tenebra I - Veggenza I]

LIIVA [Stanza] Ringhia senza voce, sibila senza lingua. Una coscienza fatta di intenzioni violente e contro natura, in grado di volere, ma non di rivestire con la propria empia ed incorporea sostanza un vascello di ossa e di pelle per poter esigere ciò che brama. Se è vero che la volontà degli immortali è tutto ciò che di vero loro rimane dopo l'abbraccio delle tenebre, allora il non morto dalle pallide carni non è mai stato più puro ed essenziale di quanto non sia in questo istante. Intenzione, nient'altro che la brama malevola alla base di ogni basso istinto umano. Senza freni, capricciosa ed irascibile come l'ingenua cattiveria dei bambini. Si dibatte, quel grumo di pensieri. Fustiga le mura della torre con la propria frustrazione, insultato da quelle poche stille cremisi appena bastevoli per allontanarne le voglie dalle nebbie del torpore, ma non tali da infondere a quel mucchio di carne e stracci abbastanza vigore da poter appagarne i desideri.

[ATTENDERE ESITO]

Nianna si muove, la scena si spacca su due palcoscenici differenti, al piano inferiore ora i due Allenm, colui che deve risvegliarsi e colei che lo sta cercando e al piano superiori i Moth. Melisande cerca di blandire il piccolino che crede alle sue parole così come ci credono i fratelli, la loro velleità di combattere è ormai dissolta e ora attendono che sia la venefica a dire loro cosa fare. Xarmoth studia Melisande, la spoglia di ogni sua parte, la studia, quasi la scompone fino a penetrarne la essenza più nascosta e riconoscendola come sangue del suo sangue. Nianna si lancia in quella crepa, riesce ad appallottolarsi e giungerà sul fondo con grazia posando entrambe le piante dei piedi ed ammortizzando il colpo. E li per lei il richiamo sarà forte, sentirà la presenza di Liiva in quel lungo tunnel che è rimasto celato a chiunque non conosca la torre per lunghe decadi. Se lo percorrerà troverà il vampiro in una nicchia, nelle profondità di quel cunicolo, disteso, una nicchia profonda sei metri, larga e lunga 10 mt. Non vi è acqua ma è palese che nella notte dei tempi sia stata usata come vasca, un gorgoglio d'acqua oltre la parte e lui innanzi a lei ringhiante ma ancora in quello stato di veglia ormai cosciente e molto pericolosa.

[GDR PLAY, TURNI XAR, MELISANDE, LIIVA, NIANNA]

MELISANDE [ Atrio ] I bambini ti seguono. Ottimo! Dovresti poter passare -momentaneamente indenne- accanto a Xar dei Moth per raggiungere, ad un certo punto, l'orlo della voragine a circa una trentina di centimetri dal bordo frastagliato del marmo spezzato. Ah, interessante. Rumori molesti provengono dal cratere e forse qualche nuvoletta di polvere infesta l'aria. A te non dà fastidio, ovviamente. Cerchi di volgerti verso il gruppo dei tre mocciosi, cercando di piegarti nuovamente in avanti con il busto {Il gioco sta per cominciare!} Esclami, cercando di sembrare deliziata {Ho deciso che voi sarete i gatti, i predatori e la Signora con i capelli rossi sarà il topolino.} Gli spieghi le regole, ovviamente. Annuisci, per dare maggior enfasi alle tue parole. {I Gatti cadono sempre in piedi, non è così? E poi rincorrono i topolini, velocemente. E allora forza, bambini miei, raggiungete il topolino! Correte a ricorrerlo! Chi li trova per primo vince... e decideremo insieme il premio.} Un sorriso, dolce... dolcissimo. Angelico. Come potrebbero resistere a quel gioco? Come potrebbero resistere ai tuoi occhioni sinceri? [Diplomazia liv3] {Al via! Pronti... Partenza...} Cercherai, poi, di spostarti dalla loro traiettoria cercando di muoverti di almeno due metri in direzione opposta rispetto a dove si trovano i ragazzini tendando comunque di costeggiare la voragine mantenendoti ad almeno 30 centimetri dal baratro. {VIA!} [Tenebra I - Veggenza I]

XARMOTH [Atrio] Si lascia sfilare davanti la vampira generata dall'albero cresciuto attraverso il suo sangue e i bambini, seguendo il gruppo che mescola i vivi con i morti con gli occhi feroci e nerissimi. Poi subito dietro alla mora erudita di veleni, egli incede. Le resta a ben poca distanza, tanto da farle avvertire pesante la sua figura massiccia e composta che avanza con passi marziali, facendo rintoccare gli stivali sul pavimento liscio, adesso crepato. Infine, se vede il giovane sangue pronto a scattare in quel gioco ingannevole che li vede gatti, ma i topi sono invero dei morti famelici, è allora che farebbe per buttarsi all'avanti, avanzando con tre passi più rapidi e piegando le spalle all'avanti. Vorrebbe gettare il braccio destro per acciuffare in una presa ferrea delle dita l'ultimi dei pargoli, quello che gli altri non vedono perché è stato lento o ha esitato. Brama di stringergli la casacca in quella sua grande mano piena di cicatrici, per tirarlo con violenza verso il suo petto. E già l'altra mano, la sinistra, avrebbe premura di tappargli la bocca, così che non possa richiamare l'attenzione di nessuno. {Senza esagerare. Ai leoni la carne che meritano, ai cani quel che resta.} Sentenzia, con un tono noncurante, ma pur sempre cupo per ciò che le parole nascondono. [Tenebra I - Vigore III Passivo]

LIIVA [Stanza] Non c'è direzione, o suono, o colore, nel vuoto dei sensi che è la consapevolezza dell'immortale. Il concetto di percezione stessa sfuma e si stempera, incapace di interpretare pienamente ciò che accade nelle prossimità del suo ricettacolo marmoreo. La Torre si scuote con lui, questo l'ha capito. Ha inteso che il proprio disprezzo per ogni cosa pura e giusta è colato tra le pietre dell'edificio, sicché nei pensieri espansi del torpore malta e mente sono un tutt'uno. Quasi percepisse il movimento attorno al proprio esangue cadavere come se le altre creature in movimento fossero corpuscoli all'interno delle proprie vene, l'istinto andrebbe ad affilarsi verso ciò che è cascato dalla crepa nella roccia della torre. Risuona, quella presenza. Risuona come un eco familiare ed al tempo stesso udito per la prima volta. Le emozioni sono precluse a chi ha varcato il velo della morte, ma l'istinto è ben più coriaceo dell'anima e rimasugli di panico e violenta frustrazione increspano quel germe di volontà poc'anzi fatto come lama sottile al fine di percepire quanto meglio possibile l'avvicinarsi di un altro non morto. Egli, il pallido, è impotente ed immoto di fronte a quanto si consuma attorno a lui. Una sensazione dimenticata, abbandonata prima di compiere l'ultimo passo da vivente, quando ancora era preda e non cacciatore. Paura e sangue, sangue e paura. Pensieri ed immagini elementari che si inseguono a vicenda in un vortice caotico.

NIANNA [Tunnel] Salda sui piedi ti raddrizzi in tutta la tua postura che certo non è paragonabile a quella del Lord di Landaras ma obiettivamente ragionevole. I tuoi sensi dannati ti dicono che sei vicina alla meta, al tuo desiderata. Il tuo stesso sangue, Liiva Allen, si rimescola in quelle viscere di pietra che, dimenticate, sono divenute il suo monumento tombale. Egli si dibatte, egli cerca altro sangue in quella sete che ai tuoi sensi non si può certo nascondere. Rinfoderi la spada con la stessa leggerezza con cui l’avevi sguainata. La bestia immonda ti guida verso un nuovo destino. Un destino che devi raggiungere percorrendo quel tunnel, quell’antro che sei desiderosa di esplorare come se da questo dipendesse la tua non vita. Ma i tuoi sensi ti raccomandano altro in questo momento. La Vedova Nera dei Moth, che solitamente incarna la grazia e la temperanza, decide per la prima volta in tutta la sua esistenza dannata, di tentare la strada della rozza impazienza. Mentre la sua voce che spiega un nuovo gioco ai bambini, ti raggiunge, la tua mente si apre a quella assoluta verità. Sta per lanciarli o quanto meno convincerli ad autoinfliggersi un salto nel buio. Che la Dannazione Ti porti, Melisande! avrai il solo tempo di pensare prima di cercare di individuare la traiettoria del primo lancio, ponendoti con quanta più celerità possibile a target, li dove sospetti il primo moccioso cadrà, allargando le braccia come se fossero una culla. Se fosse possibile per te afferrarlo, cercheresti di farlo con quanta più forza possibile, trattenendolo a te ma al contempo flettendo le ginocchia per attutire il colpo. E se per questo al ragazzino dovesse essere arrecato danno, te ne farai sicuramente una ragione. Se fossi riuscita ad afferrare il primo, lo butteresti in un angolo per poi procedere col secondo. Il terzo probabilmente soffrirà tra le sapienti mani del Padre dei Moth. E solo il Fato saprà se e quanti sarai riuscita ad afferrarne. E solo il Fato potrà dirti se ora potrai percorrere insieme a loro questo cammino che ti porterà a Liiva [Tenebra I - Veggenza I – Vigore Passivo IV – Celerità IV]

[ATTENDERE ESITO]

Un piccolo tiro di dado per Melisande da 0-50 l primo bambino salta.

MELISANDE ha ottenuto: 42

Un altro dado per Melisande con diplomazia 3 per vedere se dopo il salto il secondo segue il destino del fratello.

MELISANDE utilizza [Diplomazia 3]: 24 + 60 = 84 su 75 (Prova riuscita)

Un tiro netto per Nianna, da 0 - 50 afferri solo il primo, da 51 a 70 entrambi, da 71 in su cadono entrambi sfracellandosi.

NIANNA ha ottenuto: 56

Il dado è tratto nonostante non via siano fiumi da attraversare. Melisande riesce a convincere il bambino piccolo e la sorella a buttarsi nel buco, Nianna riesce a prenderli entrambi in quello che per loro ora è divenuto un gioco, Xarmoth trattiene per i Moth il ragazzo più grande quello con il martello che ormai non stringe nemmeno più tra le mani con forza tanto che gli cade a terra ai piedi di Lord Landaras. Nianna può portare le sue vittime sino a Liiva e ciò che accadrà non è più decisione del fato ma di un destino già scritto, cosa faranno i Moth del ragazzo rimasto al piano superiore diviene superfluo, tutto si compirà come deve essere.

[GDR PLAY, TURNI XAR, MELISANDE, NIANNA, LIIVA - FINITE PURE IN AUTOMASTERING, QUEST END]

NIANNA //Grazie Master Alias! :*

XARMOTH [Atrio] Trattiene il ragazzo tra le sue braccia possenti, con la fermezza che ricorda quella di una statua, tanto poco fa in confronto alla creatura viva che si dimena. Gli tappa la bocca e gli serra la nuca contro il petto, mentre la mano destra lo solleva per le vesti, come fosse uno spaventapasseri e non un essere dotato di pensieri, sogni, speranze. {Il nome. Adesso.} La bocca si muove, due labbra carnose appena rosate sul pallore del volto, eppure spadroneggiano tra il mento voluminoso, il naso schiacciato e gli zigomi alti e sporgenti. Il tono della voce vibra su note basse e imperative, che si rivolgono a Melisande. Esige di sapere, non chiede mai, il signore dei Moth, perché tutti loro gli appartengono, ora e per sempre. Non aggiunge altro, limitandosi a fissare la vampira con quegli occhi incavati, contornato da ombre che scompaiono, divorate dal nero intenso delle iridi. Quando la maschera cala, in un attimo, non finge nemmeno più di respirare, o di essere davvero umano. Sfumature più livide gli dipingono i tratti, contrastando con il candore niveo dei lunghi, lisci capelli. E' il flagello dei draghi in tutta la sua maestosa, terribile verità. Vigore III Passivo]

MELISANDE [ Atrio ] Il primo bambino si butta, viene recuperato dal topolino-Allen e poi viene scacciato per permettere al ''roditore'' di recuperare anche la seconda mocciosa. Il terzo, invece, viene afferrato dal Moth più antico verso cui, ora, sei costretta a rivolgere tutta la tua attenzione. Ebbene... Volevi incontrarlo, no? Eccoti accontentata, Melisande dei Veleni. Il tono basso della voce dell'Antico fa vibrare l'aria tra di voi. Lo guardi abbandonare la tenebra, senza tuttavia ancora rispondere. E lo imiti, lasciando al ricordo gli occhi ametista in favore di un paio di iridi del colore delle braci ardenti che sono simili alle sue. {Vedova Nera dei Moth, vostra grazia.} Replichi. Non vi è ironia o sarcasmo nel tono della voce che è divenuto improvvisamente piatto {I vivi mi conoscono come Melisande D'evreux di Shahrizai}. I muscoli sono tesi, l'istinto ti suggerisce di non abbassare la guardia. Lui è l'immortale che hai ritenuto squilibrato ancor prima di conoscerlo. [Veggenza I]

NIANNA [Tunnel] Afferri i mocciosi quanto più saldamente possibile. Entrambe le tue mani si chiudono in una morsa d’acciaio ai polsi di quelle infelici creature. Si, il loro Fato è decisamente segnato. Li trascinerai, percorrendo quei 10 metri che ti separano da quell’apertura ove Liiva (di cui non conosci ancora il nome) giace con le labbra ancora sporche di quell’unica goccia di sangue. Se ti fosse riuscito di imporre questo giogo, muovendo i tuoi passi fino alla sua stessa genia, lo guarderesti con infinita dolcezza dal bordo della vasca. Piegheresti persino il capo al lato della spalla: enfasi della tua gioia. Un sorriso di tenera consapevolezza muoverebbe quell’incantevole tua bocca che ora ritornerebbe livida ed emaciata. La Suprema Bugia del Sangue verrebbe rilasciata in virtù della tua vera natura proprio un istante prima che tu spinga entrambi i ragazzini giù per la scalinata che ti consentirà di raggiungere la tua stessa carne. Li spingerai violentemente, come se da quel gesto, da quell’unico gesto dipendesse il tutto creato. Non ti fermerai a capire se la caduta abbia inflitto loro del danno, no sei assolutamente scevra da qualsiasi pietà. Ti limiterai ad incedere dal bordo fino a dove li hai fatti rovinare, per riafferrarli e trascinali al lato di colui che dorme e che si dibatte nel sonno. Ti inginocchierai vicino a lui, all’altezza della sua testa velata di sporcizia che stenterai a considerare, così avvinta dalla magia del riconoscimento. Poi piegherai il capo, verso le sue labbra, avvicinandole tanto da sfiorarle, perché le vostre dannazione siano fisicamente vicine. Ti moderai la lingua e lascerai che il tuo sangue coli sulla sua bocca. [Veggenza I – Vigore Passivo IV]

LIIVA [Tunnel] E di nuovo, goccia su goccia su goccia. Non più il dolce nettare di un giovane virgulto, linfa vitale ed esuberante, ma un fiele amaro e stantio. Non si tratta di poche, irrisorie gocce, questa volta: il sangue sgorga. Un sangue antico e malato, un sangue che non dovrebbe scorrere nelle vene da cui fluisce e che reca in sé la più grande delle maledizioni e cura per ogni afflizione umana. Veicola l'eternità, il sangue di lei. Catalizza la reazione per cui l'anima decrepita del diafano vampiro vien risucchiata dalle membra materiali di questo. {Ancora...} Il pensiero si fa nitido a sufficienza per delineare il desiderio, forte abbastanza da imporsi attraverso la densa ed informe cortina di elementari bisogni, istinti e paure. Si vanno a formare figure più precise, ed un concetto di ''sé'' inizia a scrostarsi di dosso la polvere del tempo. Non muta il pallore esangue di quel volto: non c'è maschera o inganno che possa occultarne l'ironico candore, sicché un reticolato di vene - fine, inizialmente - si ramifica attorno alle labbra di quel viso tagliente, trasportando il sangue maledetto goccia per goccia in corpo al vampiro. Occhi rossi e dall'aspetto malato si rivelano nell'ombra più scura, niente più che una fessura scarlatta e incapaci di vedere. Se è vero che il momento della nascita costituisce un trauma tale che la mente umana lo rimuove, onde permettere al nuovo nato di potersi formare senza il fardello di quell'orrore, niente di questo crudo mosaico di concetti brutalmente associati viene risparmiato al non morto. Tempi bui e gonfi di pianto si avvicinano, perché nella notte un altro immortale va destandosi.

[GDR PAUSA – Buonanotte]
Xarblabla
00venerdì 27 maggio 2016 00:51
Melisande - Xarmoth | Parte II - Spogliati, Melisande!
XARMOTH [Atrio] La grande mano che riempie il volto del ragazzetto si serra, ma le dita non sbiancano, tanto pallide sono, adesso che non si cura di apparire mortale e, rivelata la sua vera natura, è solo un cadavere animato da sete e potere. Non batte le palpebre, mentre a lungo fissa la figura di fronte a lui, su cui la sua ombra, persino più scura del buio presente in sala, si proietta magnifica e terribile. Il giovane umano si dimena sempre con maggior flemma, fino a smettere quel debole scalciare, privo di sensi. Lo allunga, senza sforzo, verso la vampira, con la silente pretesa che ella lo sostenga, perché lui adesso semplicemente non lo vuole più. [Moth se io lo dico.] La bocca pronuncia parole mantenendo una linea piatta, gelida come quell'antico nord che un tempo ha cesellato gli zigomi alti e sporgenti, il mento squadrato, la fronte spaziosa ed il naso, che da dritto guerre e duelli hanno reso schiacciato. [ Noi siamo vivi, se lo vogliamo. Lo eravamo prima di essere ciò che siamo.] Adesso piega le labbra carnose: quel che ne risulta è un sorriso animato da una naturale ironia, inquietante, visto che alcun calore attraversa la pelle cadente. [ Ma non siamo questo.] Si indica, brevemente, a mano aperta. [Siamo ombre di un altro tempo, di un altro spazio, che hanno occupato corpi e memorie.] Il sorriso svanisce in fretta, facendo posto all'austera posa che così bene gli si addice, a quell'alto tiranno. [Non pretendo che capiate.] Decide per lei. [Ditemi.] Aggiunge, ma non fa altre domande, perché lui, il Signore di Landaras, non ne ha bisogno.

MELISANDE [Atrio] Il vestito di lino bianco che prima ti calzava perfettamente addosso ora pende e sfiora con il pavimento. Con la morte hai perso consistenza: la pelle flaccida e grigiastra, lo scheletro del corpo in generale e del cranio più in particolare sono perfettamente visibili dietro il sottile strato di pelle grigiatra. Così visibili che quasi uno studioso potrebbe imparare il nome delle 206 ossa e delle 68 articolazioni. Ma non i muscoli, quelli sono stati corrotti dal veleno che ti ha iniettato la Sposa dei Moth: il suo Sangue. I capelli sembrano stoppa, altro che lucino crine corvino. Con gli occhi dalle iridi cremisi osservi la scena del tuo antenato che stringe il ragazzino che, dopo aver combattuto con la tenacia dei suoi anni, alla fine decide di cadere nell'oblio. Saggia decisione, moccioso. Il peso morto in questione ti viene recapitato con parole che vagamente sanno di minaccia. Moth se io lo dico. Squilibrato. Come se tu avessi scelto di essere una Moth piuttosto che una Allen: a te piaceva la Vita, non è stata una tua scelta quella di morire. Vorresi dirglielo ma persino la Bestia che solitamente ti istiga questa sera si nasconde dietro le gonne di colei che fu umana. Ricevi con mala grazia quel pacco indesiderato: il Sangue non canta più come prima ora che è svenuto. Lo sostieni con le mani scheletriche giusto il tempo di spostarlo alla tua sinistra [Vigore II (Passivo)] e poi lo lasci ricadere sul pavimento di marmo nero, il tutto senza staccare lo sguardo dall'antico. Non andrà da nessuna parte, il moccioso. Xar, invece, è pericoloso: non distrarti Signora dei Veleni. Lo ascolti. Squilibrato. Ditemi. Cosa? {Meglio non affaticare la mia testolina. Dopo tutto sono una donna.} Che senso hanno le tue parole, Vedova Nera? [Veggenza I]

XARMOTH [Atrio] Il mento sfugge in alto, mentre la testa si piega un poco all'indietro. Questo gesto accentua l'altezzosa postura del vampiro e in qualche modo lo allontana dalla sua interlocutrice, almeno simbolicamente; fa un passo avanti, infatti. E' un'unica, lunga falcata, prima di sostare di nuovo, immoto come la statua di un imperatore di cui il nome s'è perso nel tempo, così come le gesta, ma sembrano essere state cruente, se non anche grandiose. [Non essere condiscendente con ME.] I toni bassi vibrano cupi, per poi esplodere quando calca l'ultima parola, senza gridare, ma caricando nella pronuncia di quella piccola sillaba tutta la ferocia della sua bestia, antica e spietata. Riassume in un istante la compostezza, poiché solo le labbra si sono alterate, così come gli occhi, nerissimi, che forse hanno avuto un riverbero rosso, o forse è stato solo un lontano raggio di luna, filtrato da chissà dove. [Ditemi della casa dei veleni.] Torna al voi, formale nella propria maniera superba e la voce si raffredda. [Vi sento l'odore addosso.] Inspira due volte, forzatamente, dilatando le nari di un naso che ha visto tempi migliori, ma che ha fatto pagare ogni pugno, ogni ferro che l'ha anche solo sfiorato, con l'eterno oblio dell'immobile morte. [Un odore che conosco molto bene ed un tempo ho scelto per forgiare la più meritevole di voi...] La frase rimane in sospeso, mentre l'incarnato pallido si tinge di vita di nuovo. Le ombre più viola che gli gravitano sui lineamenti scompaiono, lasciando il posto ad un tiranno massiccio che sembra perfettamente vivo. [E ditemi tutto ciò che debbo sapere di voi.] Di nuovo muove gli angoli della bocca in un sorriso, impregnato di un sarcasmo lontano. L'accento, completamente assente, lo rende di ogni luogo e nessuno, perché non vi è un posto dove sia voluto, eppure in ogni posto lascia l'impronta del suo passaggio, per sempre. [Tenebra I]

MELISANDE [Atrio] Se l'Entità che ha presto il posto della tua anima potesse in qualche modo sparire sono certa che lo farebbe, magari buttandosi in quella stessa voragine in cui è sparita la Allen con i due ragazzini. Ma non si può fuggire, non da una creatura del genere. E quindi rimani perfettamente immobile a guardarlo dal basso verso l'alto. Non arretri quando lui avanza e cerchi di non manifestare in alcun modo il disagio che ti provoca la sua presenza. AH, L'ORGOGLIO! Di tutto ti ha privata la Non Vita, ma non dell'orgoglio... poteva eliminarlo, no? Quando vuoi sai essere davvero altezzosa, Signora dei Veleni. [Volontà liv3] "Un tempo ho scelto per forgiare la più meritevole di voi". Ah, interessante. Allora quello che ti ha detto Ithilbor è vero. Ci fu una Moth nella Casa dei Veleni, un Gran Maestro Immortale proprio come te. Dov'è? Ordina. Ordina. Ordina. E' irritante, come minimo. [Prima voi.] Fiammeggiano gli occhi. Ribellione adolescenziale? [Veggenza I]

XARMOTH [Atrio] Un altro mezzo passo, con lo stivale destro che calca il suolo come dovesse piegare il pavimento già crepato dal crollo recente, seguito poi dal sinistro in ritardo. Si piega, incurvando le spalle all'avanti, poiché altrimenti non le offrirebbe che l'ampio petto, tanto è alto l'antico vampiro. [Incontrai l'essere chiamato Cole proprio nella sala comune di questa torre.] Comincia quel che sembra essere solo l'inizio di una lugubre storia. Gli occhi si allargano e sulla fronte si disegnano poche rughe in un'espressione di scherno. Persino la voce profonda assume il medesimo intento, fermo restando che è cupa per natura. [Egli tentò di fuggire ed io lo colpii] Il pugno destro, serrato di scatto, batte sul palmo sinistro con forza inaudita e non è solo vigore fisico, ma la sua essenza più vivida e spaventosa a guidarlo. [Tre volte.] I due battiti successivi delle mani mimano il gesto dell'urto. Poi si separano e le dita tornano ad aprirsi, un braccio ad affiancare il corpo massiccio, mentre indice e medio destro, uniti salgono, volendo raggiungere e sfiorare la guancia di Melisande, con una delicatezza che pare impossibile ad una figura tanto imponente, con la pelle delle dita tanto ruvida a forza di imbracciare metallo lucente. [Raggiunse la porta, stremato. Fu allora che lo morsi.] Non mima, non ve n'è bisogno. La sua grande bocca rosata è famelica, persino mentre articola semplici parole. [La sua anima si dimenava, oltre i confini del sangue. Fu allora che compresi che noi siamo vivi. Nessun morto avrebbe così tanto timore del nulla.] conclude, restando proprio faccia a faccia con la sua interlocutrice, volendo proseguire più in basso con quella carezza, lungo la linea della mandibola fino al collo. [Vigore III Passivo]

MELISANDE [Atrio] Ancora mezzo passo. Siete vicini, troppo vicini. Ha invaso il tuo spazio vitale (?). Ma anche questa volta t'impedisci di arretrare e rimani rigida e immobile ad osservarlo. Nemmeno respiri ma, d'altra parte, quello non lo fai mai. S'incurva la schiena del Moth antico, cercando di colmare -quasi inutilmente- quei trenta centimetri abbondanti che vi separano. E poi parla. Racconta una storia che non conosci, è espressivo mentre parla. Aveva ragione la Allen nel dire che Xar dei Moth è intenso, per quanto possa essere intenso qualcuno che ha perduto l'Anima e ha ricevuto al suo posto una Creatura rabbiosa. Il pugno destro si abbatte sul sinistro, improvvisamente. E' eco delle sue parole. Le spalle si raddrizzano quasi a volerti allontanare da lui. Il colpo è andato a segno pericolosamente vicino alla tua persona. Uno, due, tre colpi. Sposti lo sguardo sulle sue mani, forse preoccupata dalla piega che potrebbe prendere la nottata, forse no. Forse giustamente guardinga. E poi una delle mani ritorna al suo posto, penzolando. L'altra, invece, si avvicina così tanto da sfiorarti. Le sue parole, però, sono quelle che se fossi umana ti farebbero rabbrividire. [Cos'ha fatto per meritarsi la Morte Ultima?] Chiedi, quasi hai paura della risposta. Quasi. [Non è la nostra Anima ad avere paura del Nulla, Xar dei Moth. Ma è la Creatura che ha preso il suo posto. Io la sento mentre sussurra parole, mentre mi spinge ad agire e s'impossessa di me facendo divenire rosso sangue ciò che mi circonda. Le sue parole strisciano subdolamente e mi avvelena la mente. E' lei ad essere rabbiosa, sempre. E' lei ad essere schiava degli esseri viventi. E' lei a disprezzare la vita e ad averne comunque bisogno. Ed è sempre lei, che vuole essere Eterna, ad aver paura del Nulla.] [Veggenza I]

XARMOTH [Atrio] Allontana, senza alcuna fretta, la mano che la tocca, separandola dal tocco delicato e ruvido al tempo stesso. Non si raddrizza, tuttavia, sempre incombendo dall'alto della sua statura, che forse raggiunge persino i due metri, proteso all'avanti com'è. [Egli ha tradito tutti noi. Per questo è stato punito.] Lo spiega con una fermezza solida più solida della roccia, dato che il tiranno non può essere scalfito neppure dal tempo. Poi ascolta il resto delle parole che la vampira gli rivolge ed infine, egli ride. E' una risata di gusto, sincera e cupa. E' una risata che gli scuote il petto e le larghe spalle, gli muove le braccia e costringe i capelli, che altro non sono se non un liscio manto niveo, a danzare timidamente attorno al volto cesellato da un nord ormai perso per sempre. Ancora sorride, ma con più compostezza, replica. [Allora non avete ascoltato, giovane figlia.] Così la appella, perché lui, il Signore dei Moth, sente proprio il potere dei nomi. D'altronde del grande albero di sangue che ha generato, egli è tronco e radici e gli altri non sono che chiome destinate a mutare con le stagioni, a cadere con l'abbattersi dei venti, del gelo, del fuoco. [Non c'è nessuna ''creatura'', dentro di voi.] Si china, allungando le braccia per afferrare in una stretta che sembra fatta di puro acciaio il corpo privo di sensi del fanciullo che giace ai loro piedi e poi sollevarlo dalla gola. [E' Melisande che non c'è più.] Rivela, le labbra carnose piegate in un'irritante sorriso sarcastico, che spezza la speranza con la stessa facilità con cui i lucidi stivali potrebbero spezzare legna secca. [Voi SIETE la creatura.] Le zanne scattano, lunghi canini affilati, levigati in lame dalla fredda e sapiente mano della morte. La bocca si spalanca, famelica ed il flagello dei draghi morde l'inerme vivo, proprio su un braccio, lacerando stoffa, carne, vene e forse persino ossa. E mentre fa questo la fissa, la sua discendente. Le attraversa quel simulacro materiale, proiettando il nero dei suoi occhi nel profondo dell'anima. E' un invito lascivo e silenzioso a soddisfare ogni desiderio assieme a lui. E' il richiamo potente di un vampiro che ha accettato la sua dannazione, che ha rotto ogni vincolo, che domina il mare in cui altri non sono che timide barche alla deriva. [Bacio I turno]

MELISANDE [Atrio] Ah, tradimento. La pena è la Morte Ultima. Mai tradire il Nero Obelisco. La mano si allontana. Ride poi, quasi con gusto oserei aggiungere. Rimbomba nell'atrio, facendo vibrare l'aria e ti offende i sensi immortali che sono stati trattenuti ad un livello piuttosto alto questa notte. Li spegni, semplicemente. Niente più Veggenza. Ma Signora dei Veleni, non ti chiedi perchèsta ridendo in questo modo sguaiato e poco fine? Inclini leggermente il capo, verso sinistra e ancora lo osservi. Te lo chiedi ma non capisci. La risata scema e lui, finalmente, si spiega. Ah! [Ma non ne sono convinta, Signore dei Moth.] Sussurri, sorridendo per la prima volta. Sai quando le donne fanno QUEL sorriso? O sarebbe meglio dire... quel mezzo sorriso? Quando sembrano conoscere chissà quale verità che agli altri non è dato sapere? Eccolo il sorriso di Melisande! Magari non nasconde nessuna Verità segreta ma questo lo sai lei e non intende rivelarlo ad anima alcuna, nemmeno a me che narro le sue gesta. Le pupille si dilatano fin quasi a coprire tutto il cremisi dell'iride quando la carne del ragazzino viene strappata e ti giunge ora più forte e più chiaro l'odore del suo Sangue. Non c'è bisogno dei sensi immortali per quello, affatto. [Eccola che giunge e io non la posso controllare.] Mormori con un tono che sembra desolato ma è evidente il desiderio nei tuoi occhi che osservano la scena prima e ricambiano lo sguardo poi. E infine cedi, perchè così dev'essere. Questa sera ucciderai un essere vivente, il primo della tua Non Vita. Questa sera, istigata e trasportata dal tuo avo, compirai un omicidio. Si spezzano le catene della resistenza e la posa si rilassa. Con l'agilità e la rapidità che sono proprie della tua razza ti avvicini alla coppia presente nell'Atrio: sono pochi passi. La mano destra si va a posare sul torace del ragazzo mentre la sinistra si sistema dietro la nuca per sorreggere il capo dell'umano. Il collo è la tua mente e, se Xar dovesse decidere di lasciarti agire, nella vena che pulsa flebile calerai i tuoi denti penetrando la pelle con una certa grazia che è propria delle fanciulle. Solo quando un fiotto caldo e delizioso di Sangue avrà placato la Creatura cercherai, con tutta te stessa, di nuovo lo sguardo dell'Antico. Maledetto squilibrato! [Agilità liv2 - Celerità I] [I Turno Suzione]

XARMOTH [Atrio] Sugge a grandi sorsi, l'alto, antico vampiro. I suoi occhi, con quelle iridi nere in cui persino le ombre trovano la morte, divorate, ricambiano lo sguardo di Melisande, lasciando libero campo alla sua irruenza. Scosta la mano dalla gola del giovinetto, dopo averlo afferrato per la casacca, così da sostenerlo per lei, fintanto che l'altra non vorrà avere la preda tutta per se. La bocca carnosa si separa, infine, dalla viva carne, lasciandola lacerata e vermiglia, come vermiglie sono le labbra del tiranno, vermiglia la lingua che passa, lasciva e spudorata, sui denti, vermigli anch'essi. [Per questo io sono Moth e tu ne porti solo il nome.] Replica con una saggezza che non si è fatta umiltà, anzi il tempo eterno ha gonfiato in tronfia consapevolezza, alla poca convinzione di lei. Sorride di nuovo, un sorriso carico di un mistero che non è più né uomo, né donna. E' l'espressione di chi ha trasceso la natura umana, con il suo groviglio di confusi pensieri, di desideri e pentimenti, di dolori e ilarità, di sudore e piacere che si mescolano per creare la vita. Egli è soltanto vampiro, questo e nient'altro. E' l'essenza della loro maledizione, manifesta e inquietante, così massiccia da poter schiacciare, così imperiosa da esigere rispetto. Di nuovo torna a darle del tu, perché vicino li rende dividere il pasto, spegnere insieme una candela per alimentare la loro fredda fiamma sempiterna. [Impara. Fa in fretta. Accetta chi sei, Bestia.] Incalza, osservandola come se da un momento all'altro potesse decidere di tornare con il volto dai tratti decisi all'avanti e chinarsi, per mordere sia il vivo che la morta, divorandoli entrambi come una tempesta spazza via una capanna. [Altrimenti, diverrai come lui.] Non ha bisogno di fare gesti, comunica con il silenzio che segue che si riferisce al fratello gracile ed albino che riceve, ancora inerme, le cure di Nianna degli Allen.

MELISANDE [Atrio] Oh no, Xar. Melisande non è più una neonata. Riesce a dominarsi quel tanto che basta per condivere un essere vivente con te. C'è qualcosa di intimo nella condivisione di un pasto, intimo e terribile. Mentre la vita del giovane scrivola rapidamente via, le due creature si guardano negli occhi come se il tempo si fosse fermato, con quelle pozze nere che hanno inglobato il cremisi delle iridi. L'antico abbandona la preda e tu ti lasci ricadere sul pavimento di marmo nero, trascinando l'umano con te. E' nero e non si vedranno le macchie di Sangue su di esso. Sangue che non sprechi e anche se percepisci la vita scivolare via dal corpo del ragazzo non ti fermi, continuando a pretendere da lui ciò che non hai preteso da nessun altro. Non piangerai per le vite che stanotte sono state spezzate perchè non possiedi coscienza, non ti tormenteranno nella veglia e nel Sonno. Lui è un Moth e tu ne porti solo il nome. Sta bene. Non ti provoca. Sei troppo presa da quel quasi cadavere. Ancora pochi sorsi e di lui non rimarrà più niente, solo l'involucro. E non ri dimena l'umano, affatto. *Non mi spaventano le tue parole, Xar dei Moth. Non cadrò nel torpore, consumata dalla mia Creatura. Quando cadrò sarà perchè l'ho voluto io. I Veleni mi aiuteranno quando i fratelli e le sorelle si stancheranno di me.* Sussurri alla sua mente, languidamente, non troppo lucida evidentemente. [Veggenza II -> Xarmoth] [II Turno suzione]

XARMOTH [Atrio] Segue solo con lo sguardo la vampira che scivola sul pavimento, eppure è abbastanza perché tutta l'essenza che guida il tiranno non morto incomba su di lei, carismatica ed oscura. Le braccia si sollevano, grandi e muscolose, scolpite come sono da una vita passata ad imbracciare armi e armature, poi immortalate dalla fredda mano della morte. Le incrocia dinnanzi all'ampio petto, andando a coprire buona parte dello stemma che insiste sulla casacca, quel muso di pantera che si mostra feroce nell'atto di spalancare le fauci. Altrettanto feroce è il suo volto, con le labbra tinte dal sangue ed i tratti scalfiti da un gelido nord in un pallore austero e solitario. [Come può una candela comprendere un bosco che arde.] Non adopera alcun potere, quando ella fa uso dei suoi, come sempre indulgendo ben poco in ciò che potrebbe scatenare, se solo volesse. E' questo il potere, più vibrante del mero esercizi dello stesso. [Se desideri, spogliati di Melisande e vieni da me. Cercami.] Abbandona la superbia insita nella sua voce, con quel tono cupo di comando che è proprio della sua eternità. Nell'invito che rivolge alla sua genìa non vi è altro che la limpida, sincera oscurità, ove solo occhi come i loro, neri persino quando di altri colori, possono vedere. Resta immobile ancora per attimi, poiché la fretta non sa più cos'è, prima di girare i tacchi in un tonfare di stivali contro il liscio pavimento. Poi, con le ombre che scappano tutte per farlo passare, incede. Ha appreso i gradini da calpestare per evitare l'incanto praticato alla torre. La strada da fare per la sua camera, quella la conosce da molto più tempo. In breve di lui nell'atrio non resta che il lontano ricordo di regni sorti e caduti, di popoli battuti e sconfitti, di uomini strappati al petto di madri ed amanti, di orrori di guerra, di cacce alle bestie, di dèi che si piegano e tremano, quando altri più forti si sollevano.

MELISANDE [Atrio -> Stanza Ithilbor] Il flusso di Sangue è sempre più lento e gli intervalli tra una suzione e l'altra sembrano infiniti. Ecco che il cuore rallenta e, infine, si ferma. Chiudi gli occhi, quasi non volessi guardare il cadavere che giace tra le tue braccia. Ti ritiri da quel giovane dalla vita stroncata e, proprio come il tuo antenato ha fatto prima, anche tu cerchi di recuperare tutta la linfa vitale che puoi passando la lingua sui denti prima e sulle labbra poi. [III Turno Suzione] Rimani così, con gli occhi chiusi. Avrai sporcato il vestito? Speri proprio di no. Le macchie di Sangue sono difficili da togliere anche per te che sei la Signora dei Veleni e che su smacchianti e altro hai costruito una carriera. Riattivi i Doni del Sangue, decisa più che mai a non arretrare davanti al nemico anche se questo torreggia su di te, che sei in terra, dall'alto dei suoi quasi due metri. Non rispondi al Moth da cui discendi ma non ti sfuggono le sue parole, no di certo. Spogliati di Melisande. Va via, ti lascia seduta in terra a stringere ancora la tua prima vittima. Trascorrono così i secondi e i minuti, forse anche le ore. Il tempo non ha più un senso per te. Ma l'Alba... quella la percepisci chiaramente quando arriva e prima che possa sorprenderti in quell'Atrio pieno di ombre decidi di abbandonare quel ragazzino esanime e di raggiungere, schivando le trappole, la stanza di Colei che ti ha generata. Dorme, come la Bella Addormentata che resta in attesa del Bacio del principe che la sveglierà. [Manca poco, maman.] Sussurri sdraiandoti accanto a lei. Anche la Sposa, come l'Allen, è caduta nel Sonno Ristoratore della Mente dei Vampiri, sconfiggendo il tempo. E allora non è come dice Xar dei Moth. Lui non ha tutte le risposte. [Veggenza I]
Xarblabla
00venerdì 27 maggio 2016 00:57
Melisande - Xarmoth | Parte II - Spogliati, Melisande!


Riassunto: Mentre Nianna si accinge a prendersi cura di Liiva, appena destatosi dal torpore, Xarmoth e Melisande rimangono a parlare nell'atrio della torre. Xar si esprime con parole criptiche, ormai dannato da così tanto tempo da aver abbracciato del tutto la sua natura di vampiro. Melisande replica con l'irruenza della gioventù, sempre che tale si possa chiamare. Sul finale, il padre dei Moth si nutre del fanciullo, istigando così la progenie a fare altrettanto. Melisande finisce per lasciarsi trascinare, uccidendo il ragazzetto. L'incontro termina con l'invito di Xar a cercarlo, per conoscere di più sulla propria condizione.

Note:

Xarmoth sugge per 1 turno. Non usa poteri ed è già pieno di sangue, ma non si rifiuta mai un buon bicchiere di rosso.

Melisande sugge per 2 turni. Usa celerità per 1 turno. In sintesi guadagna 8 punti sangue e ne spende 1.

Xarblabla
00venerdì 27 maggio 2016 01:03
Melisande - Xarmoth | Parte II - Spogliati, Melisande!


Commento:

Un'ottima giocata, molto filosofica, senza però dimenticare l'aspetto materiale del muovere due vampiri. E' stato in un certo senso uno scontro generazionale che spero si ripeterò. Un grazie per la partecipazione al png, che ha contribuito con uno stile sobrio alla giocata.

Errata corrige:

Celerità non costa alcun punto sangue. Melisande se ne becca 8 e non ne spende neanche uno.
ALIAS.ALIAS
00martedì 31 maggio 2016 11:30
Ringrazio per aver postato la role per me, avevo impegni familiari e non volevo fermare il vostro gioco e per questo, dopo avervi dato lo spunto vi ho lasciato finire in automastering.

Mi sono trovata in difficoltà a dover far trovare qualcuno nascosto da decenni in torre, ho dovuto forzare l'on e mi auguro non accada più.

La giocata in sè ha avuto un mero sapore descrittivo, ho inserito tre png umani e una situazione grazie alla quale il sangue filtrasse nel pavimento arrivando a Liiva in torpore.

I dadi hanno stabilito la situazione e le sorti dei tre png umani, due sono andati al piano inferiore dagli Allen e uno è rimasto con i Moth.

Per quanto riguarda Xarmoth e Melisande finiscono in automastering mangiandosi il povero malcapitato, non ci sono variazioni di punteggio.

APPROVAZIONE
Nella stanza laterale dell'atrio della torre oscura si è aperto un tunnel che scende per 10 mt verso un corridoio che si apre a sinistra largo 3 mt e lungo 5 mt. Alla fine di questo corridoio una enorme stanza vuota se non per una vasca di pietra di dimensioni 10 mt per 10 mt profonda 6 mt. I vampiri percepiscono suono di acqua sulla parete di fondo, a loro decidere se aprire il muro per cercare la fonte e, se ciò avvenisse l'acqua riempirebbe la vasca.



Liiva è sveglio, non più in torpore è in frenesia.
I ragazzini sono li per lui, a voi la palla in automastering.
I suoi punti sangue sono pari a 0 e dovrà suggere on game per avere il ripristino totale.




Rastal30
00martedì 31 maggio 2016 15:42
Re:
ALIAS.ALIAS, 31/05/2016 11.30:



APPROVAZIONE
Nella stanza laterale dell'atrio della torre oscura si è aperto un tunnel che scende per 10 mt verso un corridoio che si apre a sinistra largo 3 mt e lungo 5 mt. Alla fine di questo corridoio una enorme stanza vuota se non per una vasca di pietra di dimensioni 10 mt per 10 mt profonda 6 mt. I vampiri percepiscono suono di acqua sulla parete di fondo, a loro decidere se aprire il muro per cercare la fonte e, se ciò avvenisse l'acqua riempirebbe la vasca.



Liiva è sveglio, non più in torpore è in frenesia.
I ragazzini sono li per lui, a voi la palla in automastering.
I suoi punti sangue sono pari a 0 e dovrà suggere on game per avere il ripristino totale.







GDR APPROVATO

ALIAS.ALIAS
00giovedì 2 giugno 2016 21:33
RESPONSO AGGIUNTIVO:

Nianna accompagna i due bambini da Liiva che si erge dal suo sepolcro, dei due bambini non rimane nulla, completamente prosciugati e morti. Rinasce un Allen al suo splendore, riconoscerà in Nianna il suo stesso sangue, il legame di vampiri della stessa casata.

LIVVA E' COMPLETAMENTE SVEGLIO, SCIOLTO DAL TORPORE MA NON IN FRENESIA, I SUOI PUNTI SANGUE SONO PARI A 0 E DEVE RECUPERARLI ON GAME.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com