==Sono Milano.. e mi presento.!==

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 12:50
ECCO LA MIA IMMAGINE..a volo d'uccello..


CASTELLO SFORZESCO


Le origini di questo grandioso edificio, che rappresenta il massimo monumento civile del periodo rinascimentale, risalgono al XIV secolo, allorché Galeazzo II Visconti fece iniziare la costruzione come rocca di difesa. Fu poi ampliato dai successori, Gian Galeazzo, Giovanni Maria e infine Filippo Maria che apportò modifiche e abbellimenti, con l'intervento anche di Filippo Brunelleschi, destinando la costruzione a dimora permanente della dinastia viscontea. Dopo la morte del Duca Filipppo Maria (1447) e i disordini che ne seguirono, la neo Repubblica Ambrosiana, che aveva preso il sopravvento nel controllo della città, ordinò la completa distruzione della rocca, distruzione che fortunatamente avvenne solo in modo parziale.


Nel 1450, il capitano di ventura Francesco Sforza, abbattuta la Repubblica, prende possesso della rocca dando inizio alla ricostruzione con l'intendimento di creare una fortificazione che si trasformò poi in una creazione architettonica con apparenza di signorile dimora. Inizialmente i lavori furono affidati a Giovanni da Milano al quale si associò Filippo Scorzioli e, nel 1451, i lavori proseguirono sotto la direzione di Jacopo da Cortona. Nel 1452 il principe ingaggiò il Filarete, architetto fiorentino, per la costruzione e la decorazione della torre mediana della facciata principale, iniziata però solo due anni dopo sotto la guida di Bartolomeo Gadio da Cremona. Alla morte di Francesco Sforza (1466), gli succede il figlio Galeazzo Maria che provvide a far continuare i lavori affidando la parte interna all'architetto Benedetto Ferrini, anch'esso fiorentino, al quale si deve la loggia, lo scalone d'onore, il portico dell'Elefante, la cappella e il lato posteriore della Rocchetta. La parte decorativa fu affidata ai pittori del Ducato. Sotto la reggenza di Bona di Savoia, fu costruita la torre alla quale fu dato il suo nome (1476). In seguito, col sopraggiungere al potere di Ludovico il Moro (1494), quartogenito di Francesco Sforza, il castello divenne una delle più fastose dimore nella quale operarono, per la parte decorativa, il Bramante, il grande Leonardo e numerosi altri artisti.


Alla caduta di Ludovico il Moro (1499) la ricca reggia fu occupata dalle forze francesi comandate dal maresciallo Gian Giacomo Trivulzio e da qui cominciò il disfacimento del fastoso castello. Nel 1521 uno scoppio di polveri cagionò la distruzione della torre centrale costruita dal Filarete. Durante il dominio spagnolo (XVI-XVII secolo) il castello subì ancora trasformazioni e aggiunte di fabbricati e divenne un fortilizio militare; Carlo V fece costruire un nuovo bastione che collegava la nuova cinta della città; alla fine del XVI secolo la rocca venne cinta da sei baluardi; all'inizio del XVII secolo vennero sistemati il fossato e la strada coperta lungo il ciglio esterno e furono costruiti sei rivellini staccati. Nel 1800, Napoleone fece demolire le aggiunte spagnole e rimase il solo Castello Sforzesco. Con l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, il vecchio maniero passava al rango di caserma e nel 1880 fu sentenziata la completa demolizione. Ma durante gli anni seguenti, per volontà di gran parte dei cittadini milanesi e l'intervento della Società Storica Lombarda, fu impedita ogni manomissione, tanto che nel 1893 l'architetto Luca Beltrami, che già aveva sottoposto il progetto, iniziò i restauri insediando nei tre grandi nuclei della storica costruzione - la Piazza d'Armi, la Rocchetta e la Corte Ducale - i Civici Istituti d'Arte e di Storia. Colpito ancora duramente durante l'ultima guerra, il Castello Sforzesco è stato ripristinato e destinato a museo.



Esterno del Castello

A metà della facciata rivolta verso il centro della città, sorge la Torre detta del Filarete, (chiamata anche dell'Orologio), alta 70 metri, ricostruita ai primi di questo secolo dall'architetto Luca Beltrami che le ha ridonato l'originaria struttura dopo la distruzione avvenuta nel 1521. Di forma quadrangolare a due sopralzi rientranti, culmina con una cupoletta. Sopra il portone, bassorilievo di Luigi Secchi raffigurante il Re Umberto I a cavallo (1916). Più in alto, sotto la prima merlatura, Sant'Ambrogio, fra gli stemmi dei sei duchi sforzeschi. A destra e a sinistra della torre si dipartono le solidissime cortine in laterizi, decorate alla sommità con merlatura e piombatoi e in cui si aprono sei grandi finestre bifore ornate di ricche cornici in cotto. All'estremità delle cortine sorgono due torri cilindriche, a bugnato, alte 31 metri, ornate anch'esse di merlature e recanti il grande stemma di marmo con il serpente visconteo-sforzesco. I fianchi e la fronte posteriore (rivolta verso il Parco Sempione) continuano con le stesse caratteristiche della facciata e soltanto all'altezza della Rocchetta e della Corte Ducale, si aprono due serie di finestroni gotici ornati di cornici in cotto. I torrioni angolari nella parte posteriore chiamati Torre Castellana o del Tesoro quello di sinistra e Torre Falconiera quello di destra, sono di forma quadrata aperti da finestroni. Al centro della fronte posteriore si apre la grande Porta del Barco. Sul fianco sinistro, nei pressi della Porta Santo Spirito, si trovano pittoreschi ruderi restaurati del rivellino. Sul fianco destro, si apre la Porta dei Carmini con ponte levatoio e nel fondo la Ponticella di Ludovico il Moro (attribuita al Bramante) che scavalca il fossato e conduce ad una graziosa piccola loggia architravata.


PIAZZETTA D'ARMI


Interno del Castello

Oltrepassato il portone che si apre sotto la Torre del Filarete, si accede al grandioso e alquanto pittoresco cortile di Piazza d'Armi, ora sistemato a giardino ma che un tempo serviva per le esercitazioni delle milizie sforzesche. La fronte interna della torre è caratterizzata da un balcone con finestra trifora, mentre alle cortine poggiano delle costruzioni che continuano lungo il lato sinistro. Il fondo del cortile è chiuso da tre corpi di fabbrica, preceduti da un fossato morto: a sinistra la Rocchetta, un edificio fortificato nel quale si ritiravano gli Sforza nei momenti di pericolo; quasi al centro, la Torre di Bona di Savoia, alta 36 metri e fatta erigere dalla vedova di Galeazzo Maria Sforza nel 1476; a destra, il palazzo della Corte Ducale, residenza degli Sforza nei tempi calmi e tranquilli. La solitaria statua davanti al fossato morto, eretta nel 1729, raffigura San Giovanni Nepomuceno.



La Corte Ducale

Alla Corte Ducale si accede attraverso la porta sormontata da un grande stemma sforzesco sul posto dell'antica Porta Giovia che immette nel vestibolo dove si conservano sculture e frammenti provenienti da vari edifici milanesi. Sulla parete è ancora visibile l'affresco raffigurante il Crocifisso fra i Santi e Sante, di un ignoto pittore lombardo (1470-1480) con raffigurato il committente, Ambrosiano da Longhirana, che a quel tempo era castellano di Galeazzo Maria Sforza e Bona di Savoia. Dal vestibolo si passa nello stupendo cortile della Corte Ducale è circondato per tre lati da una costruzione ad un piano con due ordini di finestre a sesto acuto. Il piano terreno della parte di fondo è aperto da un portico rinascimentale chiamato dell'Elefante (per la figura del pachiderma affrescata sulla parete) opera di Benedetto Ferrini (1473) di cui è pure la leggiadra loggetta a due piani al principio dell'ala sinistra, chiamata Loggia di Galeazzo Maria, che sovrasta il vestibolo dello scalone.



La Rocchetta

La Rocchetta si presenta come una fortezza all'interno della fortezza. Il cortile della Rocchetta è circondata per tre lati da porticato: quello di destra fu costruito dal fiorentino Benedetto Ferrini (1466-76) per ordine di Galeazzo Maria, quello di fronte è del Filarete e quello di sinistra per volere di Ludovico il Moro, fu iniziato da Bernardino da Corte nel 1495 e terminato dal Bramante. Dal cortile, percorrendo un piccolo andito si giunge alla Sala del Tesoro, così chiamata perché vi si custodiva il tesoro ducale, con affreschi di scuola lombarda e ad una parete un affresco mutilo del Bramante raffigurante Argo, dai cento occhi che sta a guardia della porta che immette in una piccola stanza nella quale si conservavano le più preziose gioie del Duca.


STEMMA DEL CASTELLO SFORZESCO























Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 12:59
Milano - Musei del Castello Sforzesco


I Musei del Castello sono la gloria non solo del Castello quanto di tutta la città. Le raccolte artistiche del Castello Sforzesco ebbero un ordinamento quasi definitivo solo negli anni fra il 1954 e il 1963, ad opera degli architetti Barbiano di Belgioioso, Peressutti e Rogers. Nelle trentadue sale che compongono il museo trovano sistemazione: un museo di scultura, prevalentemente lombarda, alcune rilsalenti al basso impero e all'epoca bizantina; una raccolta di mobili formata da esemplari che vanno dai cassoni tardo gotici del XV secolo ai trumeau laccati veneziani del XVIII secolo; una pinacoteca, con opere prevalentemente lombarde, comprendente numerosi dipinti di grandi artisti di varie epoche; una raccolta di ceramiche, oreficerie, bronzi, avori, ferri battuti e vetri; il Museo degli Strumenti Musicali Antichi che, per la sua raccolta, può essere considerato l'unico in Europa. Fra i numerosi capolavori dei Musei, uno dei più noti è la Pietà Rondanini, l'ultima opera di Michelangelo che vi lavorò fino alla vigilia della sua morte. Chiaramente incompiuta, come si può rilevare dal braccio pendente nel vuoto, alla sinistra di chi guarda, era stata concepita dall'artista con il Cristo in posizione diversa e, addirittura, con un'altra testa. La scultura, che poggia su una stele funeraria d'epoca tardo-romana, fu acquistata nel 1952 dal Comune di Milano dalla collezione dei Marchesi Rondanini di Roma. Qualcosa di medievale e al tempo stesso modernissimo, svincola il capolavoro dal suo tempo, dalla concezione rinascimentale, in un superamento della forma verso l'espressione soltanto dello spirito. Le due figure, estenuate, sono quasi fuse insieme in un ultimo, disperato abbraccio. Citiamo inoltre, il Monumento Funebre di Bernabò Visconti, eseguito verso il 1357 da Bonino da Campione. L'artista luganese si distingue per la notevole sodezza plastica con cui modella cavallo e cavaliere, ambedue terrificanti nella loro potenza contenuta. Il monumento proviene dalla cripta della chiesa di San Giovanni in Conca. In una sala delle collezioni, inoltre, sono conservati tre importantissimi cicli di affreschi di scuola lombarda. Fra tutti, i più belli sono quelli che illustrano la Storia di Griselda, tratta da una novella di Boccaccio. Gli affreschi provengono da una sala del Castello di Roccabianca (fra Parma e Fidenza) e furono eseguiti fra il 1446 e il 1460 da un anonimo maestro vicino a Niccolò da Varallo, che li dipinse a chiaroscuro di verdeterra per Pier Maria Rossi, condottiero dei Visconti, amico di Lorenzo il Magnifico e signore di Parma, in onore della donna amata, la bellissima Bianca Pellegrini d'Arluno. Gli affreschi, in ventiquattro scene, appartengono al più puro stile gotico internazionale: la realtà vi è osservata con attenzione curiosa, dove tuttavia ogni particolare è proiettato in modo irreale.

PIETA' RONDANINI

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 13:50
MILANO COLTA... Pinacoteca Ambrosiana

CARAVAGGIO


Nel palazzo dell'Ambrosiana, di semplice architettura, il cardinale Federico Borromeo fece sistemare nel 1600 la Biblioteca Ambrosiana, una ricca collezione di libri e manoscritti che l'erudito uomo della Chiesa aveva fatto raccogliere per tutta Europa. Ad essa si aggiunse, nel 1618, la sua raccolta privata di quadri, che altro non sarebbe stato che il primo nucleo della futura, più grande, Pinacoteca Ambrosiana. Dotata fin dall'inizio di opere superbe, fu in parte spogliata durante l'occupazione francese del 1976, che le tolse le opere migliori, restituite però in parte nel 1817. L'edificio, che era stato ampliato e trasformato in varie epoche sia all'esterno che all'interno, fu sconvolto dai bombardamenti dell'ultima guerra e gravi furono le perdite subite anche da alcune raccolte. I lavori di ripristino, iniziati nell'immediato dopoguerra, si svolsero con molta lentezza e furono terminati nel 1959. La sistemazione definitiva delle strutture architettoniche ed il completo riassetto delle nuove sale fu però ultimato soltanto nel 1966. La Pinacoteca Ambrosiana, con le sue importanti opere di scuola veneta e lombarda, è una delle gallerie più visitate in Milano. Nella vasta Sala X, di aspetto moderno ma ricavata da un ambiente seicentesco, sono esposti numerosi e celebri cartoni, primo fra tutti quello per la Scuola di Atene, di Raffaello, l'unico che ci resti di tutti quelli che l'artista eseguì per le Stanze del Vaticano. Assai interessanti sono quelli di Pellegrino Tibaldi per le vetrate del Duomo e quello di Giulio Romano per la Battaglia di Costantino. Importanti opere di Tiziano, Tiepolo, Veronese, Dürer, e Brughel, solo per citare a caso dei grossi nomi, sono esposte nelle diverse sale della Pinacoteca.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 13:52
Milano - Chiesa di San Maurizio


Annessa un tempo ad un convento di suore benedettine, la chiesa del Monastero Maggiore, detta di San Maurizio, attesta l'alto livello raggiunto dall'architettura lombarda del Rinascimento. Attribuita a Gian Giacomo Dolcebuono, la chiesa si presenta con una facciata a tre piani divisi da lesene: un'impostazione molto semplice, che si ripete anche sul fianco sinistro. L'interno è assai più prezioso. Consta di un'unica navata divisa in due parti da una parete trasversale che viene così a separare il vano dedicato alla chiesa pubblica da quello destinato a coro delle monache. Ambedue, coro e chiesa, hanno le pareti totalmente ricoperte di affreschi, dovuti a Bernardino Luini e ad altri artisti lombardi del primo Cinquecento e mai la decorazione pittorica di una chiesa si era sposata così felicemente con la sua architettura. Sulla facciata interna, affreschi di Simone Peterzano con il Ritorno del figliol prodigo e la Cacciata dei mercanti dal Tempio. La terza cappella della parete destra è completamente affrescata da Bernardino Luini che vi lasciò la sua ultima opera (1530), con Scene del Martirio di Santa Caterina di Alessandria in cui il pittore illustra le storie di Santa Caterina. Nella Decapitazione della Santa, una tradizione vuole vedere nei lineamenti della martire quelli della contessa Bianca Maria di Challant, che morì decapitata in Milano nel 1516, nella corte del Castello Sforzesco. Gli affreschi sulla parete del tramezzo sono tutti del Luini, mentre l'Epifania sull'altare, è di Antonio Campi (1579). La parete sinistra e le cappelle sono decorate da pittori del XVI secolo fra i quali alcuni seguaci del Luini. Dalla terza cappella di sinistra, si accede al Coro delle Monache che ripete la stessa struttura della chiesa. Anche qui la parete del tramezzo, alla quale si appoggia la tribuna, è affrescata dal Luini. Di particolare interesse sono le scene che raffigurano l'Andata al Calvario e la Deposizione. Le logge superiori che si raggiungono attraverso una scaletta al di là del coro, contengono ventisei tondi a fresco con figure di Sante, del Boltraffio (1510).

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 13:55
Milano - Museo di Sant'Ambrogio


L'ingresso è in fondo al portico della Canonica. Il museo, fondato nel 1949, raccoglie preziosi cimeli che testimoniano la gloriosa vita della basilica. In un ambiente ricavato a metà rampa dello scalone è collocato il tesoro che, fra le opere di oreficeria più preziose, custodisce la Croce processionale, del XV secolo. Dal pianerottolo, dove tra le due porte si trova il medaglione in stucco con il busto di Sant'Ambrogio, del XII secolo, si entra nella Sala I detta degli Arazzi. Nella Sala II, detta delle stoffe, si trovano i preziosi tessuti, noti sotto il nome generico di dalmatiche di Sant'Ambrogio, tra i quali ` un damasco del IV secolo con scene di caccia, di provenienza orientale. Inoltre, stoffe che appartennero al sarcofago del Santo, rinvenute nel 1940 nella cappella del transito. Nella Sala III, detta dei Paliotti, si trova il trittico di Bernardino Zenale raffigurante la Madonna e i Santi Ambrogio e Girolamo (1494). Inoltre vari Paliotti d'altare, tra i quali uno a ricami del XV secolo. Nel passaggio sono esposti alcuni involucri delle bombe che nel 1943 colpirono la basilica. La Sala IV, è detta della Lettiera perché al centro vi è esposta un'antica lettiera che si crede appartenuta a Sant'Ambrogio e sulla quale sembra sia morto il Santo. Interessante la riproduzione delle antiche porte della basilica con alcuni frammenti lignei, originari (IV secolo) di squisita modellazione classica. La Sala V, detta degli Affreschi, ospita pregevoli opere di pittura, fra le quali Gesù fra i dottori, affresco del Bergognone, e la Madonna del Latte, del Luini. Nelle vetrine sono esposti alcuni dei cinquantacinque codici manoscritti in pergamena che documentano la storia della miniatura lombarda dal X al XVIII secolo. Nella Sala VI detta delle vicende storiche, arazzi del XVII secolo, disegni, stampe e documenti.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 14:02
MILANO ARTE.. La Scala



TEATRO LA SCALA

Il più celebre teatro italiano, banco di prova e di consacrazione ufficiale per autori, cantanti e direttori d'orchestra, sorge in piazza della Scala sull'area della preesistente chiesa di Santa Maria della Scala, costruita nel 1381 dalla moglie di Bernabò Visconti, Beatrice Regina della Scala. Prima che la Scala fosse solennemente inaugurata la sera del 3 agosto 1778 con l'Europa Riconosciuta di Antonio Salieri, Milano aveva già avuto il suo teatro, costruito nel 1717 su disegno di Giandomenico Barbieri e ricavato in un'aula dell'attuale Palazzo Reale. Forse a causa del violento anatema che, alla fine del Cinquecento, Carlo Borromeo aveva scagliato contro i comici e il teatro in generale, l'opera musicale si era affermata a Milano, con notevole ritardo rispetto alle altre città italiane ed europee. Guerre, peste, carestia e miseria, avevano poi tenuto per lunghi anni le menti dei milanesi ben lontane dal pensare ai divertimenti teatrali. Infine, dopo aver rimediato con sale e teatrini provvisori, l'Imperatore permise che un'ala del suo palazzo fosse adibita a teatro. Da allora, come a voler recuperare il tempo perduto, il melodramma trionfò a Milano, ma fu per breve tempo perché nella notte di Carnevale del 1776 il teatro si trasformò in un immenso rogo e degli stucchi barocchi della sala non restò che cenere


Ma ormai Milano aveva capito l'importanza di avere un teatro e non passò molto tempo, appena due mesi, che il progetto per un nuovo teatro, più grande e più bello di quello di Barbieri, fu approvato dall'arciduca Ferdinando. Ne era autore Giuseppe Piermarini, tenace propugnatore di serene architetture neoclassiche. L'Imperatrice d'Austria Maria Teresa finanziò la costruzione del nuovo teatro che fù terminato in appena quindici mesi. La facciata era, da sola, l'esempio della misura neoclassica del Piermarini: il corpo sporgente con tre arcate in basso, la balaustra e le finestre separate da doppie colonne. Anche l'interno, rispetto ad altre sale teatrali sovraccariche di stucchi è un modello di semplicità e d'eleganza settecentesca: quattro ordini di palchi (cui sono stati aggiunti due ordini di gallerie) e il proscenio inquadrato da quattro colossali colonne corinzie in bianco e oro. Il teatro, che fu fedelmente ricostruito dopo i gravi danni subiti dal bombardamento del 1943, può accogliere 2800 spettatori. Nel palazzo a portici, alla sinistra della Scala, ha sede il Museo Teatrale che accoglie una preziosa collezione d'oggetti e cimeli relativi alla storia del teatro alla Scala e all'arte teatrale dall'antichità classica ad oggi.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 14:05
Milano - Museo Teatrale alla Scala


Fondato agli inizi del 1900, il Museo Teatrale è costituito da più collezioni private: quella di Giulio Sambon, acquistata a Parigi, quella verdiana e quella riguardante il teatro stesso. Tutte e tre raccolte insieme e sistemate secondo moderni criteri, formano un importantissimo documento non solo per la conoscenza delle vicende del teatro milanese, quanto per la storia di tutto il teatro italiano e straniero, dalle sue origini fino ad oggi. Dalle remote statuette greche di Tanagra ai vasi italici dipinti con scene teatrali, dalle più antiche maschere romane in marmo o in mosaico ai rilievi sepolcrali di attori greci, in queste sale è documentata, passo per passo, la nascita e il successivo sviluppo del teatro. Abbondano, nelle prime sale, i ritratti degli attori e degli autori più celebri della commedia dell'arte: Giuseppe Biancolelli, detto Dominique, comico alla corte francese di Luigi XIV; Scaramuzza, o Tiberio Fiorillo, insieme al grande Crispin (Raimondo Poisson), ambedue comici del 1600. Fino ad arrivare ai cantanti lirici più vicini a noi, più conosciuti: un busto eseguito da Comolli di Giuditta Pasta grande soprano lombardo interprete della Norma e della Sonnambula di Vincenzo Bellini, un ritratto di Isabella Angela Colbran, cantante e prima moglie di Gioacchino Rossini, il ritratto dell'altra grande interprete di opere belliniane, Maria Felicita Malibran. Di particolare interesse la raccolta verdiana, composta in due sale con una ricca documentazione iconografica delle vicende del maestro, nonché partiture autografe delle sue composizioni. La biblioteca teatrale comprende, fra l'altro, le collezioni private di Renato Simoni e di Ruggero Ruggeri. Nel complesso è una delle raccolte teatrali più complete, composta di 80.000 volumi circa, rappresentanti la produzione italiana e straniera, la critica drammatica e la storia del teatro.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 14:07
Milano - Museo Poldi Pezzoli


Lungo la via Manzoni, al numero 12, un signorile palazzo del 1853 è sede del Museo Poldi-Pezzoli. Il palazzo fu, nel secolo scorso, l'abitazione del nobile collezionista Gian Giacomo Poldi-Pezzoli, morto nel 1879. Alla sua morte, con disposizione testamentaria, egli volle che tutte le collezioni d'arte che per lungo tempo e con tanto amore egli aveva raccolto nella sua casa, fossero riunite in una fondazione per «uso e beneficio pubblico». Nonostante i gravissimi danni patiti nei bombardamenti dell'ultima guerra, il museo è stato prontamente restaurato ed oggi, pur godendo dei principali criteri di museografia, mantiene inalterato quel carattere di collezione privata ottocentesca che è stata e sarà sempre la sua principale attrattiva. Tra le numerose opere di pittura raccolte nel museo sono da segnalare, Madonna col Bambino di Andrea Mantegna, Pietà di Giovanni Bellini, Madonna col Bambino e Pietà di Sandro Botticelli, San Nicolò da Tolentino di Piero della Francesca e Ritratto di Giovane Donna, capolavoro di Antonio Pollaiolo, che è diventato il simbolo del museo. Oltre a quadri e ad alcune sculture, il museo racchiude, inoltre, una preziosa raccolta di armi da fuoco, alabarde, spade e corazze; alcuni splendidi arazzi ed affreschi; numerosi esempi di pregevoli tessuti copti e tappeti persiani; un'eccezionale raccolta di esemplari di vetro eseguiti da maestri del vetro di Murano, dal XV al XIX secolo; una preziosa raccolta di porcellane di Sassonia, Vienna, Capodimonte, Sévres e orientali.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 14:09
Milano - Chiesa di San Fedele


Esempio classico dell'architettura ispirata alla Controriforma, tanto possente e bella da essere definita «superba» da Sthendal, la chiesa di San Fedele fu costruita per i Gesuiti da San Carlo Borromeo, che affidò il progetto al suo architetto preferito, il Pellegrini. Fedele alle direttive della Chiesa in materia di architettura religiosa, il Pellegrini creò la robusta facciata, in cui un vivo risalto plastico è dato dalle cornici, dalle colonne, dagli elementi decorativi. Il fianco sinistro, invece, a due ordini di colonne con finestre e nicchie, è molto più sobrio, più pacato. All'interno, l'unica, grandiosa navata, è divisa in due sole campate da archi nascenti dalle colonne addossate alle pareti. Nella chiesa sono conservate buone opere di pittura fra le quali: al primo altare a destra, Sant'Ignazio in Gloria, del Cerano; al secondo altare, con la curiosa collocazione delle colonne sorrette da angeli, Quattro Santi, di Bernardino Campi; al primo altare a sinistra, Deposizione, di Simone Peterzano. I cinquecenteschi confessionali intagliati, molto belli, sono opera dei Taurini, mentre il coro ligneo intarsiato nell'abside, proveniente dalla demolita chiesa di Santa Maria della Scala, è attribuito ad Anselmo del Conte (XVI secolo). La sagrestia, alla quale si accede dopo il secondo altare destro, è definita la più bella di Milano per gli stupendi armadi intagliati.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 14:12
Milano - Palazzo Belgioioso


Il Palazzo Belgioioso, opera ottocentesca del Piermarini, sorge sulla piazza omonima. La bella facciata si presenta con un leggero bugnato in basso e il corpo centrale scandito da semicolonne che sorreggono il frontone.

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Hosmantus
00giovedì 25 maggio 2006 14:21
MILANO PORTA VENEZIA


Il NEOCLASSICO PALAZZO SERBELLONI


PALAZZO CASTIGLIONI



CASA FONTANA SILVESTRI/G]



PALAZZO ARCIVESCOVILE


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"Palantir"
00martedì 30 maggio 2006 01:45
Questa finestra su Milano è davvero molto carina.
Mi ha permesso di vedere alcuni suoi scorci davvero belli. Io vivo a Roma e sono abbituato a vedere zone intrise di storia e bellezza, e tutte le volte che sono stato a Milano l'impressione è sempre stata quella di una città un po' troppo moderna...ovvia conseguenza dei bombardamenti. Tuttavia grazie a te ho visto che è una città che nasconde le sue bellezze, una città da scoprire. [SM=x131197]
diavoletta21
00martedì 30 maggio 2006 01:52
Veramente un bello scorcio di questa città che con mia grande sorpresa è tutta da scoprire...ci sono stata un fine settimana da un'amica e nn mi aveva fatto una buona impressione mi sembrava troppo grigia,troppo moderna insomma nn mi era piaciuta ma così mi hai portato a rivalutarla in parte e mi hai rimesso la curiosità di vederla(ma bene stavolta).
Dimostrazione che l'apparenza inganna spesso [SM=g27828]
solitary man
00martedì 30 maggio 2006 08:01
Re: Milano - Museo di Sant'Ambrogio

Scritto da: Hosmantus 25/05/2006 13.55





mi hai fatto rivivere la mia poesia preferita ... Sant'Ambrogio di Giuseppe Giusti... mi da' sempre i brividi [SM=g27817]
Hosmantus
00martedì 30 maggio 2006 09:14
Eccola :
Vostra eccellenza che mi sta in cagnesco

Per que’ pochi scherzucci di dozzina ,

e mi gabella per anti-tedesco

perché metto le birbe alla berlina,

o senta il caso avvenuto di fresco

a me, che girellando una mattina,

càpito in Sant’ Ambrogio di Milano,

in quello vecchio, la fuori di mano.

M’era compagno il figlio giovinetto

D’un di que’ capi un po’ pericolosi,

di quel tal Sandro, autor d’un romanzetto

ove si tratta di Promessi Sposi…

Che fa il nesci, Eccellenza? O non l’ha letto?

Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,

in tutt’altra faccende affacendato,

a questa roba è morto e sotterrato.

Entro, e ti trovo un pieno di soldati,

di que’ soldati settentrionali,

come sarebbe Boemi e Croati,

messi qui nella vigna a far da pali:

di fatto se ne stavano impalati,

come sogliano in faccia a’ generali,

co’ baffi di copecchio e con que’ musi,

davanti a Dio diritti come fusi.

Mi tenni indietro; ché piovuto in mezzo

Di quella marmaglia, io non lo nego

D’aver provato un senso di ribrezzo

Che lei non prova in grazia dell’impiego.

Sentiva un afa, un abito di lezzo:

scusi, Eccellenza, mi parean di sego,

in quella bella casa del Signore,

fin le candele dell’altar maggiore.

Ma in quella in quella che s’appresta il sacerdote

a consacrar la mistica vivanda

di sùbita dolcezza mi percuote

su, di verso l’altare, un suon di banda.

Dalle trombe di guerra uscian le note

Come di voce che si raccomanda

D’una gente che gema in duri stenti

e de’ perduti beni si rammenti



Era un coro del Verdi; il coro a Dio

Là de’ Lombardi miseri, assetati;

quello: O Signore, dal tetto natio,

che tanti petti ha scossi e inebriati.

Ricominciai a non esser più io

E, come se que’ cosi doventati

Fossero gente della nostra gente,

entrai nel branco involontariamente.

Che vuol ella, Eccellenza, il pezzo è bello,

poi nostro, e poi suonato come va;

e coll’arte di mezzo, e col cervello

dato all’arte, l’ubbìe si buttan là.

Ma cessato che fu, dentro bel bello

Io ritornava a star come la sa;

quand’eccoti, per farmi un altro tiro

da quelle bocche che parean di ghiro,

un cantico tedesco lento lento

per l’aer sacro a Dio mosse le penne:

era preghiera, e mi parean lamento,

d’un suono grave, flabile, solenne,

tal che sempre nell’anima lo sento;

e mi stupisco che in quelle cotenne,

in quei fantocci esotici di legno,

potesse l’armonia fino a quel segno.

Sentia nell’inno la dolcezza amara

De’canti uditi da fanciullo; il core

Che da voce domestica gl’impara,

ce li ripete il giorni del dolore;

un pensier mesto della madre cara,

un desiderio di pace e d’amore,

uno sgomento di lontano esilio,

che mi faceva andare in visibilio.

E quando tacque, mi lasciò pensoso

Di pensieri più forti e più soavi.

Costor, dicea tra me, re pauroso,

schiavi gli spinge per tenerci schiavi;

gli spinge di Croazia e di Boemme,

come mandre a svernar nelle maremme.

A dura vita, a dura disciplina,

muti, derisi, solitari stanno,

strumenti ciechi d’occhiuta rapina

che lor non tocca e che forse non sanno;

e quet’odio, che mai non avvicina

il popolo lombardo all’allemanno,

giova a chi regna dividendo, e teme

popoli avversi affratellati insieme.

Povera gente! Lontana da’ suoi,

in un paese qui che vuol male,

chi sa che in fondo all’anima po’ poi

non mandi a quel paese il principale!

Gioco che l’ hanno in tasca come noi.

Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,

colla su’ brava mazza di nocciòlo,

duro e piantato li come un piolo.


Solitary man..quanta luce nel tuo pensiero...! [SM=x131266]
solitary man
00martedì 30 maggio 2006 20:32
Re: Eccola :
Ma cessato che fu, dentro bel bello

Io ritornava a star come la sa;

quand’eccoti, per farmi un altro tiro

da quelle bocche che parean di ghiro,

un cantico tedesco lento lento

per l’aer sacro a Dio mosse le penne:


da qui in poi mi vengono sempre i brividi pure a me (le penne [SM=g27829] )... quando mi immagino il coro del verdi e poi subito dopo il canto mesto dei "crucchi" che commuove il giusti che da ironico passa a malinconico al punto che ...

Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,

colla su’ brava mazza di nocciòlo,

duro e piantato li come un piolo.

Forse sarò esagerato... ma la trovo splendita per i contenuti e il messaggio umano che emana [SM=g27829]
Hosmantus
00martedì 30 maggio 2006 20:39
Re:

Scritto da: diavoletta21 30/05/2006 1.52
Veramente un bello scorcio di questa città che con mia grande sorpresa è tutta da scoprire...ci sono stata un fine settimana da un'amica e nn mi aveva fatto una buona impressione mi sembrava troppo grigia,troppo moderna insomma nn mi era piaciuta ma così mi hai portato a rivalutarla in parte e mi hai rimesso la curiosità di vederla(ma bene stavolta).
Dimostrazione che l'apparenza inganna spesso [SM=g27828]



Grazie diavoletta di avere apprezzato lo sforzo di far conoscere Milano dal suo lato migliore..

[SM=x131221]

diavoletta21
00martedì 30 maggio 2006 23:51
Grazie a te per averlo fatto questo sforzo... [SM=g27822]
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