[Libri - Harry Potter] "E' troppo" di Nykyo

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Ida59
00giovedì 16 marzo 2006 17:56
Autore: Nykyo
Titolo: E' troppo
Personaggi: Severus Piton, Draco Malfoy, Albus Silente
Genere: Drammatico, Introspettivo
Capitoli: 3
Rating: PG13
Nota: Spoiler 6° libro

Riassunto dell'autore
La lettura di "Harry Potter e il Principe Mezzosangue", mi aveva lasciato innumerevoli interrogativi, soprattutto sul mio personaggio preferito: il Professor Piton.
Il racconto è la mia personale risposta a questi quesiti, nonchè la mia orgogliosa difesa di Severus Piton.

Contenuto della storia
Il 6° libro di HP ha lasciato il mio personaggio preferito veramente nei guai e questa storia racconta ciò che è accade tra Piton e Draco poco dopo l’uccisione di Silente, partendo dai ricordi di Piton in relazione alla discussione nella Foresta avuta proprio con Silente. Un “missing moment” del 6° libro, spiegato qui nei particolari di un lungo e doloroso dialogo.
Poi un altro lungo dialogo, altrettanto doloroso, Tra Piton e Draco, a portare ancora una volta a galla strazianti ricordi ed a spiegare il vero motivo di un terribile assassinio.
Ma. Questa volta, le parole di Piton aprono alla speranza.

Recensione
Bellissima storia, scritta con la testa e con il cuore, che ho trovato completamente condivisibile in ogni suo messaggio logico-razionale ed in ogni sua descrizione degli eventi e delle emozioni.
L’autrice è molto brava nelle descrizioni, sa creare immagini vivide ed accurate nei lettori, cosa di solito piuttosto tralasciata dagli scrittori di fanfictions. La descrizione dei brandelli di tappezzeria strappata, come mani in agonia che si protendono, ancora tenacemente aggrappati alle pareti, è assolutamente favolosa ed introduce magistralmente l’angoscia profonda del personaggio.
La storia può inizialmente apparire un po’ troppo “razionale”, soprattutto nel primo capitolo, quasi soffocata da tutti quei lunghi discorsi, seri, giusti e condivisibili. Ma è un effetto voluto, che regala poi poesia ed impatto emozionale alla storia nel crescendo emotivo dell’ultima parte del primo capitolo, che aiuta il lettore ad identificarsi con il personaggio, cosa più difficile nella prima parte, dove le emozioni sono fin troppo mediate dalla fredda logica razionale e dalle parole dei lunghi (e peraltro bellissimi) dialoghi.
Ma l’autrice sa esprimere in modo perfetto e potente le emozioni e lo dimostra in diversi punti, a partire da quella tappezzeria in agonia, alla gelida mano che stringe il cuore di Severus nella morsa di un Incantesimo senza Perdono, cosicché la lirica delle sue parole esalta il dolore di Severus che fluisce nel lettore, integro e potente, a sommergere le sue emozioni. Molto bello anche il punto in cui la parola “assassinarvi” (non mi piace che dia del Voi a Silente – questione di gusto personale, per altro) gli scivola fuori dalla gola in un sibilo strozzato, simile al richiamo di un grosso serpente, perfetta immagine evocativa che lega l’assassinio alla personificazione del male di religiosa memoria ma, anche, preciso riferimento alla saga di Harry Potter con i Serpeverde prevalentemente attori del Male.
Quegli “occhi ardenti come ghiaccio in fiamme” che brillano nel “volto ancora più pallido dell’usuale”, poi, non potevano certo passare inosservati ai “miei” occhi.
Si arriva quindi alla fine del primo capitolo con “un amico”: bella stoccata che porta il fuoco sulle gote di Severus in netto contrasto con la sua solita “corazza di gelo”. Qui parte il crescendo emotivo, che vibra forte anche nelle parole, orgogliose e non più solo pacate, di Silente (ho adorato il coraggioso orgoglio di questo Silente nel punto in cui dice che non vuole essere ucciso da un Mangiamorte qualsiasi!), che porta allo scoperto il cuore di Severus, quello che vorrebbe non avere, ma che, invece, gli brucia caldo nel petto, a forgiare la sua dignità ed il suo onore di uomo.
Il secondo capitolo è deliziosamente introspettivo, senza neppure un dialogo od una misera azione: che meraviglia, il massimo per me, se la storia è ben scritta. E questa, certamente, non solo è ben scritta, ma è scritta con il cuore.
La prima parte è quella che mi è piaciuta di più, che più mi ha commosso: ho adorato Piton che ammette di non essere abbastanza clemente con se stesso per permettersi di dimenticare, che vuole ricordare perché questo è il suo modo di punirsi. Ho amato il suo dolore nell’essere conscio di aver ucciso anche una parte di se stesso uccidendo Silente e che quel assassinio mai si sarebbe cancellato dalla sua anima. Ho compreso a fondo il suo desiderio di affrontare il pericolo ed il nemico piuttosto che se stesso.
Inoltre, ancora una volta, bellissima quella pennellata descrittiva sulla brocca sbeccata ed il suo avido abbeverarsi.
Il secondo pezzo, quello sulla sua infanzia, è scritto in modo delizioso, profondo e intensamente sentito, che certo sa coinvolgere emotivamente ogni lettore, che abbia o meno subito sulla propria pelle quella discriminazione.
La costruzione psicologica del personaggio di Piton, tramite la descrizione della sua tormentata infanzia, è praticamente perfetta e del tutto rispettosa del canone appena abbozzato dalla Rowling, e l’autrice la utilizza magistralmente nella terza parte del capitolo, dove il passato fornisce la spiegazione del modo di essere, al presente, di Piton.
Il finale del capitolo, quelle ultime poche righe, sono meravigliose e struggenti, e rendono splendidamente l’animo di Severus.
Tutto il secondo capitolo risulta più emozionalmente intenso e meno razionalmente lucido del primo. Più intimamente sofferto, forse, e quella frase sulla propria capacità di autostima, così faticosamente raggiunta ora, mentre un tempo la ricerca della stima altrui era così importante al punto da essere disposto ad umiliarsi, si aggancia perfettamente al finale del primo capitolo, nuovamente a sottolineare una delle cose che principalmente Piton riconosce a Silente: che non lo aveva mai umiliato, neppure quando era un ragazzino, e non gli aveva mai negato ciò che per lui era la cosa più importante. La dignità.
Si arriva infine al terzo capitolo, degno finale di questa intensa e sentita storia, il cui inizio si affaccia direttamente sull’anima di Severus Piton.
“la piccola chiazza di luce che filtrava dalla finestra si andava allargando, come se volesse, pezzo per pezzo, divorare l’oscurità che la circondava e sostituirsi ad essa. Severus pensò che, da due notti a quella parte, nella sua anima stava accadendo l’esatto contrario. “
Un’anima troppo tormentata per permettergli di controllarsi ancora, così quello schiaffo secco sfugge alle sue mani ed alla sua volontà, cavalcando le ali furiose del suo dolore. Solo un istante, poi il rigido controllo dei suoi sentimenti ripiomba su di lui. Ma non sulle sue parole; per la prima volta Severus Piton parla e racconta la sua dolorosa verità. Una verità dalle mille sfaccettature: quella della maturità (Se vuoi saperlo non è stata nemmeno la prima volta in cui ho ucciso qualcuno, ma non sono sicuramente più uomo per questo), quella dell’orgoglio (Io non ho padroni – gli replicò deciso Piton – nessun padrone! Appartengo unicamente a me stesso), dell’amara disillusione (Che sciocchi ragazzi innamorati di una chimera eravamo, io e Lucius), del dovere (Ma ho obbedito ad un ordine è vero. Un ordine terribile, il primo a cui, da molto tempo, abbia sentito il desiderio irrefrenabile di ribellarmi. Non è stato Voldemort a darmelo, però. E’ stato Silente. Per questo l’ho ucciso”.
“Per ribellarvi al suo comando?” – chiese Malfoy ancor più confuso.
Severus scosse lentamente il capo continuando a tenere gli occhi puntati su quelli del ragazzo. Infine rispose – “Per eseguirlo”.), del rispetto (“Silente non si è certo suicidato. Si è sacrificato, invece. Ha dato anche la vita per tutto ciò in cui aveva sempre creduto” – aggiunse con voce che tradiva emozione e stanchezza.”) dell’affetto (Severus Piton quella notte sarebbe morto senza rimpianti. Per la prima volta in così tanti anni, nessun rimpianto, solo la gioia di poter scambiare la sua dolorosa, vuota vita con quella di Silente. E, finalmente il suo debito verso il vecchio sarebbe stato interamente ripagato. ) e dello straziante rimorso (Come era riuscito a farlo? Come aveva potuto farlo? Quanto si era odiato in quel momento. Avrebbe mai smesso di odiare se stesso per aver obbedito?)
Poi segue il dramma di Draco, un ragazzo che deve giocare con le dure regole degli adulti e che ancora fatica a comprendere il sovvertimento dei suoi principi e non riesce a capacitarsi di chi, veramente, sia Severus Piton (Quale coraggio estremo o inenarrabile inferno passato facevano sì che il mago fosse indifferente al pensiero di un così grande pericolo?). Fino a quella scena bellissima ed intensa, quel confronto fra le loro braccia: “il simbolo di un’assenza”, l’assenza della colpa ed il simbolo della speranza. Un ragazzo che a tappe forzate è costretto a diventare uomo, ma che teme di non avere alcuna scelta. E la risposta di Piton è meravigliosamente umana.
Nel crescendo finale delle sue frementi parole, si può leggere tutta la sua tormentata sofferenza, la sua coraggiosa dignità e la speranza che nasce, sottile, dalla salvezza di un’anima, ancora pura e incontaminata, che il sacrificio di Silente ha affidato al suo cuore.

Ida

[Modificato da Ida59 03/07/2006 12.03]

Nykyo
00venerdì 17 marzo 2006 14:12
Grazie, Ida.

Sono davvero onorata e contenta della tua segnalazione e recensione.

Sono felice che riguardi questo racconto, perchè motivi personali e non me lo fanno amare molto.

E' la mia difesa del personaggio che più amo, è la mia prima fanfiction che mi ha ridato la voglia di scrivere... è tante cose che non sto qui a dire.

Quindi sono particolarmente felice e ti sono grata di tutto cuore (peccato manchi un a faccina sbaciucchiosa).

Speriamo che non piaccia così tanto solo a te [SM=g27777] (che vanitosa che sono. Ehehe).

Nykyo
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