[Libri] [Harry Potter] Storia di una madre di Miki_TR

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.dancer.
00mercoledì 7 settembre 2005 15:16
Titolo: Storia di una madre
Autore: Miki_TR
Genere: Dark, Drammatico, Triste, Introspettivo
Rating: R
Personaggi:Sorpresa
Note: One-shot, OOC

Commento autrice: Un piccolo esperimento. Entriamo nella mente di uno dei personaggi in assoluto più negativi di tutta la storia, e vediamo cosa ci troviamo... Potremmo restare sorpresi.

Un piccolo esperimento di certo ben riuscito.
Trovare dell'umanità nel peggio del peggio può risultare difficile, se non assurdo, forse. Questa one shot testimonia il contrario. Scritta splendidamente, risalta persino l'incastro ottimo delle diverse parole usate nello scrivere di un dolore e di una perdita che lasciano emozioni forti, il tutto raccontato con un'amarezza, che non lascia spazio ad altro se non alla costernazione.
E' una storia carica di originalità, offre piccole vedute alle quali io personalmente non avrei mai prestato attenzione, lasciando sorpresa e sconcerto. Una storia che vale la pena di essere letta, certamente. Certi passaggi portano quasi alla commozione, elemento che trovo molto raro in uno scritto, ormai.

[Modificato da .dancer. 03/07/2006 22.11]

Ida59
00martedì 13 settembre 2005 22:38
Questa storia è veramente bellissima ed intensa oltre ogni limite. Ti avvolge e ti stravolge, ti coinvolge oltre ogni tua volontà di resistenza. Così, dopo solo poche righe, io ero in quella donna di cui conoscevo solo la pazzia della voce stridula ed odiosa di quel quadro. Un personaggio dall’odio inutile... pensavo io, ma che avevo solo un’immensa e straziante incapacità d’amare, mi hai spiegato tu!
Non so cosa ti abbia portato a scrivere una storia di tale intensità emotiva, se vi è qualcosa di autobiografico e tu hai attinto da lì per dare così tanta forza alle tue parole, non so se tu possa sentirti la madre, od il figlio così tanto angosciosamente amato, od il figlio ignorato.
Ma chiunque tu sia (non so neppure quanti anni hai), questa rimane una delle storie più belle ed intense che io abbia mai letto e mi inchino davanti alla tua capacità di mostrare con tale profondità l’anima di... un quadro.
Riguardo alle parole, ed alle immagini che sanno evocare, ti spetta ancora un grande complimento, perché una grande sinfonia di fondo, cupa e struggente, amara e disperata, ineluttabile e travolgente insieme, accompagna passo passo le pennellate decise e sottili, precise eppure delicate, che dipingono un quadro a tinte forti, dove ogni particolare è al suo posto, assolutamente perfetto, ad esaltare un insieme che permette di guardare ben oltre la pura esteriorità, ma di entrare in profondità nella scena, immergendosi in emozioni descritte in modo sublime.
Un approfondimento psicologico notevole conduce, in modo magistrale, ogni particolare tratto dai libri ad incastonarsi come una gemma preziosa nell’insieme della tua storia e ne esce fuori un diadema invidiabile che risplende dell’intensità delle emozioni che descrivi e che sai evocare così bene.

Passiamo ora ad un commento più analitico.

Caspita, che impatto, che fredda e dura ironia nella descrizione del colloquio con l’uomo delle Pompe Funebri. Poi quel funerale che si confonde con i ricordi del matrimonio e l’abito da sposa “unica macchia di candore a sporcare il nero di un’intera esistenza”, la morte già sulle labbra del marito, mentre anche i fiori sembrano gli stessi, ma con un profumo “putrido e invecchiato come me e le mie speranze.”
Certo che se volevi provocare tristezza e sconforto, ci sei perfettamente riuscita, con quelle poche ed incisive parole che descrivono con rassegnata durezza un matrimonio con un uomo che “aveva un cuore nero e mi regalava diamanti senza guardarmi negli occhi”. Poi quel colpo da maestro, una frase sublime, dall’enorme impatto emotivo, detta da una moglie e riferita all’uomo a cui è stata fedelmente a fianco per tutta la vita: “Non ricordo il colore dei suoi occhi.” :veramente terribile. Ed in quel talamo nuziale, questa donna senza nome, questa madre, ha perso l’innocenza e la speranza... e la possibilità di amare.
Poi il rapporto col figlio, l’unico che ha amato e dal quale è stata amata... eppure lo ha perso, e neppure ne cerca il perdono.
Una donna strana, molto particolare, dai forti sentimenti e dalle emozioni esacerbate, dove odio ed amore sono i due estremi dello stesso battito del cuore, sono la stessa cosa pur essendo l’uno la negazione dell’altro, eppure ognuno all’altro è complemento e non può esistere senza il suo contrario.
Un rapporto mamma-figlio vissuto in modo così intenso ed esclusivo da prendere il posto di quello uomo –donna (complice evidente l’anima ghiacciata del marito), cosicché il figlio diventa amante e la nuova gravidanza è solo abietto tradimento che, agli occhi di una donna mai amata ed alla quale l’odio è stato instillato ad ogni respiro, non può far altro che uccidere quell’amore istintivo ed ossessivo che solo la natura può far cresce nel grembo di una madre, anche contro la sua volontà.
Ed anche l’odio per l’altro figlio, altro non è che paura di amare per paura di perdere... tutto. E se la prima volta ha amato disperatamente, contro se stessa, per poi solo odiare quell’amore viscerale, la seconda volta la paura ha ucciso l’amore e non ha lasciamo nascere neppure l’odio.
La storia di una madre che ripete, nell’educazione dei figli, gli stessi errori perpetrati contro di lei è, purtroppo, solo una cruda verità e la catena di dolore sembra continuare all’infinito.
Poi la distruzione del figlio più giovane, disposto a tutto per un briciolo d’amore, o forse si sarebbe accontentato anche del solo odio. Ma, almeno, sarebbe stato meglio di niente.
La morte del marito quasi porta una boccata d’aria, ma è solo vuoto al posto dell’odio.
Poi quel richiamo al Botticelli ed ho visto l’immagine di Sirius, splendidamente descritto, stagliarsi fulgida nella mia mente in quella scena struggente, dove odio ed amore raggiungono la vetta, dove le parole trasformano in odio l’amore disperato di un’anima condannata irrimediabilmente al dolore. E lì ho cominciato a tirar su con il naso: ma lo sai, lo sai cosa vuol dire questo??? Per una come me che non può assolutamente soffrire Sirius???
E più lei continuava a chiamarlo “il mio bambino bellissimo”, anche ora che è ad Azkaban, solo quanto lei, dilaniato nell’anima proprio come lei, quanto più le lacrime facevano a pugni per uscire.
Sai, è proprio vero, come madre continui a vedere tuo figlio come un bambino anche quando è ormai diventato un uomo, vedi sempre i suoi occhi come quando, enormi e spalancati, succhiava il latte dal tuo seno e ti graffiava con le unghiette. E dipendeva da te, ed era tutto tuo, solo tuo, faceva ancora parte di te, come quando lo accarezzavi dentro la tua pancia...
Poi ancora un pensiero per Regulus, figlio negletto: “Il piccolo scelse la via dell’odio nella ricerca dell’amore, e fu redento per amore e per amore morì”. Un’altra inestimabile gemma del diadema della tua storia, dove amore ed odio sono inestricabilmente intrecciati tra loro come lo è la vita con la morte.
Poi quei funerali, la morte ancora a scandire i tempi della vita, e Lui sempre presente... ma non lo sarà al suo funerale. E lei lo sa. Ancora un’immagine perfetta, ancora vedo Sirius e fatico a trattenere le lacrime. “Il mio bambino piangeva in silenzio, il volto impassibile e le sue lacrime, come perle, che segnavano le rughe precoci di chi a vent’anni conosceva la morte.”
Poi quel lungo paragrafo a descrivere un breve abbraccio, un fugace sorriso ed il calore dell’amore. E le sue parole “Non posso tornare indietro, Madre.” che sanno di struggente rimpianto e di amore. Un amore nato con lui. Ecco, qui è uscita la prima ed ostinata lacrima.
“e esiste ancora quel sorriso che io ho potuto solo immaginare.”
Affondi il coltello vero, Miki? Ora che la strada è aperta chi le ferma più quelle maledette!
“Nessuno capirà, ma se mai un giorno lui sarà libero e si troverà lì, forse saprà”.

Ma lei, lei... l’avrà mai saputo di quelle due sillabe consegnate alle stelle?

Ecco, se ora state piangendo anche voi... prendetevela con Miki!

Brava bravissima, una storia meravigliosa, quanto più toccante quanto più costruita su un personaggio che sembra solo l’essenza dell’odio. Fino a quando occhi particolari non hanno saputo guardare più a fondo. I tuoi occhi, Miki.

Grazie.

Ida
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