[Bosco delle driadi] Acqua

Lucrezia Shirokokoro Ciccolella
00martedì 7 giugno 2016 19:14
Achesta - Draugceleb
RIASSUNTO

Arriva un pacco in magione, una pacco chiaramente per nessuno che lì vi abita e l'elfo, venutolo a sapere si reca al bosco per darlo alla legittima proprietaria. Mentre aspetta, comincia a darsi una ripulita a cercare il contatto con la madre che gli manca tremendamente così come tremendamente gli mancano i suoi pari. Achesta arriva e nel parlottare c'è una piccola vendetta dell'elfo per l'imbarazzo provato e un gioco di entrambi per lasciarsi con la consegna del pacco e un affetto rinnovato della druida ma ancora da definire per l'elfo.

COMMENTO

Che dire? Breve perchè il giorno dopo era una giornataccia ma intensa, vedremo davvero se Achesta conquisterà l'elfo e se lui davvero riuscirà ad aprirsi nei suoi confronti come donna da amare o come amica, certo è che c'è bisogno di tempo, è fondamentale per la cosa. Alla prossima dunque e come sempre grazie. [SM=g27836]

REGISTRAZIONE

DRAUGCELEB [pressi cascata] Quando le cose accadono all'ultimo minuto lasciano sempre un amaro in bocca per cose che magari si volevano fare o che adesso non sono più possibili ma se da un lato è accaduto questo, dall'altro l'elfo è da giorni che non rientra in magione ben sapendo che ciò verrà riferito al supremo e agli altri cavalieri e ben sapendo che sembrerà sospetto ma ha bisogno di tregua. Se adesso è lì alla cascata è per una coincidenza di eventi che si sono verificati nelle ultime ore, all'approdo Tarkien lo ha informato che è arrivato un pacco strano alla magione, un pacco del tutto inusuale se non fosse che probabilmente chi l'ha consegnato ha sbagliato indirizzo. Si è recato lì, ma non è entrato ed è rimasto sorpreso nel vederlo e nel vedere il nome di chi è il proprietario, dovendo combattere con le occhiate curiose e le domande altrettanto sibilline degli armigeri di turno. Subito ha diretto i passi leggeri verso la cascata ad aspettare, lasciando una missiva nella mattina ma nessuno ancora si era mosso per venirgli incontro. Forse i druidi erano ancora al tempio o forse no, ma l'elfo ha bisogno del contatto con la natura e di un bagno per ristabilire e stemperare la mole di caratteristiche che lo renderebbero un temibile signore dei primi, imponente nella statura, elegante nei movimenti e incoronato da fiori e foglie nella lunga capigliatura d'argento. Dal momento che non c'è nessuno pensa proprio di fare ciò di cui ha bisogno ed è per questo che sistema la tunica bianca con fili d'argento ai piedi della quercia e con essa il pacco, la lunga elfica e gli stivali lasciandosi indosso solo i calzoni bianchi aderenti alle cosce per precauzione. Piano i piedi si intrufolano nell'acqua fino a che solo il torso nudo e tornito dalla muscolatura è visibile, ma poi anche quello verrà coperto dall'acqua fino a che comincerà a nuotare per ripulirsi e trovare il contatto freddo e fresco con la madre. Trattiene il respiro per poi tornare in superficie sbuffando l'acqua di troppo sul viso e portandosi a riva fino a toccare il suolo, ma mantenendo quel contatto che sente proprio e vivo. Si passa l'acqua sul torace conscio di tutto e nulla, immerso dalla vita in giù, tranquillo perchè pensa che ormai non verrà più nessuno.

ACHESTA [Pressi Cascata] La notte è ormai un velo di cristallo e gentile si posa su ogni cosa, ogni forma di vita, di respiro di Avalon stessa. Lei esce dalla caverna e subito dopo dalla cascata, mentre segue la notte stessa e quel fiammeggiare di stelle che vede, che vede oltre la roccia umida. L'aquila minore sbuca con un volo a piroetta nell'aria, emettendo un alto urlo verso la libertà e al Segreto che anch'esso detiene. Come tutti i Druidi. I piedi di Achesta sono scalzi, vestita di un pesante abito di lana nera, sfilacciato sui bordi delle maniche ampie e del bordo. Il suo corpo esile si svuota li dentro, ma malgrado tutto le dona una grazia quasi senza pari. Ha gli occhi puntati alla quercia, proprio dove nel meriggio aveva staccato la lettera di Draug. Ha sorriso di gusto nel leggere quelle poche verba, poche ma tanto significative per l'elfo e per lei, certamente. I capelli sono sciolti, più lunghi dal giorno in cui è giunta fin qui, ma quello che spicca di Achesta è la forza, dentro una tempra forgiata dalla Madre stessa. E' ella stessa il Tempio, ella stessa la preghiera. Ella stessa, infine, la devozione. Il rumore dell'acqua si fa musica al di fuori, scavalca poche rocce e passa oltre, posando il piede destro nudo sulla terra- ferma del bosco incantato. L'occhio di Lloer si muove di istinto in una zona che ormai conosce molto bene. Non le sfugge una macchia di movimento sgomentare l'acqua del laghetto. Si ferma, dunque. Decide di appoggiarsi con la schiena al primo albero oltre la cascata, lasciando alla sua vista l'imago di Draug. Poi però decide di fare la stessa cosa; Immergersi nell'acqua. Ma non si toglierà quella tunica pesante e consunta, più che altro quel vestiario fa capire come una figlia della Madre abbia poco lusso, ma tanta ricchezza nei piedi, negli occhi e nelle mani. Si immerge vestita, ridiscendendo un sentiero di polvere chiara che le dona istantaneamente il contatto con l'acqua. Non dovrebbe essere difficile intravederla, una luce negli occhi su di un corpo coperto dall'oscurità. Non favella ma immerge il piede destro, poi il sinistro. Fino a quando la veste che la cinge non andrà a bagnarsi, pesantemente cadendo giù nell'acqua. In quell'abisso profondo.

DRAUGCELEB [pressi cascata] Rumori di passi che si avvicinano assieme a quelli di acqua smossa mentre vede arrivare Achesta che si immerge nel laghetto con quella veste scura, gira il volto verso di lei quasi interdetto per quello che è accaduto in magione visto che gli armigeri ormai hanno cominciato a conoscere alcune delle persone che frequenta ed era dal periodo delle ali che non si divertivano in quel modo sguaiato come avevano fatto e per cui li ha riportati all'ordine immediatamente. L'acqua gocciola dal naso fino dell'areldar in piccole gocce mentre con passi decisi le gambe si fanno strada verso l'altra incontrandosi forse a metà strada se gli venisse incontro. [Fortuna che vi fosse il biglietto altrimenti lo avrei visto.] E' un falso commento sardonico per tutto l'imbarazzo che ha dovuto tenere a freno con la propria glacialità, non avvezzo a questo genere di cose. Incrocia le braccia all'altezza del petto, sa come vendicarsi, dopotutto si è messa nei guai lei stessa quindi non ha remore al riguardo, mentre poi indicherà dove si trova il pacco ai piedi della quercia poco lontano da loro. Adesso che la mente scava, lì aveva incontrato la fata, poi più nessuno e non si era più immerso da allora. L'acqua accarezza docilmente la sua pelle, è una profonda connessione quella che ha e sente ogni cellula del corpo fremere al contatto.

ACHESTA [Pressi Cascata] Si immerge e l'acqua le arriva alla vita, l'acqua come Elemento di trasparenza e l'acqua come forza irrefrenabile che consuma. Sorride, anzi ridacchia leggera, mentre tiene le braccia piegate e i palmi a filo dell'acqua stessa. [Mi dispiace per l'incombenza] mantiene quel dolce e vivo sorriso sulle labbra [Ma non sapevo proprio dove farlo recapitare, io non posso svelare l'ingresso della Fortezza e non posso nemmeno svelare alcun luogo di culto o di raduno dei Druidi di Avalon.] Si morde il labbro, perché ha capito che stupidi maschi se ne sarebbero approfittati molto probabilmente. Avanza di un passo nell'acqua, ma sono lontani più di un metro. [E' un bell'abito, forse, forse avrò l'onore di indossarlo. ] dice con soavità. Poi prende un respiro ed immerge tutto il suo corpo nell'acqua. Fino ad abbassarsi completamente, incurvando sott'acqua la schiena, bagnando il capo e i capelli, riemergendo dopo, espirando via l'aria e con le mani va a togliersi delle gocce pressanti sul volto, fino a tirare indietro tutti i capelli. Mostra ad un piccolo spicchio di luna il suo volto giovane. [Sono andata nella Natura e torno al tempio e torno a casa] indicando con il mento la fortezza. Ciò atto a fargli intendere che va e viene, come la guardiana di quell'equilibrio che pare esistere ed in pace in questo periodo.

DRAUGCELEB [pressi cascata] La conversazione con Lisirya aveva avuto il suo effetto, in parte e si può dire che a modo suo si stia aprendo in questo momento per cercare di comprendere dove quei sentimenti di vicinanza vogliano andare, verso quale luogo vogliano muoversi e se possano in alcun modo fargli del male, nonostante tutto ci sono moltissime cose a cui pensare e da risolvere e spera di essere all'altezza delle aspettative di chi da lui si aspetta molto, niente che sia lontano dalle sue effettive capacità, ma sarà la pigrizia, sarà la mancata voglia però, ciò che deve fare si rivela difficile per di più in un arco di tempo davvero ristretto. Non commenta, rimane muto anche se dovrebbe parlare, dire qualcosa, ma la vendetta sembra andare via come in un sogno fugace o forse no è ancora tutto da vedere. [Casa, già...]Un commento su quello che lui non ha più e che non ha mai avuto infondo se non quando era piccolo, un secolo prima che tutto ciò che c'è oggi sia vivo e continui a farlo. [Credo il ballo sia vicino, i contendenti rimasti si sfideranno a breve, anche chi ha vinto me.] Un pensiero corre alla sera dell'incontro e passa la mano destra lì dove ci sarebbe dovuta essere una cicatrice ma è solo il volto ad esserne solcato, la pelle degli elfi rimargina meglio di quanto non faccia quella umana in ogni caso. [E'...sereno qui.] Allude all'acqua e alla sua calma, mentre toglie una foglia dai capelli, ultimo ricordo di quella corona che la madre stessa aveva creato tra i suoi capelli.

ACHESTA [Pressi Cascata] Non spingerà l'elfo in gesti, o in parole che non senta. Non farà nulla Achesta per sfiorarlo, o per chiedergli un nuovo abbraccio. Se questo viene spontaneo, vale come mille eserciti che aprono una breccia di un fortino, se non giunge, vuol dire che il campo è sterile e non ha trovato dove attecchire. Forse questa è l'ultima notte che lo guarda con quei due occhi persi, forse questa tra loro è una parentesi, come le parole mal celate, ma che vanno di solito ad incidere sul molto di più. Si stacca dagli occhi di lui, ma annuisce sul finale. [Molto, ho fatto alcune nuotate in questo laghetto, anche se è sempre piacevole] Non lo chiama per nome, perché in una parte recondita di Lloer sa, o si convince che forse deve dirgli addio. Lo farà ma a modo suo. Non vorrebbe, ma non può chiedere a Draug di divenire ciò in cui non potrò trasformarsi. Sono i suoi pensieri. Le sue concrete certezze che da donna si formano nel suo cuore dapprima. Si allunga e con i piedi sott'acqua si da la spinta, nuota un poco. aprendo le braccia all'esterno ma facendole restare sotto il filo, anche con le gambe si vedrebbe lo spostamento sotto quella veste che è una macchia in quell'incanto e le fa fatica nuotare così. [Uff!] si stanca, il volto si immerge un poco e poi riemerge, girandosi verso di lui. [Già, spero di venire, di partecipare anche io, magari conosco molti avalonesi, magari rivedo Edave, mi farebbe piacere.] sorride, leggermente rossa sulle gote e continua quel cerchio come un pesciolino piccolo in uno stagno che la tiene tutta per sè.

DRAUGCELEB [pressi cascata] La segue con lo sguardo, uomini, sono strani, non aspettano il tempo e si stancano subito ed è una cosa che vede nei suoi gesti, in quella sua nuotata intorno e vede il rossore ma lo attribuirebbe allo sforzo. [Si, probabilmente verrà anche lei.] Pensa alla questione governatore, pensa a chi si è legata Edave, ma non ne ha fatto parola con nessuno per il momento, perchè chi ama o chi desidera sono cose che a lei spettano almeno fino a quando non ci sono problemi ma non sarebbe tanto vile da usare quella nozione per alcuno scopo. La segue mentre gira anche con il corpo e le si avvicina di poco ma lo fa qual tanto da essere abbastanza vicino da gettarle dell'acqua in pieno viso disturbando la sua nuotata tranquilla per sorriderle in modo affilato, distanziandosi per portarsi fuori dal tiro di qualsiasi contro mossa di Achesta. [Questo, per l'imbarazzo dell'abito.] Sorride sornione, sicuro quantomeno di averla presa alla sprovvista con il suo gesto ma davvero è una piccola punizione per tutto quello che si era dovuto sorbire. La guarda curioso di sapere cosa farà adesso per contro ribattere al suo gesto forse puerile invero ma al momento è l'unica cosa che gli viene in mente. Il contatto con la madre lo rende leggero e così anche il cuore.

ACHESTA [Pressi Cascata] Stende le braccia, le apre, respira, mentre il livello dell'acqua un po' la stanca e la sfida nello stesso istante. Però è caparbia e decide di nuotare muovendo le gambe dietro tenute quasi ad angolo per la spinta che si da, per creare un tondo, un cerchio intorno ad egli. Respira e muove le braccia e le gambe insieme, sempre cercando una traiettoria che rimanga pulita. Non appena scorga la testa verso Draug, l'acqua le arriva come una specie di onda fredda sulla faccia. [ Maaa!] beve dell'acqua di lago e si rimette in piedi di scatto, portando il viso ad abbassarsi, tenendolo con le mani per il fastidio dell'acqua che le è entrata negli occhi. Anche lei reagisce, così con il palmo aperto va a spingere quanto può una dose di massa d'acqua verso Draug. Più forte, fino a quando entrambe le mani creino una specie di tumulto e scossa del laghetto. Ride e salta, mentre la manica pesante le cade dalla spalla destra e per un attimo il suo seno viene scoperto, ma non se ne accorge repentinamente, solo dopo accortasi, andrà a tirare su il lembo riportandolo sulla spalla ma facendo con naturalezza, come se nulla di male fosse accaduto. Come se i corpi nudi non la sconvolgessero, anche perché nei druidi il contatto è molto importante. [Non farlo più, DRAUG!] ride beata e l'acqua si placa intorno ad ella, come ella stessa che riprende respiro. Poi lo guarda, per un attimo dolce. E per quell'attimo sorride solo a lui.

DRAUGCELEB [pressi cascata] Mentre è impegnata in quel suo contrattacco l'elfo si porta sul suo fianco destro avvicinandosi e dopo essersi preso dell'acqua addosso si avvicina alla ragazza per vedere se sta bene, anche se un po' imbarazzato per quell'attimo in cui la veste dell'altra si è scostata. Ma nulla nel suo viso cambia più di tanto cercando di rimanere sempre divertito e di lasciare andare ciò che è successo, cosa che Achesta invece fa con molta naturalezza. (vol +1) Sorride a se stesso e a lei, contento di ciò che è riuscito a fare con se stesso e di essersi regalato questo piccolo momento di felicità. Accertatosi che sta bene e che non ha troppi problemi parlerà. [Va bene. Vieni, usciamo o ti prenderai un malanno.] Le tende la mano per aiutarla ad uscire e trovare un qualcosa con cui scaldarla, è pur vero che l'isola non è la terra ferma, ma lui non può ammalarsi lei invece si. Quindi la condurrà con se verso la riva con passi precisi così che non cada, ma lo sguardo che le rivolge è davvero caloroso rispetto ad altre volte. Una volta a riva prenderà la propria tunica e le farà cenno di andarsi a cambiare e di indossare quella che è asciutta, vista l'altezza dell'elfo le calzerà a pennello. [Prendi, cambiati pure.] Poi la lascerà a cambiarsi se vorrà, togliendo l'acqua in eccesso dal corpo con le mani per quello che è possibile.

ACHESTA [Pressi Cascata] Meglio uscire dal laghetto, meglio altrimenti continuerebbe a giocare con l'acqua per un altro pò. [Sto bene, mi è finita solo un po' di acqua negli occhi] dice senza pensieri, ma non è successo nulla. Si accompagna a Draug e vola via da quello specchio che grazie alla Madre è sempre splendente e puro. Avanza con attenzione e risale il bordo del laghetto con agilità. Si prende il calore dell'areldar e volge il viso per un quarto verso il suo. E' lieta di essere uscita al richiamo della notte, Lloer, almeno lo ha visto e per un po' sarà in pace con la corda del suo cuore. [Grazie] prende la tunica e va a cambiarsi dietro il tronco della quercia che è poi quello ai cui piedi ha già suggellato una parte di promessa verso la sua famiglia, l'altra arriverà. Si spoglia, si sfila via dalla testa quell'abito fradicio e lo lancia oltre di poco. Si infila la tunica asciutta e guarda quella stoffa sulla sua pelle. L'aquila minore ricalca il cielo. Emette un nuovo suono e pare proprio richiamare Achesta. Lei solleva il viso al cielo e ne vede quell'arco mirabolante di capacità da predatore della notte. [Draug, mi tocca rientrare] dice con un filo di rammarico. Fa un passo e un altro la portano verso un sentiero liscio. Lo guarda per quello che può imprimere. [Se vedrai un raggio di luna, nella notte del ballo, prendilo] sorride e aspetta ciò che avrebbe voglia di risponderle di rimando, per poi lasciarsi, salutarsi sapendo che si rivedranno. E andrà via, oltre il buio, poi nell'antro della caverna ridiscenderà. Draug potrà seguire anche l'aquila che pare scendere in picchiata proprio dove Lloer sembra sparire. [Exit]

DRAUGCELEB [pressi cascata] Aspetta lì, di spalle per non turbare la quiete di lei mentre si cambia, dovrà parlare con Tarkien perchè gli porti un ricambio visto che questo ormai ha preso una strada totalmente inaspettata, ma non si cruccia più di tanto. Esce dal suo riparo annunciandogli che deve rientrare, cosa che vale anche per lui in un certo senso. [Tieni questo è tuo.] Le porge il pacco del vestito, integro perchè davvero non lo ha visto nè ha cercato di aprire la confezione in alcun modo. Mentre ascolta le parole dell'altra si ferma in vita la cintura di cuoio, che adesso si trova a fare i conti con la pelle dell'addome dell'elfo, non indossa gli stivali, non ne ha bisogno ma se li porterà con se. La guarda mentre comincia ad incamminarsi e le fa un semplice cenno di assenso con gli occhi, chiedere altro vorrebbe dire troppo, fin lì ancora non arriva è già stato troppo quello che è accaduto per poco questa sera. Poi si incamminerà con il vento alle spalle e la foresta di fronte verso un punto non precisato a pensare perchè ne ha bisogno specie dopo questa breve ma intensa notte.




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